La palla da rugby pesa tra le mani come un macigno oggi.
Mi hanno già placcato 3 volte e siamo ancora alla prima mezz'ora di allenamento.
Se dovesse succedere anche una 4ª penso che mi lascerei lì inerme sul campo ad implorare la terra di aprirsi e risucchiarmi."Balestraaaa alza il culo prima che te lo facciamo noi a suon di calci e completa i tuoi giri di campo!!"
Le gentili parole di Davide, il mio capitano di squadra, risuonano nel silenzio del palazzetto.Riprendo a correre sbuffando e cerco di pensare a tutto quello che dovrebbe motivarmi ad andare avanti nonostante mi senta un cencio sbattuto: l'estate imminente, il rapporto ritrovato con mio padre, le possibili vacanze a Glasgow da mamma, il biondino della 5B che ieri mi ha offerto un caffè alle macchinette, la faccia contrita di Manuel difronte alla scen- no! No, no, no! Stavi andando così bene Simone che cazzo dici!
Lo sguardo severo di Davide su di me mi ricorda che devo davvero accelerare il passo se non voglio rischiare di tornare a casa con i glutei striati dalle sue pedate.
"L'amicizia con Laura" borbotto sottovoce mentre sbuffo aria dalla bocca correndo "le scuse fatte a Pin, il coming out con lui prima e in classe poi, il peso sullo stomaco che se ne va dopo questa confessione e quello che invece arriva perché Manuel"- bastabastabasta sono 3 settimane 4 giorni e 10 ore (ma non perché le stia contando!) che non lo guardi in faccia e devi solo essere fiero di te e di quello che sei Simone! Perché tu sei-
"Sei un coglione Balestra!!! So tre ore che te dico fermate!! Stai a fa 'n fosso nel campo ao!"
Ecco appunto.
"Scusame Dà" prendo fiato cercando di non crepare "stavo soprappensiero e non me so reso conto...""Riposate mo mbecille e poi levate dal cazzo! Tanto amo finito che tra poco viene pure a piovere..." e dopo avermi dato una pacca sulla spalla che per poco non mi atterra si volta e se ne va con gli altri compagni verso lo spogliatoio.
Mi lascio cadere sulle panche di metallo accanto al mio borsone mentre le prime goccioline d'acqua cominciano a scendere puntuali sull'erba sintetica del campo.
Vorrei tanto alzarmi e raggiungere le docce per riscaldarmi un po', ma la verità è che sto bene qui, accompagnato da questo lieve e piacevole manto di pioggia che mi ricopre e quasi conforta.Il «ding!» ovattato del cellulare incastrato chissà dove fra magliette e mutande di ricambio mi ridesta dai pensieri prima che questi possano indirizzarsi pericolosamente verso soggetti (che dovrebbero essere) ormai lontani dalla mia vita...
La sequela di altri «ding! ding! ding!» improvvisi rende ancora più difficile questa tentata alienazione dal dramma perenne che sento esser diventata la mia vita e dunque è più per fastidio che per curiosità che mi ritrovo a cercare il maledetto telefonino."Smettila di suonare!!!" urlo con la testa conficcata nei vestiti puliti finché non lo trovo.
Sblocco lo schermo e una sfilza di notifiche whatsapp mi si para davanti.
«guarda le storie di Manuel!!!!» recita la prima di Laura, idem la seconda di Chicca e poi così una da Aureliano, Pin, Luna e tutti, tutti gli altri compagni di classe.
Una terribile sensazione si impossessa dello stomaco e devo deglutire un paio di volte per impedire al pranzo di 3 ore fa di spiattellarsi sulle scarpe da ginnastica.Con dita tremanti clicco sulla piccola Polaroid fucsia nell'angolo a destra dello schermo e attendo.
La faccia da schiaffi di Manuel appare proprio nell'oblò accanto al mio, con un bel cerchio viola a contornarla.
Il dubbio che all'interno di quella finestrella possa esserci qualche altra serenata all'aperto per una che è più vicina alla pensione che al diploma mi terrorizza abbastanza.
Metto la mano libera davanti agli occhi e col pollice dell'altra premo sul viso di Manuel.Le note di una canzone che riconoscerei fra mille si sprigionano dalle piccole casse laterali del telefono mozzandomi il fiato.
Libero uno spiraglio tra indice e medio e sbircio questo spettacolo che sembra a disposizione di tutti, ma a quanto pare è solo per me.
Seduto sul bordo di quella che capisco immediatamente essere la piscina di casa mia, c'è lui che suona la chitarra mentre incerto canta dei versi che più adatti di così non potrebbero essere:

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Lasciarsi un giorno a Roma.
Romance[...] e qual è il grado di dolore che riesci a sopportare prima di fermare l'esecuzione e chiedere soccorso a me che non ti do un motivo ancora per restare nella storia di una storia che non c'è