Prologo

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Aprì gli occhi, nel buio della sua camera. Ansimava. Non era la prima volta. Da qualche tempo, Lilian dormiva male. Non ricordava mai l'incubo al risveglio, sentiva solo un peso sul petto, le gambe pesanti e una residua sensazione di caduta.
Guardò la sveglia posta sul comodino accanto al letto. Le 4:45.
'Non ha senso rimanere a letto. Non riprenderei sonno comunque.'
Con fatica e scarsa volontà, si buttò giù dal letto, si alzò e si trascinó di mala voglia in bagno. Aveva passato la sera precedente a leggere Cime tempestose, ma non l'aveva presa nel profondo. Quel posto spettava a Bukowski, Dickens e Austen. E magari anche a Cassandra Clare. Alla fine aveva buttato il libro vicino alle sue scarpe da corse e si era concessa una maratona di Game of Thrones per poi crollare alle 23:15 dopo appena 2 episodi e mezzo. Che cosa vergognosa per la sua età. Mentre prendeva la divisa e iniziava e vestirsi, pensava che suo padre doveva essere già andato a dormire in camera sua. Aveva la brutta abitudine di dormire sul divano in soggiorno e, a causa del suo sonno leggero, non potevo uscire di casa senza svegliarlo. In tal caso non sarebbe più potuta uscire di casa.
'Che hai da fare a quest'ora del mattino fuori? Torna a letto! Non ha senso uscire adesso. Per correre? Ma fammi il piacere e torna a letto!'
Questo è quello che ripeteva ogni volta all'incirca. Non che ci mettesse sentimento. E Lilian non poteva nemmeno provare a rispondere. In primo luogo, non l'avrebbe ascoltata, non l'ascoltava mai. Quando perdeva la pazienza, minacciava di bruciare i suoi libri o di toglierle il pc e il cellulare. Una volta, solo perché Eddy l'aveva invitata a dormire da lei per un pigiama party, aveva minacciato di non farle continuare gli studi. E pensare che conosceva Eddy e i suoi da quando andavamo all'asilo. Inoltre lei passava molto tempo a casa nostra, ma lui non poteva saperlo. Era sempre fuori, e quando era a casa non badava minimamente a quello che la figlia faceva. Iniziava a rompere solo appena la vedeva sulla soglia di casa. Lilian sospirò, si mise davanti allo specchio per fare una coda e sciacquarsi il viso. Fu facile tirare su e legare i lunghi capelli scuri, ma appena posò gli occhi sul suo riflesso trasalí. Aveva un aspetto tremendo. Molto più del solito. Le occhiaie erano abbastanza visibili sotto i suoi occhi neri, le guance erano arrossate ed erano spuntati altri punti neri sul suo naso, anche se pochi. Santa Edvige e le sue creme! Lilian pensò di mandarle un messaggio per vedere se era sveglia, ma poi ricordó che Eddy non si era mai alzata prima delle 7 e sicuramente non l'avrebbe fatto adesso. Forse se gliel'avesse chiesto sì, in fondo, non l'aveva mai abbandonata, in nessun momento critico della sua vita. Ma stavolta, pensò Lilian, poteva cavarsela da sola. Era abbastanza introversa da fare lunghe conversazioni con sé stessa e smontare ogni problema. Forse per questo era brava in matematica e filosofia. In punta di piedi, con scarpe e cellulare con cuffiette alla mano, si incamminó in soggiorno. Sul divano, dormiva la madre. Lilian decise di lasciarle un bigliettino addosso, con su scritto che andava a fare una corsetta. Dopo averle baciato la fronte, uscì, infilò le scarpe e partì. L'aria notturna le bagnava il viso, anche se l'alba era vicina. Prese la via per la collinetta. La sua non era una grande città. Con a malapena due istituti superiori, tre farmacie e un supermercato, non c'era gran modo di passare il tempo. Mentre correva, pensava a cosa l'aspettava da lì a qualche anno. A settembre avrebbe frequentato il quinto anno al liceo scientifico, per poi andare a studiare medicina nella metropoli vicina. Era quello che sognava da una vita. Andare via, vivere da sola, iniziare a respirare davvero la vera libertà. Non l'aveva mai conosciuta. Senza rendersene conto, arrivò in cima alla collinetta. Era quasi l'alba. Si sedette a terra, stremata, a guardare il sole nascere sulla sua città. Pensò che Lorenzo doveva già essere in piedi per lavarsi i capelli. Forse anche Andrea era sveglio. Lilian si era ripromessa di approfondire l'amicizia con quest'ultimo, visto la vergognosa cotta che aveva per lui dal secondo anno, quando si era trasferito. E come poteva non essere cotta di lui? Aveva i capelli biondi piuttosto corti, crespi e spettinati, la pelle chiara e il fisico asciutto da ragazzo che frequentava si la palestra ma non ci metteva poi molto impegno. Ciò che aveva colpito Lilian la prima volta erano stati gli occhi: ambrati, quasi gialli intorno alla pupilla e nocciola chiaro tendente al verde all'esterno. Un sogno, praticamente. Poi il suo modo di parlare, il suo accendersi in una discussione quando l'argomento lo toccava particolarmente... Il cellulare di Lilian vibró. Era sua madre:
'Sono le 6, farai meglio a muoverti se non vuoi far tardi a scuola. Ti ricordo che hai latino.'
Accidenti, quanto tempo era rimasta a fantasticare là?! Con il sole alle spalle, Lilian partì di corsa a casa e sperò di trovare il bagno libero con l'acqua ancora calda.                                                                                      

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