Da gli occhi di un bambino

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Mi svegliai, aprii gli occhi per la prima volta nel 1932 e vidi quella che doveva essere mia madre, senza un padre, marito, vicino. Mia madre non si sposò mai, non so chi sia mio padre quindi. Feci i miei primi passi e nacque mia sorella nel 1934, e dopo poco mio fratello nel 1936. Tre poveri bambini cresciuti da una povera madre, che ci battezzò in segreto perché non era sposata, che ci chiudeva in cantina senza cibo perché doveva andare a lavorare e che ci ab.... La mia povera mamma ci voleva bene, ci ha accuditi, ci ha sfamati per un piccolo periodo di tempo. Ma la mamma è sempre la mamma ha fatto quello possibile, per noi..o per lei...Ho vissuto in  un piccolo paesino tra Francia e Piemonte, San Beltrán in Val di Susa. Una casetta piccola piccola su una collina piccola piccola. Con un cuore piccolo piccolo e un'anima piccola piccola. Purtroppo all'età di nove anni scoppiò una brutta guerra. Fece tanti morti, tante tragedie e tanti tanti bambini senza più un IO .All'età di sette anni, un giorno ci prese, ci incamminammo verso un posto misterioso. Arrivammo subito dopo un lungo stupido viaggio, in questo magico edificio 'COLLEGIO BARDONECCHIA' questo scritto sul cartello. Ma ero piccolo non lo sapevo, ero analfabeta non capivo cosa era scritto su quella lastra di ferro arrugginita. Così entrammo, e non  uscimmo più. La mia mamma con molta calma e molta fretta dettò i nostri nomi a una signora un po' vecchiotta. Io il più grande, la mia sorellina e poi il mio  fratellino. A mia sorella diede le valige a me quel povero fagotto. Ci guardó nei nostri occhi pieni di quella stupida speranza e inconsapevolezza infantile, e ci disse 'Addio mie gioie, starete molto meglio quí che con la mamma. Perché io vado in posto lontano, la grande orgogliosa Francia. Andrò a Lione, una città che voi non potete neanche immaginare. Ma è pericoloso viaggiare durante questo periodo di tensione per voi bambini, io starò bene ma mi mancherete così tanto, vi penserò ogni giorno che passa ogni ora ogni minuto persino ogni secondo. Mie luci abbiate speranze, così dopo la guerra riuscirò a trovarvi in mezzo a tutte le luci che ci saranno lì ad aspettare'.La guerra, la mia piccola testolina non riusciva a comprendere, la guerra era iniziata, ci mise in salvo. Così dicendo uscì da quella porta di legno con una finestrella. La vedemmo andare via, passo dopo passo, non si girò nemmeno una volta, non pianse nemmeno una lacrima...la vecchia signora ci chiamò e ci invitó a seguirla nella nostra stanza. Le pareti erano bianco latte, le candele spente, e la cera ancora calda cadeva a terra, sul pavimento di piastrelle. Uno stanzone con un sacco di altri bambini, tanti lettini e valigette. Passetto e passetto sempre più vicino al mio letto. Lenzuola giallastre, cuscino di pietra, un hotel in pratica. E mi chiamò, la mamma? La signora più giovane che mi diceva ' andiamo a fare un bagno Alberto. Alberto Pont' Pont era il cognome della mia mamma, e sì perché non avendo un papà ci diede il suo brutto cognome. Passarono settimane, e la mamma non tornò mai più. Ogni giorno chiedevo di lei 'ma quando arriva?' 'è arrivata la mamma?' 'c'è qualche sua lettera?'. Le signore si erano un po' stufate, ma non potevano dirmi la verità. Un bel giorno di luglio, mentre i passerotti cinguettavano e gli alberi avevano foglie verdi, chiesi alla signora più giovane, se questa brutta guerra fosse finita. La signorina rimase un pochino stupefatta. Era insensato il mio discorso, la mia innocente domanda non aveva il benché minimo senso. 'quale guerra dolce Alberto?' 'non c'è nessuna guerra iniziata o finita'. mamma... mamma.... mamma. La risposta della signorina mi rimbalzò nella testa, 2, 3, 20 volte. Nessuna guerra iniziata o finita. Tutta una piccola bugia, perché? Occhi spenti, speranza svanita e fiducia distrutta. La rabbia, la tristezza salirono le scale per la mia mente. Mi diede vita, gli diedi sorrisi nelle difficoltà evidenti. Non provava nulla, parole al vento. Tutte stupide inutili parole per girare intorno al vero concetto. Voleva solo scappare, dalla responsabilità, affidarla ad altri. Piccolo cuore, piccola anima. Scappata, scomparsa, rinata. Distrutto, spezzato. Non dissi una parola alla signorina. Zitto zitto, pensavo alla mia mamma. Sono un errore? Siamo errori? Bambini nati e odiati? Lacrime a cascate, dai miei occhi vuoti, all'improvviso mi sfogai, iniziai ad urlare tutto quello che mi passava nella testa nel mio cuore. Parole crude ma vere. Sfogai tutta la rabbia, la delusione. Mentito mentito e mentito, fece solo questo quella donna. Mio fratello aveva 3 anni mia sorella 5. Non gli dissi nulla. Stetti zitto, dissi che avevo avuto un incubo. Non potevo dirgli cosa aveva fatto, per sbarazzarsi di quei poveri stupidi incoscienti. Tutte le notti, avevo lo stesso identico pensiero, volevo le peggio cose. A volte mi fermavo a pensare in quel cortile malato dove avevo passato già 1 anno della mia vita. Quando mi chiamavano per cognome mi sentivo preso in giro. Chissà se le signore lo sapevano. Come facevano a guardarmi con quell'orribile , indignato sorriso tutte le volte che avevo le lacrime agli occhi. Dirmi che un giorno sarebbe ritornata, abbracciarmi dicendomi non preoccuparti piccolino. Mostri senz'anima. Ma più ci pensavo e più volevo scappare. Perdermi in un bosco di ricordi, in cui sembrava felice di vederci, di coccolarci, sentirci. Non posso, non posso pensare veramente che abbia potuto fare questo. Abbandonarci per rivivere. Si è fatta una doccia, si è fatta scivolare i suoi problemi, spediti nello scarico, e uscita pulita ha cominciato un altro giorno. Nessuna lacrima dai suoi piccoli occhi innocenti. Durante questo periodo di mesi e stupide lacrime versate per sbaglio, la mia sorellina venne cancellata dalla mia vita per sempre. Una mattina grigia, una coppia di persone adulte venne nella nostra grande prigione. E come si scelgono dei pantaloni, scelsero mia sorella. 'sei molto carina, piccolina qual'è il tuo nome?' '...' per qualche motivo sconosciuto non professò parola, sembrava avesse paura. Tremava come una foglia lasciata al vento. Non avendo risposta, la cancellarono dall'elenco, e così la vita sensibile della mia piccola sorellina solare, cambiò del tutto. La presero per un braccio. Non voleva andare con quegli sconosciuti. Lasciare la sua vita, su quel lettino dove ha dormito per mesi. Lasciare le persone care per una seconda volta. Un impulso, uno sbaglio prese la mano di quella bambina. Ma questo non fu preso dalla coppia. Quelle scarpette zampettarono fino alla porta d'uscita, mai aperta. E come la mamma, se ne andò. Lasciando dietro di sé un fiume di tristezza ma allo stesso tempo felicità. Io solo potevo capire. La mia dolce, sorridente sorella era svanita. Il vento l'aveva portata via da me in un posto, veramente magico questa volta. Una famiglia, una casa, una vita completamente ricominciata. Sono felice per te, Antonietta.

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