Mio padre mi ha sempre definita come "una bambina dallo sguardo furbo" eppure certe volte mi sono sentita una deficiente con la d maiuscola.
Come quando sono entrata in un campo da basket per la prima volta, oppure quando mi sono confessata al ragazzo che mi piaceva, o ancora quando ho dovuto spiegare al mio, più deficiente di me, fratello il perché avessi una macchia viola sul collo.
Diciamo che ho un insolito talento per finire in situazioni difficili, ma soprattutto imbarazzanti, da affrontare.
Un'altra cosa che non so proprio fare sono gli addii.
Sono partita circa sei mesi fa per l'Italia, e già lì con gli arrivederci ho fatto letteralmente schifo. Adesso, con il termine della mia esperienza italiana, mi ritrovo a dire addio alle tre persone che più mi hanno fatto sentire accettata: Giulia, Annalisa e Rachele.
«Ora come faremo senza dover più correggere nessuno» a parlare è Annalisa, la più "spiritosa"; si riferisce al fatto che mi hanno dovuto correggere più di una volta la pronuncia o come avevo coniugato un verbo
«Senza più nessuno che fa imbarazzare la prof di giapponese visto che parla peggio di te» afferma Giulia facendomi sorridere, sono andata appositamente in un istituto dove studiassero giapponese, precisamente in un liceo linguistico
«Siete delle amiche orribili, non pensate a quello che la nostra povera Kyoko dovrà affrontare......diciassette e passa ore di volo, il jet lag, il suo riconciliamento con il suo fidanzato Midorima» finisce Rachele sorridendo mentre io arrossisco, diciamo che mi imbarazzo facilmente se si tratta della mia vita sentimentale.
Sono in una felice relazione da tre anni, sei mesi dei quali non ci siamo visti a causa dello scambio studentesco. Lui ha diciassette anni come mio fratello mentre io 16, nonostante siamo nati tutti lo stesso anno però io sono di dicembre.
Andavamo a scuola insieme e lui era nella stessa squadra di basket di mio fratello, Tetsuya, quindi per forza di cose ci siamo conosciuti e qualcosa è scattato.
Non siamo molto simili, io finisco sempre al centro dell'attenzione, lui la detesta, io sono abbastanza espansiva, lui è riservato. Insomma non ci azzecchiamo molto ma ci amiamo quindi...
«Sapete Rachele ha ragione...Siete delle amiche terribili, tutte e tre» incrocio le braccia al petto. Il loro sguardo si intenerisce e sono quasi sicura al cento per cento che adesso assomigli più a una bambina che a una ragazza; credo che sia per l'altezza. In Italia sono tutti più alti dei giapponesi, senza contare il fatto che la mia statura viene considerata bassa persino in Giappone quindi vi risparmio i nomignoli che ho dovuto sopportare per sei mesi...
«Il volo Sardegna-Tokyo numero 5586 partirà a breve, preghiamo i passeggeri di avvicinarsi al gate 7 per l'imbarco» prima ancora che loro potessero tentare di smentire la mia affermazione che una voce femminile metallica mi fa sobbalzare
«Non è il tuo questo?» annuisco a Giulia che scoppia a ridere, contagiando anche le altre due, quando vede la mia faccia completamente sbiancata. Ho un piccolo problema con i voli, amo viaggiare per il mondo ma ho un piccolo, minuscolo problema con l'altezza. E volare per diciassette ore non è il massimo, ecco..
«Stai tranquilla. Guardami, prendi dei bei respiri e muovi quella gambe insolitamente lunghe che ti trovi e sbrigati a raggiungere il gate 7... Non possiamo sentire un altro meste le tue lamentele perché ti manca il tuo amore» mi prova ad incoraggiare Rachele prendendomi le spalle. E ora la mia faccia oltre ad essere pallida per la paura ha anche due gote rossissime per l'imbarazzo
«Beh dai sta riprendendo colore, è un buon segno» scherza Annalisa.
Il volo è stato letteralmente una tortura, per fortuna l'hostess notando il mio malessere mi aveva offerto una medicina per evitare di vomitare. Non ti dimenticherò mai hostess dai capelli rossi, è una promessa...
Tralasciando tutto dopo essere scesa dall'aereo, aver recuperato le due valige enormi che avevo imbarcato esco finalmente dall'aeroporto; trovo subito un taxi libero e gli do le indicazioni per casa mia e finalmente mi rilasso a bordo di un mezzo che rimane attaccato a terra.
Il tragitto non è tanto lungo, l'aeroporto si trova nella zona dove abito quindi non pago nemmeno troppo quando mi avvisa che siamo arrivati. Scendo e dopo aver ringraziato mi stiracchio la schiena, queste valige peseranno il triplo di me.
Arrivo davanti alla porta e suono il campanello, sento dei rumori distanti quindi mi preparo a rivedere il mio fratellone dopo sei mesi. Sento che i passi si fermano davanti alla porta anche se questa non viene aperta.
«Chi è? Non voglio comprare niente» Tetsuya non si aspetta che sia io, in teoria sarei dovuta tornare tra due settimane, o meglio così gli ho detto
«Tetsu sono le nove di sera, una persona ti bussa alla porta e tu credi davvero che sia qualche venditore porta a porta?» mio dolce e deficiente fratello apri questa maledetta porta che sono stanca. Come se mi avesse letto nella mente la porta viene spalancata rivelando la figura di mio fratello in pigiama con gli occhi spalancati
«Kyoko sei tornata...»
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Note autrice:
Finalmente ho pubblicato il prologo della prima storia che avevo in mente di revisionare. Come avete notato ci sono stati dei cambiamenti come il nome della protagonista (non più Miyoko bensì Kyoko), o il titolo della storia di per se.
Andrò con calma con le pubblicazioni per una scelta mia personale. Visto che con l'altra storia non stavo dentro ai giorni di pubblicazione che io stessa mi ero data.
Spero non vi dispiaccia, e fatemi sapere che ne pensate magari con una stellina o con un commento
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I sentimenti racchiusi in un pallone
Fanfiction«Forse non è vero che cerchiamo una persona simile a noi... Magari la nostra anima gemella, quella che detiene l'altro capo del filo rosso del destino è il nostro opposto. Ma anche se fosse rimarrebbe comunque la persona che amiamo più di ogni altra...