#3 il bagno del secondo piano sa cose che mia mamma non vorrebbe sapere

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(La foto sopra non c'entra un cazzo ma mi piaceva soo...)



Trentasette minuti.

Trentasette, miseri, minuti.

E diciotto secondi, per l'esattezza.

Ovvero il tempo che Katsuki Bakugou impiegò a stufarsi di quella festa e scappare di nuovo in camera sua. Il tempo che impiegò a capire che i nostri amici erano dei pazzi. 

Dei pazzi sfrenati rumorosi e insopportabili. 

Ci mise davvero poco tempo a cedere all'istinto di conservazione tipico degli animali da preda e a rifugiarsi in velocità nella propria tana, come al solito.

E il tempo che ci è voluto a fargli capire di aver perso la scommessa è arrivato si e no trenta secondi più tardi, quando mi ha lanciato quello sguardo strano un'attimo prima di sparire dalla festicciola, consapevole.

O almeno così sembrava.


~poco prima~


"Va bene ragazzi adesso è il turno di... Bakugou~" esclamò la ragazza rosa con il solito tono civettuolo che tanto adoravo, fissando il mio ragazzo come una volpe fissa un coniglio prima di farlo a pezzi.

Mina dava spesso quella impressione da predatrice, e chissà perché tutti (e tutte) le cascavano ai piedi in tempo zero.

Giuro di aver visto il biondo deglutire a vuoto.

"Di nuovo, AH?!" Esclamò subito dopo, guardandola male e ringhiando come al solito.

Pochi minuti prima si era salvato per il rotto della cuffia dal fare una penitenza scelta dal gruppo, ma conoscendola, Mina avrebbe fatto di tutto per metterlo all'angolo.

Un'occasione del genere capitava raramente eh.

"Si, Baku, di nuovo... Si fa a giro"

Disse come se lo stesse spiegando a un bambino piccolo, o a un coglione.

Pessima, pessima scelta.

"Tsk, ok"

Mentre l'odore di nitroglicerina bruciacchiata invadeva la stanza, Denki distribuiva  le carte.

La tensione si poteva tagliare con un coltello, probabilmente.

Ed io, ovviamente, da bravo fidanzatino, approfittai della posizione in cui lui è messo, stravaccato sul letto con la schiena appoggiata contro il muro, per usufruire del potere che riescivo ad esercitare su di lui e cercare in tutti i modi di farlo perdere.

Perché va bene tutto ma io avevo già perso tre volte a quel gioco del cazzo, e volevo divertirmi un po'.

E io ero piuttosto bravo a fottergli il cervello.

E non solo quello, specifichiamo.

"Kat non fare l'antipatico..."

Dissi alzandomi di quel poco che bastava per raggiungerlo, sentendo la birra che mi scorreva nelle vene come adrenalina.

Dico solo che affondai la faccia sulla sua spalla e le mani sotto la sua felpa, in un qualcosa che sarebbe dovuto essere un abbraccio ma era più una strisciata contro di lui.

Dire che non se lo aspettava sarebbe un eufemismo,a cercò di nascondere la sorpresa, continuando a giocare indisturbato.

Ah, e vi dico anche che circa due minuti dopo raggiunsi il mio obbiettivo, quando, non appena la manche di poker finì, il biondo scattò in piedi con le orecchie rosse urlando qualcosa a proposito della stupidità di quel gioco di merda e consigliandoci posti dove infilare quelle carte.

BET YOU - kiribaku storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora