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Sofia mi aveva trascinato fuori dal bagno in panico e mentre tornavamo nella sala principale mi stava spiegando ciò che la preoccupava -c'è un problema con l'albergo, dove dobbiamo passare la nostra prima notte di nozze prima di partire, sai quanto ci tengo, ho bisogno che qualcuno vada li per sistemare tutto-
Quando si ferma davanti a noi ci sono suo marito e Mark. - ci penso io- mi offro
-veramente?!, grazie mille- mi dice mentre mi stritola con un abbraccio. -amore dagli l'indirizzo- dice a Luca.
Appena ce l'ho esco fuori e salgo in macchina. Tento più volte ma l'auto non parte, appoggio la testa sul volante frustrata. Sempre nella stessa posizione cerco di pensare a una soluzione ma vengo interrotta da qualcuno che bussa al finestrino, alzo la testa per vedere chi è.
-hai bisogno di aiuto? - mi chiede Mark.
- no-
- non mi sembra che la tua macchina funzioni, non fare l'orgogliosa andiamo con la mia auto-
Scendo dal veicolo e lo seguo, non ho altra scelta.

Il viaggio lo trascorriamo in un silenzio spezzato solo dalla musica della radio. Non mi stuzzica con le sue solite battute, mi fa solo qualche domanda a cui rispondo a monosillabi. Il ricordo delle sue parole su di me mi fanno ancora male, ma invece non capisco il suo comportamento.
Quando arriviamo in hotel Mark riesce a risolvere il problema usando qualche minaccia che io non condivido ma che ci fanno risparmiare tempo. Ci danno la chiave della stanza per verificare che tutto è come desiderano gli sposi.
-che piano aveva detto? - chiedo
- tre- risponde
Entriamo nell'ascensore e digito il tasto con il numero tre, siamo soli dentro e il silenzio si fa sempre più imbarazzante.

Uno scossone ci fa sobbalzare e l'ascensore si ferma. Guardo Mark preoccupata al pensiero di essere rimasti bloccati li dentro, e vedo dal suo sguardo che le miei preoccupazioni sono le sue.
-siamo rimasti qui dentro- dico allarmata
-penso di si- dice troppo tranquillo per i miei gusti.
-aiutooo! Qualcuno ci aiuti! Siamo rimasti bloccati quii!- inizio a uralare battendo i pugli sulla porta.
-calmati- mi dice bloccandomi le braccia, poi aggiunge - adesso suoniamo il campanello d'allarme e ci tirano fuori-
Mi tranquillizzo e aspetto pazientemente ma ogni minuto di attesa me la fa perdere.
Inizio ad entrare in panico, il respiro mi diventa irregolare -sono claustrofobica, devo uscire da qui-
- cosa?! Potevi dirlo prima!-
- non me lo hai chiesto io non te lo detto-
- devi avere sempre l'ultima parola?-
- sempre!-
- fastidiosa-
- antipatico-
-suora-
- donnaiolo- ci ritroviamo faccia a faccia e rimaniamo qualche minuto silenzio.
-ah si?- dice mettendomi una mano sul viso e avvicinandosi con sguardo malizioso.
-togli le mani da me e allontanati- dico spostando la sua mano.
Inizio a camminare nervosamente in quel piccolo spazio cercando di stare più lontano possibile da lui.
-non sono sempre stato così- mi dice all'improvviso.
Non riesco a capire a cosa si riferisce -così come?-
- così...dai che mi piacciono le donne, che mi diverto- quasi mi viene da ridere per la sua difficoltà nel formulare la frase appena detta. -ah-
- amavo mia moglie non l'avrei mai tradita- - moglie?- dico stupita, in verità volevo solo pensarlo ma mi è uscito.
-si ero sposato, tanti anni fa-
- oh lei ti ha tradito e quindi tu non credi più nell'amore e per rabbia vai con la prima che trovi, capisco-
Fa un piccolo sorriso che però non coinvolge gli occhi -no sbagliato, un giorno saremmo dovuti andare dai suoi genitori per cena ma io a causa del mio lavoro avevo avuto un imprevisto e non potevo andare allora lei decise di andare da sola e io l'avrei raggiunta il prima possibile. Non arrivò mai in tempo alla cena, ebbe un incidente dopo due giorni passati in ospedale è morta- dice con gli occhi lucidi
Non so cosa dovrei dire, l'unica cosa che mi esce è -oh mi dispiace- mi sembrano parole così stupide. È seduto a terra e vedo tanta tristezza nei suoi occhi, vorrei abbracciarlo per confortarlo, ma non siamo così intimi anzi neanche amici. Mi siedo accanto a lui poi appoggio il braccio su di lui strofinandogli la schiena poi alla fine lo abbraccio, in fondo se sta male è perché ha raccontato la sua storia a me.
-adesso che sai che non sono sempre stato così mi odi di meno? - chiede scherzosamente dopo qualche secondo. Quando sente i miei singhiozzi, si gira verso di me e mi alza il mento. -ehi che succede? -
- pensavo fossi come lui, non lo sei- riesco a dire in mezzo ai singhiozzi.
-lui chi?- mi chiede
- il mio ex, stavamo insieme da quando avevo 17 anni, lo amavo tantissimo e pensavo anche lui, dopo 8 anni abbiamo deciso di sposarci la notte prima delle nozze mi ha tradito e poi ho scoperto che non era la prima volta, sono passati 2 anni ma il mio cuore è ancora ferito- quando finisco di raccontare Mark non dice niente ma mi abbraccia facendomi sentire meglio e al sicuro.

AmamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora