Parte uno

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Note iniziali: parlando di quello che passa per la testa di Simone, ovviamente si tratteranno anche tematiche delicate. Se emotivamente siete in un periodo simile a quello di Simone, chiedete aiuto. Non c'è nessuna vergogna a farlo, anzi. Continuate a combattere.

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La verità è che fa schifo.

Io mi sento uno schifo. Ecco qui, ecco tutto ciò che c'è da sapere. La psicologa dell'ospedale insiste sul fatto che debba scrivere, visto che nei primi cinque incontri non è uscito nulla di rilevante. Passa ogni giorno da quando mi sono svegliato, mi chiede se voglio parlare. Ma che devo dire? Deve esserci davvero qualcosa di rilevante? Devo per forza dire perché volevo morire? O perché ne sento ancora la necessità? Sì, perché non basta qualcuno che ti dica di non farlo, di non dirlo, il pensiero rimane e cosa puoi fare? Cosa possono farci? Come fai a mettere a tacere tutto il dolore che hai dentro? Sembra tutto enorme e insormontabile e io non sono abbastanza forte per continuare a sopportarlo. Era tutto abbastanza complicato già solo con le mie nuove consapevolezze e con le risposte da testa di cazzo di Manuel, ora invece è solo invivibile. Perché sono io quello che è vivo? Perché Jacopo non ha avuto questa possibilità? La verità è che il mondo fa schifo e a nessuno importa di te, a nessuno importa cosa hai fatto di male, perché se a qualcuno importasse io avrei ancora un gemello.

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La verità è che fa schifo: parte 2.

Non solo parlare con la psicologa è la cosa più difficile del mondo; ci mancava solo l'assistente sociale perché "sei minorenne e hai tentato il suicidio". Bella merda. Chissà cosa dovrei dirle, poi, a questa. E la cosa peggiore è che prima o poi dovrò fare le sedute anche insieme ai miei genitori, anche questo l'ho scoperto oggi. "Consulenza familiare" così la chiamano.

Ah, già, la psicologa dice che scrivere mi aiuterà con la rabbia che ho dentro, quella che sto continuando a mandare giù. La verità è che sono stanco, anche solo per parlare. Non ne ho le forze. Vorrei solo che mi lasciassero tutti in pace, forse è anche per quello che volevo morire. Volevo un po' di pace da tutto. Dalle bugie, dagli occhi attenti degli altri, da quelli che si prendono gioco di te, dal mio cuore, dalla sofferenza, da Manuel.

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La verità è che fa schifo.

L'ultima volta sono stato interrotto da mio padre, mentre scrivevo. L'ultima parola era Manuel. Non so se mi faccia bene o no, tirarlo in ballo, ma sono totalmente incazzato con lui. Non l'ho ancora visto. So che è stato qui finché non mi sono svegliato, so che passa ogni giorno durante l'orario di visite ma non l'ho ancora visto e al momento mi va bene così.

Dovrei scrivere qualcosa ogni volta che il mio cervello inizia a pensare. Il fatto è che il mio cervello non ha la forza di scrivere. Prendere in mano la penna richiede uno sforzo disumano, è come se pesasse troppo. Potevo rompere la mano destra? Avrei risolto il problema e invece no.

Ho come l'idea che qualsiasi cosa farò non sarà mai abbastanza e sarò sempre io ad essere quello sbagliato. Non sono abbastanza per i miei genitori, non dovevo essere solo, non dovevo essere vivo e non sarò mai abbastanza. Non colmerò la mancanza che loro sentono, qualsiasi cosa io farò. E sono sbagliato, completamente sbagliato sotto ogni punto di vista. Sono sbagliato per Manuel perché questo è. Sono sbagliato per lui che ha detto che è normale, ognuno è libero de fa' quello che je pare e che non bisogna mai rinunciare a se stessi e poi? Poi non l'ha dimostrato molto, anzi. Sono sbagliato per chiunque, vorrei solo resettare tutto e forse è quello. Volevo morire perché non sarei più stato uno sbaglio, non sarei stato quello che è sopravvissuto a discapito dell'altro. Perché mi hanno mentito? è sempre una questione di non essere abbastanza: abbastanza grande, abbastanza pronto, abbastanza forte, abbastanza.

Forse sono proprio uno sbaglio. Non sono stato risparmiato per miracolo, proprio no. Se esistessero i miracoli allora Jacopo sarebbe qui, accanto a me. Invece non ricordo nemmeno il suono della sua voce, nulla di nulla.

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Non so quale sia la verità ma questo pomeriggio ho aperto gli occhi e ho trovato un dinosauro sul comodino.
Detta così non ha molto senso, ma non mi va di parlarne al momento e lo scrivo qui solamente perché so che prima o poi dovrò farlo, dovrò parlarne. Quando sarà, dovrò affrontarlo, ma non è questo il giorno.

La psicologa dell'ospedale ha detto che prima di uscire devo sentire il parere di uno psichiatra, non che mi vada a genio prendere degli psicofarmaci ma il fatto è che non riesco più ad uscirne da questo loop infinito. Come se fossi inerme davanti alla mia stessa vita, al mio vivere, come se non avessi più la percezione di ciò che sto vivendo, come se non avessi un vero contatto con la realtà. L'ho vista scivolare poco a poco, dalle dita, quella realtà; come se quello a cui mi ero aggrappato fosse stato tutto fugace. E in effetti lo era: tu per me manco esisti. Quello a cui ero aggrappato era l'illusione di qualcosa che vedevo solo io. Ed è quella illusione che ha iniziato a far sgretolare tutto, poi c'è stata la scoperta di Jacopo ed è stato tutto in discesa: una corsa folle verso il precipizio. Con Manuel non ci ho ancora parlato. Mi sono limitato a leggere il biglietto che mi aveva lasciato sotto al dinosauro e a sentire la sua mano appoggiata sulla mia spalla per tutto il tempo che ho pianto, con il dinosauro stretto a me. Questo è stato il suo primo passo verso di me, dopo la discussione precedente all'incidente. Non so se da domani cambierà qualcosa, se parleremo, se verrà ancora, ma di certo so solo che non vedo l'ora di uscire e tornare in camera mia perché questa è troppo fredda e asettica.

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La verità è che domani mi dimettono.

Lo psichiatra è stato abbastanza chiaro per quanto riguarda la cura. Non posso gestirmi io gli antidepressivi, perché ho tentato il suicidio a tutti gli effetti. Questo significa che devo dipendere anche in questo. Bello, no? non riesco a lavarmi da solo, né vestirmi e nemmeno gestire le medicine. Sono un completo danno.









Note: Domani pubblicherò la seconda e ultima parte (lunga più del doppio di questa). Ho deciso di dividerla così per avere la parte che si svolge in ospedale e quella che verrà a seguito delle sue dimissioni.

Grazie per aver letto!

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