Capitolo 2

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Arrivo nel cortile, è grande e pieno di alberi. La gente mi guarda male, sguardi come sconvolti, come se stessi commettendo un crimine. Parcheggio la moto e toltami il casco lascio sventolare i miei capelli all'aria, cullati dalla brezza di settembre.
Mi giro e passo per un corridoio di occhi fissi su di me, mi squadrano da cima a fondo. Sono sul sentiero ghiaiato che separa il parcheggio della scuola dall'edificio in sé, e sto attenta a come cammino, per evitare di cadere, ma soprattutto non voglio sembrare una sfigata, quindi continuo a camminare oscillando leggermente i fianchi e guardando davanti a me, non per terra e non le persone intorno a me.
Ho le orecchie coperte dalle auricolari, e ascolto "Boss Bitch" di Doja Cat, quella canzone mi fa sentire particolarmente importante, forse troppo.
Arrivata al portone, varco la soglia del nuovo strumento di tortura, e lì altra gente ancora mi squadra, ma non così insistentemente come prima.
Sono stata smistata in 4D,e ora dovrei stare in aula 37, ma non sapendo dov'è chiedo ad una ragazza, che scopro essere nella mia stessa classe. Parliamo e facciamo subito amicizia.
Si chiama Emma, è poco più alta di me e ha i capelli rossi e occhi castani. Mi parla un po' delle persone della classe e mi rassicura che farò amicizia.
Mentre stiamo andando verso l'aula un ragazzo mi viene contro camminando all'indietro, e quasi mi fece cadere.
Melissa: Hey! Magari guarda dove vai.
X: Cosa? -disse il ragazzo girandosi.
Era un bel po' più alto di me, circa 1 metro e 80. Aveva un bel ciuffo nero che ogni tanti gli faceva cadere qualche capello sugli occhi, bellissimi occhi tra il verde e il grigio. Era vestito semplice: una grande felpa Oversize color verde pino e un paio di jeans neri, ma stava benissimo. Ai piedi portava delle Nike Air Force 1.
Melissa: Hai sentito bene, e come minimo dovresti chiedere scusa.

X: Ehi dolcezza mi spiace ok? Non volevo.

Melissa: Wo wow o, non chiamarmi così, ho un nome: usi quello.

X: Ti ricordo che non so nemmeno quale sia.

Ora che ci penso aveva ragione, non mi ero ancora presentata.

Melissa: Melissa, puoi chiamarmi Melissa.

X: Kevin, puoi chiamarmi Kevin.

Kevin le strinse la mano, e Melissa ebbe come l'impressione, avvertì la sensazione che fosse diventato improvvisamente teso, se non nervoso.

Kevin: Ah, vedo che ti sei già fatta un'amica, ciao Emma.

Emma: Ciao Kevin...

...

From haters to lovers |Melissa Lauri x 𝕶𝖊𝖛𝖎𝖓 𝕮𝖎𝖒𝖒𝖎𝖓𝖔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora