Gelosie

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N.d.A. Orbene, eccoci qua col nuovo aggiornamento! Preciso che le espressioni in russo sono state lasciate in caratteri latini nel testo, con la trascrizione in caratteri cirillici alla fine del capitolo. Se le traduzioni sono errate, colpa di google traduttore, quindi se conoscete il russo sgridatemi pure e se potete ditemi qual è quella giusta sigh!
Buona lettura!



"Do you find it hard to sit with me tonight?I've walked these miles but I've walked in straight lineYou'll never know what was there to be fineI'm wasting my young years..."
London Grammar - Wasting my young years


Capitolo II - Gelosie

"Stai bene?" le chiese apprensivo.
Flavia si raddrizzò di scatto, frapponendo la giusta distanza di sicurezza tra lei e Stefano: "Sì, sì, sto bene, non ho sentito arrivare la bicicletta...".
"Per fortuna il caso ha voluto che ci fossi io qui" disse lui, compiaciuto, passandosi le dita tra i folti capelli bruni, appena lunghi sulle orecchie e fintamente spettinati. In giacca scura e camicia bianca, Stefano sorrise affascinate, gli occhi ambrati e sornioni circondati da piccole rughette.
Flavia lo squadrò sospettosa: "Il caso?".
Si girò appena a guardare l'insegna del locale dal quale era appena uscita e pensò che Mary aveva ragione: dovevano cambiare bar. Stefano lavorava in un ufficio molto distante da lì e non aveva motivo di passare da quella strada. Sperò che non fosse come immaginava.
L'espressione dell'uomo si fece bonariamente colpevole: "Diciamo che il caso ha voluto che io passassi di qui al momento giusto... no?".
Flavia si ricompose: "E come mai quindi da queste parti?".
L'ultima volta che si erano visti era stato nella piccola camera odorosa di lavanda dell'ostello di San Pietroburgo, il luglio precedente. Lui, baldanzoso, con in mano i documenti della separazione dalla moglie; lei, trasecolata da tutta quella situazione; Youri fuori, nel corridoio, nervoso e contrariato. Ricordò l'espressione esterrefatta mista all'ira di Stefano quando gli aveva detto che il suo arrivo lì era stato inutile, tra loro era finita. Nei due mesi successivi, Stefano aveva tentato alcuni approcci con messaggi e telefonate dal sapore innocuo, cadute nel vuoto dell'indifferenza di Flavia. Lei si era rifugiata nel suo lavoro per non soffrire la perdita consapevole di Youri e l'ultima cosa che avrebbe desiderato era proprio riallacciare un qualche tipo di rapporto col sul ex. Dall'ultimo tentativo, erano passate settimane e Flavia aveva pensato con sollievo che si fosse rassegnato.
"Sapevo che qui avrei potuto incrociarti. Avevo bisogno di vederti".
Decisamente, da domani si cambia location per gli aperitivi pensò Flavia. "Perché?".
Lui si morse un labbro con quel fare accattivante che l'aveva tenuta soggiogata per due anni: "Ti andrebbe di venire a cena con me stasera? O anche domani, se vuoi".
"Stefano, io...".
"In totale amicizia! Vorrei che le cose tra noi diventino quel che non sono mai state, cioè normali".
"Non sono mai state normali per colpa tua e delle tue bugie" aggiunse lei.
"E ora potranno diventarlo! Ricominciamo d'accapo, Flavia, come due persone che iniziano a conoscersi e a frequentarsi e...".
Flavia aveva sollevato una mano a fermare quel fiume di parole: "Stefano, per favore, basta così. Tra noi è finita mesi fa. Inoltre, si è aperto finalmente un nuovo capitolo della mia vita, che non contempla la tua presenza".
Era stata dura, ma era giusto essere risoluta e chiudere definitivamente quella situazione.
