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"[...] io tento in tutti i modi di capirti e venirti incontro ma è evidente che sia uno sforzo inutile ormai..."
In uno stato catatonico, quasi distaccato dalla realtà ho assistito via telefono all'ennesimo siparietto in cui i miei sentimenti venivano letteralmente calpestati.
Quindi adesso basta.

"Simò-"
"Simò un cazzo, Manuel." caccio indietro le lacrime che minacciano di palesarsi "non ti ho chiesto nulla in questi due mesi, nessuna dimostrazione, né pubblica, né privata. Mi sono fatto bastare i tuoi momenti di affetto sporadici e improvvisi, così come ho accettato ogni sparata a zero contro di me del tutto immotivata solo per tenerti vicino, perché ho sempre pensato che è meglio soffrire e averti un po' che stare peggio e non averti affatto... ma adesso io-" la voce si spezza e la vista si appanna "io- non lo penso più."

I singhiozzi mi stringono il petto e impediscono all'aria di raggiungere i polmoni.
"Simò per piacere... ti farai venire un attacco, calmati..." sussurra turbato mentre mi divincolo dalle mani tremanti che aveva portato sulle mie braccia.

"Sai perché ho sopportato fino a mo?" gli chiedo continuando a piangere.
Scuote la testa mentre i suoi occhi diventano sempre più cupi "perché mi illudevo che dietro a tutto questo nascondersi ci fosse comunque un po' di rispetto nei miei confronti..." la risata amara che segue lo terrorizza "ma alla fine ero solo io stupido che giustificavo ogni tua infamata... dai discorsi a ricreazione in cui pur di non farti sgamare parli di una fantomatica ragazza che prima o poi presenterai a quegli stronzi di Matteo&Co, a quest'ultima cessata che lasciamelo dire" il dorso della mano va a colpirgli un avambraccio "è davvero patetica!"

"Ma è stata lei a pubblicarla!! Lei ha fatto tutto!! Che cazzo centro io?" grida frenetico mentre cerca di cingermi la vita.
Glielo impedisco.

"Tu" la mia voce è glaciale, sento solo tanto freddo dentro e fuori "sei andato a casa sua" lo colpisco al petto con una spinta "ti sei accomodato sul suo terrazzino" un'altra "e ti sei messo a strimpellare allegramente una bella canzone d'amore" ancora una "con tanto di dedica alla fine e bacio volante alla «bella Alice»" e poi altre spinte, senza sosta, finché sbatte contro il muro di camera mia e alza lo sguardo sconvolto.

Mi osserva come se non mi riconoscesse, ma è troppo comodo così "non fissare questo devasto che hai davanti agli occhi come se non sapessi cos'è... mi hai ridotto tu così! A volte vorrei essere lei o Chicca o qualunque altra fidanzata avrai mai solo per potermi poi permettere il lusso di soffrire liberamente della rottura..." raccolgo le ultime lacrime che rigano il viso "con me è diverso dicevi e prima non capivo, ma ora si! Con me è diverso nel senso che è sbagliato-"
"Non ho mai usato questa parola in vita mia Simò, non mettermi in bocca cose che non ho detto!"

"Non c'è bisogno che tu la dica Manuel, i tuoi gesti lo fanno per te... come sempre dopotutto, no? Non hai mai voglia di parlare e fai bene, ti esprimi già alla grande così..."
Spalanco la porta della stanza e annichilito da tutto faccio unicamente un cenno ad indicare che deve andarsene e non solo dalla mia casa.

Lasciarsi un giorno a Roma.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora