Capitolo 4

2.1K 122 13
                                    

Le diede una breve tregua da quel momento imbarazzante quando uscì per controllare le pecore. Era via da così tanto tempo che iniziava a preoccuparsi. Stava giusto pensando a fare un’altra probabilmente disastrosa passeggiata nella neve quando rientrò, sbattendosi la neve dagli stivali con più foga del necessario.

"Tutto bene?" chiese. Si sentiva un po' (non pensarci) pecorona (Dio, riusciva ad infastidirsi da sola) dopo quel momento, vicino alla porta. Non desiderava altro che tornare al confortevole momento prima che accadesse.

"Bene."

"Stanno abbastanza al caldo?"

"Sono ricoperte di lana, Granger".

"Certo."

"Le ho riportate dentro, però. Non si sa mai. È quello che stavo facendo quando ti ho trovato".

Si tolse il cappotto, drappeggiandolo sul parafuoco accanto al suo. Quando si tolse la camicia non lo fece con l’affettazione di prima, ma in un modo puramente funzionale, che le fece comunque battere il cuore.
Aveva un corpo così forte. Spalle possenti (probabilmente per tutta la legna che tagliava) e mani grandi (tosava le pecore da solo? Aveva gli agnelli? Li prendeva in braccio con quelle mani massicce? Perché era…una visione che avrebbe sicuramente avuto nei suoi sogni ad occhi aperti più belli), ed avambracci che le facevano venire l’assurdo desiderio di affondarci i denti (dava il biberon agli agnelli? Oh Dio).

I muscoli del petto e dello stomaco erano scolpiti e ben definiti; ma non nel modo esagerato che vedeva sulla copertina del Settimanale delle Streghe (li coccolava? Sussurrava incoraggianti sciocchezze a quelle piccole e soffici pecorelle? Erano immagini ridicole, ma non riusciva a togliersele dalla testa).

Erano funzionali; aveva uno scopo. Niente di lui era puramente solo da vedere. Era come se si fosse spogliato delle cose non necessarie (probabilmente li portava in giro, gli agnelli, due sotto ogni braccio e uno infilato sulla spalla in una dimostrazione di forza e sensibilità). Si chiese dove sarebbe lei se facesse lo stesso.

Sulla pelle ancora pallida, le cicatrici sul petto (e quella sul braccio) risaltavano nettamente in confronto. Era così liscio, i muscoli così sodi che venne sopraffatta dallo strano impulso di mordere la rotondità del bicipite o l’avvallamento del suo pettorale. E poi di far scorrere le labbra lungo di esso, e la lingua, e forse sentire anche gli avvallamenti tra le sue costole e quel delizioso muscolo sul fianco.

Lui si schiarì la gola, facendole rendere conto che lo stava davvero guardando mentre si spogliava, come se lo stesse facendo per il suo piacere personale. Cosa che non stava facendo, ma lei ne era comunque affascinata.

Si infilò rapidamente una maglietta semplice e dei pantaloni da jogging che la resero curiosamente nostalgica della flanella. Andavano bene, ma non aveva lo stesso aspetto. Sembrava troppo ordinario, come ogni altro uomo che avesse mai visto in pigiama. Cosa che non era.

"Ti va bene dormire con quella o ne vuoi un'altra?" fece un gesto verso la camicia che indossava.

"No, questa va bene".

Le porse uno spazzolino da denti ancora nella confezione, e le passò il dentifricio una volta preso il suo, spremendolo nel modo più esemplare, dal fondo del tubo. A quel punto, non c’era niente di lui che non la impressionasse, ed era un compito così domestico che quasi rise. Quasi, perché ogni volta che incontrava il suo sguardo lo stomaco le scendeva in picchiata.

Draco Malfoy, anche con un filo di dentifricio intorno alle labbra, avrebbe potuto fermare il battito del suo cuore con un colpo ben assestato di filo interdentale.

E poi, mentre si sciacquava la bocca, vederlo lavarsi il viso quasi le procurò quella che poteva essere descritta solo come un'esplosione incontrollata di eccitazione. Acqua lungo il collo. Gocce frastagliate, dalla barba e la mascella fino ai lati della gola. Tutte cose che avrebbe voluto bagnare con la sua stessa lingua.

The Art of Seduction: Kidnapping And Hypothermia | TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora