La Morte odora di violette.
Tutte le volte che, quando ero bambino, facevo i capricci perché non volevo andare a dormire mia madre mi raccontava delle fiabe e in tutte c'era sempre questa frase.
La Morte odora di violette.
Nell'immaginario comune può sembrare strano, la Morte è sudiciume e cupezza, la Morte è una cosa marcia, la Morte sono i vermi che ti consumano lentamente, si nutrono della tua carne fetida, finché di te non resta che una misera lapide e un nome dimenticato. E nemmeno i radi e miserabili fiori che qualche essere compassionevole, uomo, donna o bambino che sia, lascia sulla bara possono cambiare tale mesto destino.
Eppure adesso so che non è così.
Adesso io so che la Morte veste sfavillanti abiti colorati per nascondere i suoi gracili arti e la sua pelle sordida, gravosa, appare sempre così luminosa e graziosa. Ella è una dolce menzogna. La Morte si intreccia i capelli bianchi con splendidi e fragranti fiori, asfodeli e calle nere. Il suo profumo è intenso, tanto gradevole da nascondere la sua natura nauseante.
La Morte si adorna il sottile collo pallido con rilucenti gioielli ed elaborate ghirlande di gigli rossi, belladonna, calendule e più di ogni altra corolla quegli esecrabili fiorellini viola. La violetta, che nel linguaggio dei fiori è simbolo di modestia, timidezza, e pudore, prevale nel paradosso più assurdo con cui l'umanità abbia mai avuto a che fare.
Anche nei mesi più freddi e grigi La si può osservare splendente incedere tra le genti, gli occhi furbi e attenti scrutano attorno a sé in cerca di una prossima vittima.
Bella e mortale, perché Lei è così. Speranza e distruzione al tempo stesso.
La Morte, non sembra, ma non è mai sola. Un lungo corteo di anime grigie e informi, tristemente vuote, la accompagnano, dimessamente sempre un passo indietro: noi, sue deplorevoli vittime.
Ella è un demone mandatoci dai meandri dell'aldilà per raccogliere al suo seguito quante più anime dannate, il suo unico scopo è trovarci e con la sua seduzione trarci in inganno. Forse in una vita passata anche Lei è stata umana, forse qualcosa di orribile Le accadde, ma nessuno può davvero dirlo.
Nessuno di noi può avere la presunzione di superarLa o apparire migliore di Lei, non ne abbia modo comunque. Solo la Morte può brillare nella sua ingannevole magnificenza e far sembrare a chiunque La contempli l'inferno un paradiso per i cuori infranti, disillusi, stanchi di tutto.
Sono morto. Non ricordo quanto tempo fa, forse mesi, forse anni, è probabile che sia successo solo ieri. Questo non lo posso ricordare. Adesso ho ben poche certezze ma so che nei miei polmoni non c'è più ossigeno, il cuore ha smesso di battere lasciando dentro di me un avvilente e statico silenzio, eppure le gambe continuano a camminare, anche se non voglio, gli occhi vedono da dietro una foschia di cinerea frustrazione... è impossibile che prima di tutto questo il mondo fosse un posto tanto tremendo e ripugnante da odiarlo così come l'ho fatto da vivo!
Nel mio passato da essere vivo mi trascinavo nella tediosa quotidianità, un persistente sentimento d'apatia poco a poco mi stava logorando dentro. I giorni erano sempre uno uguale all'altro, non avevo altro se non me stesso e la mia inseparabile solitudine e mai ho fatto qualcosa per cambiare tale condizione da miserabile. Le mie paranoie mi impedivano di superare la porta di casa, le mie ansie avevano contribuito a costruire quel muro che ormai era diventato inespugnabile.
Ma io volevo essere libero, magari felice.
E un giorno sentii un gradevole profumo di violette, vidi davanti a me una bellissima. Il suo fascino era inspiegabile, Le bastò davvero poco per ammaliarmi.
La Morte odora di violette.
Sentivo che c'era qualcosa di sbagliato, ma per un momento ho voluto dimenticarmi di tutte le raccomandazioni.
La Morte odora di violette.
Che stupido che ero stato! Mi trovavo di fronte a un sublime lupo travestito da innocente agnellino. Ma non potevo farci nulla... Ero accecato da tanto mendace incanto e poi Ella con falsa timidezza mi aveva teso la mano.
«Vieni con me» disse «io sola conosco il vero segreto dell'eterna felicità»
La sua voce! Sembrava dolce come miele sul palato. Ma non appena le mie dita sfiorarono le sue, l'odore di violette divenne troppo nauseante. Nelle mie vene scorrevano paura ed eccitazione.
Una parte di me voleva tirarsi indietro, scappare da quella fatale beatitudine, ma ormai era troppo tardi.
Caddi a terra in preda a convulsioni e solo allora mi resi conto di una cosa: dietro il suo falso sorriso modesto si nascondeva una schiera di anime senza volto e senza consistenza. Anime che avevano incontrato la mia mia stessa sorte.
Si buttarono sul mio corpo, mi immobilizzarono. Inerme, nel mio ultimo momento di coscienza mi chiesi se anche io sarei diventato come loro. Nel mentre la Morte gelida e spoglia di tutti i suoi precedenti ghingheri, il Demone nella sua vera natura, divorò la mia essenza vitale senza che nemmeno me ne accorgessi.
Di me non è rimasto che ombra.
Amorfo e inconsistente ora mi accingo a camminare, seguo la mia Morte senza volontà . Sono parte di questo lugubre corteo, per l'eternità. Non posso far altro che andare avanti.
L'odore di violetta diventa più forte, la Morte ha trovato un'altra vittima.