1. Un diavolo

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"Daniela, cara, si fermi e mi dica: ne è proprio sicura? Crede sia davvero quello giusto?".

Siate sincere. Quante volte vi siete sentite rivolgere questa domanda? Credo un'infinità. E forse, con il passare degli anni e dei fidanzati, ci avete anche fatto l'abitudine. Be', io no.

Il punto è che a me non è mai successo, prima. Voglio dire, io sono Daniela Acquadro: non parlo a sproposito, non agisco mai di pancia, ogni mio pensiero finisce con lo stesso acronimo: c.v.d. Come volevasi dimostrare.
La scienza è così, ammette dubbi solo per trovare certezze. E io sono una scienziata, una vera groupie dell'acido desossiribonucleico e del cracking catalitico a letto fluido. Perché non dovrei essere sicura? Ma qui, me ne rendo conto, non si sta parlando di leggi incontrovertibili: si parla di me. E sopratutto di lui, Damiano.

"Non mi fraintenda". Susanna - pardon, la dottoressa Bonocore con la quale collaboro alla Statale - strabuzza gli occhi e le pesanti ciglia finte, che sbatte di solito con una certa insistenza, adesso vibrano all'improvviso: "Io non sono il tipo di donna che si ferma all'apparenza. Non giudico Damiano Re per il fatto di essere bello, ricco e strafottente. No, tutt'altro. Mi preoccupo per la mia pupilla, perché, Daniela, è così intelligente da sapere di essere una delle più promettenti dottorande della Facoltà. Le pare? Saperla fidanzata con un libertino di alto lignaggio mi dà da pensare. E voglio essere sincera: c'è una sola cosa che mi fa dubitare di lui".

"Sarebbe?", deglutisco un po' spiazzata.

"Lei, cara".

"Io?".

"Certo!".

Non so perché, ma mi sta salendo una terribile voglia di strappargliele ad una ad una, quelle ciglia insolenti. La Bonocore si merita il soprannome perfido che circola in Facoltà, e che io non ripeterò per rispetto. Ma dopo questa uscita posso garantirvi che se l'è guadagnato, credetemi.

"Non si offenda, piuttosto ragioni. Non posso credere che non abbia considerato la siderale distanza tra i vostri mondi. È lei l'unica vera alleata sulla quale può contare, per valutare con lucidità e pragmatismo certe scelte, ma non mi è chiaro il motivo di tanto rimbambimento, ecco".

L'amore, razza di cinica che non sei altro. L'amore.

Alzo le spalle e provo a mantenere la giusta compostezza. D'altronde, sono appena stata circondata da tre commesse elettrizzate che mi spingono verso il camerino e un velo chilometrico già mi pende dalla testa. Non posso esplodere dalla rabbia, la bava alla bocca non si addice a una futura sposina.

"Oh, professoressa, la prego, vuole mica aggiungersi al coro di scontenti che danno al mio matrimonio pochi mesi di vita?".

Vuole, invece: l'ha appena fatto. Proprio così, la referente per il mio dottorato in Chimica è solo l'ultima di una lunga serie di dispensatori di consigli non richiesti che credono di dovermi salvare dall'ego sovradimensionato del mio fidanzato. E ci prova con tempismo discutibile, per di più nel posto peggiore in cui ci saremmo potute trovare. Nell'atelier dove è stata fissata la prova finale dell'abito da cerimonia. Il mio.

La Bonocore mi parla fuori dal camerino e le sue sentenze rimbombano ancora più fastidiose. Davvero non credevo arrivasse a prendersi tanta confidenza. Le ho forse chiesto la sua benedizione?

"Lei ha sempre collezionato cactus, Daniela. Lui, a quanto raccontano i giornali, ha sempre collezionato donne. Mi pare evidente che i pezzi in mostra sui vostri rispettivi scaffali siano, diciamo, inconciliabili. Non trova?".

Accidenti, ricordatemi perché mi sono trascinata dietro la Bonocore! Ah sì, forse perché la mia migliore amica e futura testimone Rossella, nonché socia in affari di Damiano all'agenzia pubblicitaria Re, si trova a Istanbul con suo marito, che è anche il cugino di Damiano, e io avevo il disperato bisogno di un parere femminile. Uno a caso.

Il diavolo dorme con la marsinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora