Sfiorarti il cuore - Matian/Zenzonelli

Inciucetti.

Christian sentiva ribollire il sangue nelle vene. 

Era passata solo mezz'ora dal collegamento con la maestra Celentano, la quale aveva avanzato delle proposte a dir poco ingiuste e aberranti. Trovava dignitoso che un professore si battesse a favore del proprio allievo, per questo non criticava l'atteggiamento difensivo assunto in favore di Carola; quello che reputava poco carino, invece, era il fatto di screditare gli altri ballerini, con l'unico e poco gentile scopo di mettere in risalto la propria pupilla. 

Sin da piccolo, quando era stato vittima di numerosi episodi di bullismo da parte dei suoi compagni di classe invidiosi, aveva sempre detestato chiunque tentasse di ostacolare il percorso altrui. Era una di quelle persone che preferiva impegnare il proprio tempo nel cercare di migliorarsi, piuttosto che nel criticare gli altri. La sua maturità risiedeva propriamente in questo. Non reputava necessario oscurare la luce altrui, per evidenziare se stessi; credeva che se qualcuno avesse avuto abbastanza capacità e determinazione, avrebbe brillato da sé. 

Per questo, mandare giù quel bolo di parole - amare ed esageratamente fallaci - gli risultò estremamente difficile. 

La docente non si era risparmiata nell'elogiare spudoratamente la ballerina di classico, attribuendole qualità che - secondo la sua modesta opinione da difenditrice della "danza unica" - non appartenevano a nessun altro degli studenti. Lei era la più tecnica, la più espressiva... addirittura la più versatile. La ragazza che, fino a quel momento, si era cimentata negli stili più disparati. E a Christian veniva seriamente da ridere, ripensando al numero esiguo di coreografie hip-hop che aveva effettivamente avuto il piacere di performare fino a quel momento. Potevano contarsi sulle dita di una mano, essere paragonate alle margherite nate per caso in un campo arido e non curato. Erano quasi inesistenti, nulle. E mentre il suo cervello - come a volergli dare ragione - provvedeva a proiettare un accurato filmino contenente passi del boogie, del tango e delle varie coreografie modern che aveva preparato e ballato, la nipote del cantante italiano più famoso aveva continuato la sua elencazione. 

E se Christian aveva pensato di aver raggiunto il limite massimo di sopportazione, fu costretto a ricredersi ben presto. 

Quando la donna cominciò a dirigere le proprie critiche nei confronti di Mattia, un magma di rabbia cominciò ad emulsionare nel suo stomaco, come quasi fosse stato un condotto vulcanico e lui un cratere pronto a riversare fuori ciò che - troppo a lungo - aveva tenuto dentro. Poteva anche comprendere che si esprimesse in riferimento alla danza, ma quando notò che l'asse principale della discussione cominciò a spostarsi verso il lato estetico, proprio non ci vide più. Non le era bastato umiliarlo davanti a tutti i suoi compagni, non le sembrava già offensivo averlo forzato a non sentirsi più se stesso. Ci teneva a ribadire, quante più volte le fosse possibile, che il biondo stesse ingiustamente occupando un posto; che stesse scaldando il banco, troppo intento a pensare all'apparire, piuttosto che all'essere. 

E il moro, davvero, non ne poteva più di vederla accanirsi contro il suo migliore amico. 

Non tanto perché fosse tale, quanto perché non riteneva necessaria quella tortura psicologica continua. Il biondo sapeva già benissimo di essersi fatto male e di avere un infortunio non indifferente, ne soffriva ogni giorno - specialmente quando vedeva gli altri dirigersi a lezione e li guardava con occhi vuoti e nostalgici. Sapeva di non essere ancora guarito del tutto. Glielo ricordavano quotidianamente l'ansia di potersene andare via da un momento all'altro e il ritrovarsi a zoppicare per la casetta, anche solo per poter prendere un bicchiere d'acqua con cui dissetarsi. Glielo ricordavano le braccia di Christian, nelle quali finiva per rifugiarsi ogni sera quando, incapace di trattenerle ulteriormente, lacrime copiose abbandonavano i due pozzi che aveva al posto delle iridi.