Stefano stavolta parve punto sul vivo e si raddrizzò in tutta la sua altezza, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Flavia dovette riconoscere che lui restava l'uomo più affascinante che avesse mai conosciuto; aveva perso completamente la testa per lui, volutamente cieca nell'essersi infilata in una relazione senza uscita con un uomo sposato. Stefano aveva poco più di quarant'anni, era bello, brillante, carismatico, esperto in cosa potesse piacere ad una donna dentro e fuori dal letto. E ora era anche single! Flavia non si capacitava del fatto che lui, nonostante tutto, fosse andato fin lì per lei. Poteva avere tutte le donne che desiderava.
"C'è un altro?" le chiese, i muscoli della mascella che guizzavano nervosi sotto la pelle ruvida della prima barba.
Flavia annuì.
"Ti sei consolata presto...".
"Disse quello che per due anni ha ripetuto che stava per lasciare la moglie perché non l'aveva mai amata..." rispose lei, piccata. Se il suo cercarla ancora poteva essere lusinghiero e scaturirle anche una certa tenerezza, con quelle parole si era giocato ogni tipo di comprensione.
Stefano fece schioccare la lingua, colto in fallo: "Scusa, hai ragione. E' che questa notizia mi provoca non poca rabbia, non volevo essere offensivo... Chi è? Lo conosco?".
Flavia si trattenne dal dire che si trattava del giovanotto biondo che parlava italiano all'ostello di San Pietroburgo, probabilmente non se ne ricordava nemmeno, pertanto decise di non dire nulla.
"No, non lo conosci".
L'aria del tramonto ottobrino si era scurita e i lampioni della strada del quartiere trasteverino cominciarono ad accendersi uno dopo l'altro, illuminando i sampietrini umidi. Dietro di loro, il motore di un'auto che stava parcheggiando, si avvicinò piano per poi spegnersi.
"E' sicuramente un uomo molto fortunato" mormorò Stefano e le prese una mano tra le sue.
Lo sportello dell'auto che si era appena parcheggiata si aprì cigolando.
Stefano aggrottò la fronte, la sua attenzione rivolta dietro le spalle di Flavia. Lo sportello dell'auto si richiuse di botto. L'espressione perplessa di Stefano, lasciò spazio allo stupore. La ragazza poté solo immaginare cosa aveva visto. Anzi, chi aveva appena visto. Stupore anche suo, dato che non doveva trovarsi lì, così tirò via la mano da quelle del suo interlocutore.
L'uomo scosse la testa, con fare stupito: "Non ci posso credere... il ragazzo dell'ostello. Ho capito bene?".
Flavia si voltò e vide Youri che osservava la scena di fronte a lui con fare infastidito. Sarebbe stato complicato spiegargli cosa stava accadendo; fortunatamente lei e Stefano stavano solo parlando.
"Da quando ti piacciono i ragazzini?" incalzò lui.
"Flavia? Cosa sta succedendo?" chiese Youri, avvicinandosi ai due.
Flavia non si era mai trovata in una situazione simile, tra il suo ex uomo e il suo attuale amore, costretta a dare spiegazioni ragionevoli ad entrambi per non combinare casini. Non era una che si faceva prendere dal panico o dall'ansia, ma quella situazione la trovò del tutto surreale. Un uomo bruno e affascinante che guardava con astio un altro uomo, più giovane e biondo, ricambiato, entrambi consapevoli chi erano l'uno e l'altro. E lei, piccola e impietrita, nel mezzo. Non era accaduto nulla di grave, bastava inserire ogni pezzo al suo posto.
"Stefano" cominciò a dire lei, cercando di restare calma "Lui è Youri. Il mio fidanzato".
Negli occhi di Stefano, che non avevano lasciato quelli di Youri, guizzò un certo divertimento: "Fidanzato! Addirittura fidanzato... ".
"Youri" riprese Flavia, seria "Sai chi è Stefano, è passato da qui per salutarmi".
Youri rimase in silenzio, la fronte corrucciata e gli occhi cristallini incupiti a fissare l'uomo difronte a lui.
