Controllo che il bavero della giacca sia sollevato, prima di sporgermi sul marciapiede.
Susanna Bonocore fa lo stesso, visibilmente eccitata: "Nota qualcuno di sospetto?", sussurra guardandosi attorno.
"Non mi pare", affondo il collo tra le spalle. Ma tu guarda cosa mi doveva capitare: coinvolgere la responsabile del mio corso accademico in un'operazione di depistaggio, che a dire il vero non ho mai sperimentato prima. Dannato sia tu, Damiano, e le tue trovate!
"Mandiamo avanti la ragazzina", sento scandire in tono lapidario. Ora che la prova dell'abito da sposa è terminata, l'atelier non può più fornirci riparo da obbiettivi indiscreti. In pratica, è una sentenza già scritta, tremo; ma, in fondo, la rossa verrà pagata, scommetto profumatamente, per immolarsi nel nome del mio anonimato. E lei l'ha capito: non perde tempo, la professoressa. Bisogna che la sacrifichiamo. E questa nota sadica del suo carattere mi spiazza: l'avrà aiutata a fare carriera all'Università, facendole dormire sonni tranquilli, mentre mortificava nel nome del merito - il suo - colleghi meno agguerriti? Be', sto per averne la prova, perché la vedo afferrare il braccio della mia controfigura ancora sulla soglia dell'atelier e, a suon di vai!, accompagnarla nel mezzo della strada: "Sa meglio di noi cosa deve fare, non ci deluda!", la incita spudorata.
Sgrano gli occhi: è davvero Susanna Giuli Bonocore quella che sta organizzando la mia fuga e, ora, mi fa segno di seguirla? Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto professionale in laboratorio, noi due, ma così stento a riconoscerla. E mi piace, accidenti, mi piace davvero.
"Daniela, come è messa a livello di neurotrasmettitori?".
Questa poi!
"Intende...".
"Certo, svegli i neuroni e lavori di muscoli. La fermata della metropolitana è dietro l'angolo".
"E vuole andarci di corsa, professoressa?".
"Logico. Non si incupisca, per carità. Quando si incupisce, invecchia di dieci anni. Forza! Se esita ancora un po', si accorgeranno di lei".
Ma chi? Chi vuole che presti attenzione alla sottoscritta? Sono solo le precauzioni inutili di Damiano. È lui quello abituato a seminare paparazzi, a coprirsi il viso per disinnescare una fotografia che gli è stata rubata, ad allontanare soggetti sospetti. Come questo qui, un tipo aitante vestito alla buona che se ne stava appoggiato a un'auto in sosta: mi ha appena puntata ed è scattato per raggiungermi a grandi falcate.
Oddio. Che sta facendo? Mi raggiunge a grandi falcate, eh sì: è me che vuole.
"Eccone uno!", si dimena difatti la Bonocore, indicandolo con il braccio tirato.
"Signorina, aspetti!", si avvicina intanto l'altro con una velocità che mi suggerisce che, forse, Damiano non aveva tutti i torti. Ci sono giornalisti pronti a catturarmi e a strapparmi parole smielate dalla bocca.
"Non scappi! Il signor Re...".
Ma cos'è questa, una domanda? L'intervista è già cominciata e io nemmeno me ne sono accorta? Non riesco a vedergli le mani, ma sento che stringe tra le dita almeno due macchine sparaclick. Comincio a sudare: nessun giornalista deve sapere chi sono, voglio tenere la mia faccia per me, o dovrò mettere sotto sforzo i neurotrasmettori per il resto dei miei giorni, notti comprese.
A questo punto, dove cavolo sta la controfigura, visto che serve?
"La rossa. Dove l'ha trovata, quella rossa, il suo fidanzato?", la Bonocore mi ha letto nel pensiero. "Che razza di diversivo ci ha creato? È andata in dispersione!".
"Ma quella è solo mia cugina", allarga le braccia il paparazzo in incognito al trotto. "Un attimo, signorina, la prego!".
Sua cugina? Io e la Bonocore ci guardiamo esterrefatte.
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Il diavolo dorme con la marsina
ChickLitMi chiamo Damiano Re e chi mi conosce sa che sono stato il cattivo di una storia. Allora, la principessa non era la mia e il principe non ero io. L'amore che provavo era tutto e solo rivolto a me stesso. Finché non ho incontrato lei, la donna dai ca...