Tutti abbiamo delle brutte giornate.
Se vuoi bene a qualcuno, faglielo sapere.
Berlino. 1949.
Magnus Obermann era un uomo semplice.
Amava il suo lavoro e sua moglie. Quando aveva una bella giornata, le portava sempre dei fiori e poi facevano l'amore.
Quel giorno pioveva a Berlino Est.
«Buongiorno, Herr Obermann. Spero che lei debba ancora fare colazione.»
Klaus era un sergente, esattamente come lo era stato nell'esercito sul fronte orientale. Di orrori ne aveva visti un bel po', ma aveva conservato una certa ironia ed un buon autocontrollo. Quello che non era riuscito a conservare, tuttavia, era stato il suo braccio sinistro... ma non ne aveva fatto un dramma, già si reputava fortunato ad esserne uscito vivo.
«Buon Dio, Klaus. Mi hanno detto che era uno schifo qua sotto, ma la puzza è insopportabile. Che cavolo è successo?»
«Ci ha chiamati il custode, Peter Vogel. Dice che è sceso alle sei e mezzo come sempre, per portare il caffè ai poveretti che si fanno la notte all'obitorio...»
Klaus intanto avanzava agitando la torcia davanti a sé, ma il corridoio era stretto e c'era sangue dappertutto.
«Qualcuno ha toccato qualcosa?», quasi sussurrò Obermann, cominciando a calarsi nel lugubre scenario.
«No, tranquillo... sono sceso con un paio dei ragazzi, ma li ho rimandati di sopra ad aspettare il medico legale. Con quella paga misera che si ritrovano, non è giusto che debbano vedere un macello simile.»
«Ah! Il solito Klaus dal cuore d'oro!», sentenziò Obermann.
Poi scavalcò quelle che sembravano le gambe di una giovane donna e si accorse che mancava la parte superiore del corpo.
Deglutì e chiese al partner: «dov'è Vogel adesso?»
«Lo abbiamo dovuto portare di sopra, Heidegger sta cercando di calmarlo ma il tipo era fuori di testa... un omone di due metri, cristo santo... e continuava a piangere e a dire che questa è l'opera del Diavolo!»
«Questa roba farebbe andare fuori di testa chiunque. Ricordi? Te l'ho già detto che la guerra ha risvegliato il Diavolo», suggerì Obermann all'attempato compagno.
«Non voglio saperne niente di diavoli e streghe questa settimana. Ho promesso a mio figlio che lo porto a pescare e cascasse il mondo,
sabato ce ne andiamo a Plötzensee!»
I due volkspolizisten arrivarono alla fine del lungo corridoio e Klaus entrò nell'ultima porta a destra.
L'illuminazione era decisamente migliorata e la camera mortuaria appariva aliena e disturbante.
Le bianche piastrelle che rivestivano pareti e pavimentazione avevano ceduto il passo ad un rosso spento che sovrastava violento quasi ogni superficie. Gli alloggiamenti delle celle frigorifere erano aperti, a terra si riversavano pezzi di cadaveri tranciati di netto.
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Impara ad amare in 21 giorni
General FictionImpara ad amare in 21 giorni è una raccolta di storie brevi intrecciate tra loro per narrare la mia visione del mondo, lanciando nel contempo una serie di messaggi culturali e inclusivi, a tutte le tipologie di lettori. Ogni capitolo si svolge in un...