Manuel è sempre stato affascinato dalle parole, in particolare da quelle che non hanno traduzione, che hanno un senso solo nella loro lingua d'origine.
Ricorda che nel corso degli anni sua madre aveva avuto non pochi problemi con le sue traduzioni, proprio a causa di qualche parola che in italiano non aveva un suo corrispettivo preciso. Lui invece le aveva sempre trovate affascinanti, quelle parole.
Con gli anni aveva iniziato a cercarle da solo su internet, invece di basarsi solo su quelle che sua madre gli diceva tra un'imprecazione e l'altra, e alla fine aveva collezionato un discreto numero di parole in lingue straniere che non avevano una traduzione in italiano.
La sua preferita ad esempio è cwtch, una parola gallese che indica l'abbraccio di una persona amata. Ma non semplicemente inteso come abbraccio, piuttosto come posto sicuro offerto dalle braccia della persona che si ama.
Per Manuel il suo cwtch è tra le braccia di sua madre.
Insieme a quella parola, Manuel ne ha scoperte molte altre nel corso degli anni.
Ma ce n'è una in particolare che lo tormenta da un po'. Una parola che inevitabilmente collega a Simone e che proprio non riesce a togliersi dalla testa.
***
Mamihlapinatapai: guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano, ma che nessuno dei due vuole fare per primo.
Manuel ricorda di aver sentito quella parola durante un programma radiofonico, qualche anno prima. Non ricorda con esattezza come si pronuncia - ammesso poi che il cantante che aveva detto quella parola in quel programma l'avesse pronunciata in modo corretto - e non ha idea di come si scrive, perché ogni volta che ci prova sbaglia l'ordine di qualche lettera.
Ma è come se in qualche modo quella parola lunghissima che non sa pronunciare o scrivere, fosse impressa in lui. Come un tatuaggio.
Chissà, magari quando imparerà a scriverla correttamente potrebbe pensare di tatuarsela davvero.
Comunque, Manuel a quella parola ci pensa spesso ultimamente.
Ha iniziato a pensarci in un pomeriggio d'estate, mentre lui, Simone e i loro compagni di classe erano in spiaggia.
Ormai era quasi ora di cena, il sole aveva iniziato a calare e loro se ne stavano lì seduti a guardarlo mentre scompariva oltre la linea dell'orizzonte.
Manuel aveva acceso una canna un attimo prima e l'aveva passata a Simone, il quale aveva aspirato una boccata e poi aveva buttato fuori il fumo in una nuvola. Manuel non era riuscito a togliergli gli occhi di dosso.
Aveva osservato il modo in cui teneva lo spinello, stretto tra l'indice e il medio della mano destra, il modo in cui le guance si erano incavate mentre aspirava, il modo in cui aveva buttato fuori il fumo come se fosse qualcosa a cui era abituato, quando in realtà Manuel sapeva bene che il vizio di farsi le canne glielo aveva dato lui non più di qualche mese prima.
Quando Simone si era voltato verso di lui per passargli la canna, Manuel lo stava ancora fissando.
Erano rimasti immobili per un attimo, a fissarsi come se entrambi stessero aspettando ardentemente una mossa da parte dell'altro.
Mamihlapinatapai, appunto.
Un attimo dopo però Chicca si era messa a urlare perché Matteo, appena uscito dall'acqua, era andato a sgocciolarle addosso. E il momento si era spezzato.
STAI LEGGENDO
Lost in translation
FanfictionManuel è sempre stato affascinato dalle parole, in particolare da quelle che non hanno traduzione, che hanno un senso solo nella loro lingua d'origine. [...] Ma ce n'è una in particolare che lo tormenta da un po'. Una parola che inevitabilmente coll...