Compleanno.

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Un fastidioso bruciore costrinse il biondo a fermare il movimento frenetico e costante del braccio. Stava facendo su e giù da un quarto d'ora abbondante e la mano sembrava ormai aver preso la forma di ciò che stringeva tra le dita. Con uno sbuffo stanco, approfittò di quella breve pausa per scostarsi i capelli dalla fronte sudaticcia, nonostante il fresco pomeriggio di Novembre inoltrato. Aprì e richiuse il pugno rapidamente per cercare di cacciar via quella urtante sensazione di intorpidimento alle falangi, come in uno spasmo quasi involontario. 

«Ci metteresti molto di meno, se lo facessi con la bocca.»

Fu questione di attimi, prima che la voce profonda del ragazzo dai capelli più scuri si liberasse nell'aria, seguita poi da un risolino di sfottò nei confronti dell'altro. Mattia lo guardò torvo e lanciò adirato la pompetta in plastica sul divano di colore beige. 

«Non è colpa mia, se ci hanno dato palloncini farlocchi, Luigi!» con un gesto estremamente teatrale, forse più di quanto fosse necessario, andò a torturare i propri ricci tirandoli leggermente per il nervosismo. Ciò suscitò l'ilarità di tutti i presenti, compreso il ragazzo dagli occhiali bianchi, che adesso si teneva la pancia come a voler trattenere le budella per proteggerle dal terremoto di risate che le stava attraversando. «Piuttosto di fare il gradasso, perché non avete ancora attaccato i festoni alla parete come vi avevo chiesto?» sputò fuori con, se possibile, una nota di acidità nella voce. 

«Calma calma, Mattiuccio. Io e Gigino stavamo proprio andando nelle gradinate a sistemare tutto. E poi, non eri tu quello che diceva di voler fare tutto da solo per la festa a sorpresa del proprio migliore amico?» la sarda rimarcò appositamente le ultime due parole mimando delle virgolette con le mani, dedicando al ballerino di latino americano un'occhiata tutt'altro che ingenua. 

Il ragazzo dalle iridi azzurre si ritrovò ad arrossire per quel commento fuori luogo, distogliendo immediatamente lo sguardo e riprendendo l'utensile che aveva malamente gettato sul sofà pochi attimi prima. Se lo rigirò tra le mani esaminandolo, come a voler cercare un dettaglio che avesse prima trascurato e che, magicamente, avrebbe potuto permettergli di gonfiare immediatamente tutti i restanti balloons. Ovviamente non lo trovò. E, ovviamente, si innervosì nuovamente. 

«Volevo.» confermò, abbassando la testa e ripensando a quando aveva deciso di organizzare quel piccolo party per il maggiore. 

L'idea di realizzare il tutto con le proprie uniche forze gli gonfiava il petto di uno strano orgoglio, aveva voglia di dimostrare al moro quanto bene gli volesse... forse anche troppo. Il fatto che non avesse intenzione di richiedere l'aiuto degli altri non era un peccato di presunzione, quanto piuttosto la conseguenza diretta di uno strano sentimento sviluppato di recente. Lo sentiva scuoterlo da qualche settimana a quella parte, ogni volta che Christian veniva circondato da altre persone. E questa emozione subitanea si plasmava in vari modi: era il magone allo stomaco che aveva provato quando Dario lo aveva tirato a sé per rifugiarsi insieme chissà dove, con quella che era la scusa - per lo meno secondo il biondo - di 'parlare del passo a due sulle note di Blu Celeste'; era il nodo alla gola che gli si era formato quando aveva visto Serena aiutarlo a vestirsi - o meglio svestirsi - con i nuovi abiti di scena, che gli sarebbero serviti per la coreografia che avevano insieme; era il broncio che gli si formava quando il ballerino di hip-hop appellava gli altri compagni con gli stessi nomignoli che, in cuor suo, sperava dedicasse unicamente a lui; era il desiderio di voler fare di tutto per l'altro, di renderlo fiero di quell'amicizia tanto speciale.

Era la voglia di vederlo contento, ma anche la gelosia nel constatare che a creare quella felicità potessero essere terze persone. Eppure, dovette accantonare momentaneamente la propria possessività nei confronti dell'amico accontentandosi di accettare perfino l'aiuto esterno, al fine di garantire la buona riuscita del suo progetto. Progetto al quale - seppur si vergognasse ad ammetterlo anche a se stesso - aveva lavorato per quasi un mese, nei minimi dettagli.

Sfiorarti il cuore - Matian/ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora