Ha il viso rivolto al sole, gli occhi chiarissimi stretti appena. Seduto immobile su una ricercata poltrona in rattan, regge a mezz'aria il bicchiere di Martini e, intanto, sorride.
Si sposta solo per comando, ben disposto a compiacere ogni richiesta. E solo in quegli istanti, tra uno scatto e l'altro, l'oliva che galleggia nel bicchiere si muove.
Ramona Moresco resta a osservarlo silenziosa, mentre il fotografo gli gira attorno per immortalarlo nella posa migliore. E lo guarda, rapita da quel fisico filiforme e attraente, le gambe accavallate e le spalle spiegate con naturalezza e insieme alterigia. Lui se ne sta a suo agio dentro una camicia talmente bianca da bruciare l'obbiettivo. E quel completo, il panciotto identico alla cravatta e i pantaloni dello stesso tono di fondo, pieno di piccoli arabeschi colorati ne fa un principe senza corona. Ma incredibilmente degno del titolo.
"A posto, grazie". Il fotografo fa un passo indietro e, ottenuta l'approvazione della giornalista, rimette la camera nella borsa e si accomoda lì vicino. Il ragazzo del pannello riflettente fa altrettanto.
La Moresco ispessisce la voce, sa che l'intervista per la quale si è meticolosamente preparata non andrà come si aspetta. Perché conosce l'interlocutore, un tipo da cui guardarsi sempre, davanti e dietro le spalle, ed è proprio quello il bello.
"Signor Re, credo sia superfluo complimentarmi per il suo stile. D'altronde, è stato indicato da Vanità Italia come l'Uomo più elegante dell'anno. Ci troviamo qui per questo".
Damiano le sorride ancora, stavolta con maggiore impegno. E prima di rispondere si bagna le labbra sottili con il Martini: "Così dicono, signora", la punta provocatorio. "E chi sono io per dar loro torto?".
"Non ha mai pensato di entrare nel mondo della moda?".
"L'ho fatto".
"Sarebbe?".
"Non c'è atelier della Metropoli che non abbia contato sui miei ordini. In pratica, li mantengo quasi tutti. Credo che il mio sia un impegno economico sufficiente per considerarmi il maggiore azionista delle più famose griffe nel raggio di venti chilometri".
"Allora non lascerebbe mai la pubblicità?".
"Non posso, mi ci ha ingabbiato mio padre ch'ero appena adolescente. L'Agenzia Re è moglie e matrigna, per me. Nonostante ciò, si dice che le tradizioni di famiglia vadano rispettate. Io le ho assecondate tutte e la coscienza è a posto".
"Interessante. Se la pubblicità non era la sua passione, mi sveli di cosa avrebbe voluto occuparsi".
"Niente in particolare. Vede", Damiano Re si sistema il polsino della camicia, due gemelli d'oro brillano tra le sue dita curate, e subito si riprende il bicchiere. "Io sono un buono a nulla, dunque un posto vale l'altro. Deluderò in ogni caso, è questa la mia garanzia".
A quel punto, Ramona Moresco posa la penna sul taccuino e, con un sopracciglio sollevato, osa una domanda che non aveva incluso nella lista: "Lei ha sempre voglia di scherzare, vero?".
"In realtà, scherzo molto poco".
La giornalista non può saperlo, ma Damiano è sincero nel controbattere. Il suo successo non è mai dipeso dai suoi sforzi, almeno non prima dell'ultimo minuscolo anno. Che, paragonato a una vita lunga trentacinque, non è poi granché; vi pare? È così, non c'è ironia. Solo che nessuno è disposto a crederci.
"Parliamo di abiti. Perché adora gli arabeschi?".
"Mi somigliano". Per un attimo, gli occhi azzurri di Re svirgolano in fondo alla terrazza. Ramona Moresco si volta e intravede un uomo basso e tarchiato, dai folti baffi brizzolati e la pancia gonfia. "Mi scusi, il dovere troppo spesso mi chiama. E non lo fa sotto forma di ammiccante odalisca, ma del burbero Corrado Sermenti, il mio braccio destro".
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Il diavolo dorme con la marsina
ChickLitMi chiamo Damiano Re e chi mi conosce sa che sono stato il cattivo di una storia. Allora, la principessa non era la mia e il principe non ero io. L'amore che provavo era tutto e solo rivolto a me stesso. Finché non ho incontrato lei, la donna dai ca...