Ancora incredulo, Stefano spostò la sua attenzione su Flavia: "Per certi versi, forse è meglio così. E' giusto che tu capisca cosa è più adatto a te, a ciò che sei e a ciò che vuoi. Cose che io già conosco di te, ma evidentemente tu no". Squadrò Youri, quasi curioso "Buona serata".
"Perché ti teneva la mano?" chiese Youri, dopo che Stefano si fu allontanato.
Flavia si umettò le labbra; aveva sperato che Youri non avesse notato l'unico dettaglio che era meglio non vedesse. Per lei era stato un gesto del tutto indifferente, ma che da fuori poteva essere interpretato nel modo sbagliato. Decise che la sincerità poteva e doveva essere l'unica soluzione.
"E' venuto fin qui a cercarmi. Voleva parlarmi e invitarmi a cena, per provare a ricominciare".
Youri parve ancora più infastidito di quando si era ritrovato Stefano davanti: "E tu?".
Lei lo guardò e sorrise: "Gli ho detto che ora sono impegnata. Ho un fidanzato, ti ho presentato come tale poco fa, ricordi?".
Lui non sembrò del tutto convinto: "Non mi piace... Come facevi a stare con quel tipo?".
"Potrei fare un qualche tipo di battuta ironica per prenderti in giro, ma preferisco di no..." provò a sdrammatizzare ridendo.
"Del tipo?".
"Che stavo con lui perché era affascinante e soprattutto bravo a letto...". Flavia lo vide passarsi le mani sul viso in un gesto spazientito "Ma non è così!" si affrettò ad aggiungere.
"Vuoi dire che a letto era pessimo?".
Flavia si spazientì: "Era una presa in giro! Meno male che ho specificato che sarebbe stata una battuta ironica!".
Youri incrociò le braccia al petto: "Era bravo o no?".
"Bravo oppure no, cosa importa ora? Non fare il geloso!".
"Secondo te come mi sono sentito quando dalla macchina vi ho visto?".
Flavia gli prese il volto tra le mani, infilando i polpastrelli tra i corti capelli biondi: "Mi dispiace. Ma io adesso sto con te, tu sei il mio fidanzato e l'ho detto a lui felice di dichiararlo così apertamente. Ciò che è stato prima, era un'altra vita, oramai chiusa. Quella attuale è iniziata quando mi sono innamorata di te, a San Pietroburgo".
Youri la strinse a sé e la baciò con passione, inebriato e già desideroso di essere con lei a casa sua, tra le lenzuola, invece che in strada davanti all'insegna al neon di un bar.
La porta a vetri del locale si aprì di botto e la massa di ricci ribelli di Mary si scompigliò indignata: "Bravo Youri che lo hai guardato in cagnesco!".
"Mary?".
"Ho visto tutto dal finestrone... cioè quasi tutto, per colpa di Maurizio ho perso la prima parte... ho notato che eri qui fuori e stavi parlando con... non riesco nemmeno a nominarlo!" la ragazza strinse i pugni e i denti tremando da capo a piedi "Misericordia! Meno male che poi è arrivato Youri...vi ha fatto litigare?".
"Angel spustilsya na zemlyu*".
La voce maschile che aveva parlato in russo era a qualche passo da loro. Un ragazzo munito di baffetti castani e di capelli lunghi quasi a caschetto divisi in cima alla testa da una dritta scriminatura centrale e piegati dietro le orecchie, fissava con sguardo spiritato Mary.
"Scusa?" chiese lei, poi si rivolse a Youri "È amico tuo?".
"Ehi! Non fissare così la mia ragazza!" esclamò Maurizio, sopraggiunto alle spalle di Mary.
La ragazza strabuzzò gli occhi, fuori di sé: "La tua ragazza? Ma stai scherzando?"
Youri si schiarì la gola, provando a farsi sentire nel trambusto creato dalla coppia: "Vi presento mio cugino Iliya".
"Chiamo io Iliya" disse il ragazzo con accento molto marcato, senza distogliere gli occhi da Mary "I ty stanesh' moyey zhenshchinoy**" aggiunse, sotto gli sguardi ignari dei presenti.
Tranne uno.
"Cristo Santo..." mormorò infatti Youri.

Trad.
*Un angelo sceso sulla terra (Ангел спустился на землю)
**E tu diventerai la mia donna (И ты станешь моей женщиной)

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