𝘈 𝘭𝘪𝘵𝘵𝘭𝘦 𝘣𝘪𝘵 𝘰𝘧 𝘮𝘦 𝘪𝘯 𝘺𝘰𝘶.

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Non sapevo come le successive giornate le avrei passate. Se in continuo tormento, o in modo più leggero delle precedenti. Ma il punto è che dalla mia testa l'immagine del suo volto, della delusione dai suoi occhi, non svaniva. Eppure continuavo a ripetermi che era per una giusta causa, che non era lontano da lui che volevo stare, ma da ciò che avrei potuto procurargli standogli io tanto vicino, donandogli la sola illusione di poter avere un minimo di ciò che lui desiderava. 
Eppure mi chiedevo cosa fosse che mi teneva lontano dal solo pensiero almeno di provarci? Di dare una possibilità ad una persona tanto dolce e disponibile nei miei confronti? Eppure la risposta che la mia testa mi proponeva era totalmente diversa dalla sensazione che avevo al petto.
La testa mi diceva semplicemente che non potevo lasciarmi andare, che non potevo permettermi nuovamente di sopportare una sofferenza come quella inflitta nei tempi scorsi a causa di mio padre. E se un giorno, anche Lucien, avesse avuto il malsano desiderio di leggere nei miei occhi e nella mia voce il senso di paura, il terrore? Non potevo permetterlo. 
Ma per un istante la mia mente raggiunse quegl'istanti trascorsi in sua compagnia, fra libri, fra i sorrisi appena accennati, la sua interpretazione di un qualsiasi dialogo riguardante i miei libri preferiti che, solo pensandoci in quel momento, mi resi conto lui li avesse letti tutti. 
Eppure, Leonyd, era stato per me rifugio in una giornata di tempesta. Mi ha lentamente attirato nel suo mondo, in questi pochi mesi trascorsi dalla nostra conoscenza, senza nemmeno mai aver avuto il bisogno di sfiorarci, ci stavamo scoprendo, giorno dopo giorno. 
Eppure, vederlo con Venere, mi faceva sentire quella sensazione di totale agonia, come se lei fosse il centro del suo mondo, come io avevo fatto in modo lui fosse il centro del mio. Eppure, dopo qualche giorno dall'incontro con Lucien, decisi di tornare nella Libreria di Leonyd, senza dire nient'altro al mio ingresso se non un semplice ''buongiorno.'' 
Il volto di Leonyd si alzò di colpo e mi venne incontro quasi fosse la cosa più importante in quel momento, e forse lo era dal volto coperto da rughe di preoccupazione rivolte a me, e solo a me. 
Mi guardò, mi accarezzò le braccia quasi come se volesse essere sicuro di non avere dinanzi a sè un fantasma e, prima che potessi dire altro, mi avvolse nella dolcezza di un suo abbraccio. Nel calore del suo corpo che mi fece tremare appena, lasciandomi andare ad una tale delicatezza che solo lui era in grado di mostrarmi. E le mie braccia avvolsero lui, stringendolo  quasi come per paura che potesse scivolarmi via dalle mie sottili braccia, eppure nonostante la forza, lui non osava allontanarsi. Appoggiò il suo capo contro il mio petto, ed ebbi paura. La paura che sentisse quanto io desideravo più di quello, di come il mio cuore battesse in sua presenza e, allora, piano si allontanò restando a guardarmi, per la prima volta, in modo diretto negli occhi. 
Non capì inizialmente perchè fosse tanto silenzioso, ma quando girò il cartello del negozio su ''chiuso'' capì. Non era ciò che solo io volevo. Mi desiderava, mi bramava a sua volta.
Chiuse totalmente le porte e coprì le finestre così che nessuno potesse arrivare a disturbare. 
Si riavvicinò a me, mentre ero immobile contro uno degli scaffali che pochi giorni prima avevo aggiustato io stesso, con tutti i libri da autore ad importanza. 
Una sua mano si permise di prendere la mia, mettendo palmo contro palmo, così da misurarne la differenza. Eppure i suoi occhi non abbandonarono mai i miei, e fu ciò a farmi totalmente crollare. 
-Non.. posso.- 
Dissi allontanando istintivamente, dopo qualche istante, la mano dalla sua. Mi stava toccando, e mi sentivo bruciare. Perchè lo desideravo, lo volevo addosso, ma al tempo stesso ne avevo un timore non indifferente. Eravamo amanti attraverso sguardi fugaci e il nostro solo sfiorarci con le parole che sapevano l'uno dell'altro. 
Il motivo per il quale non ho potuto dare a Lucien ciò che più desiderava era lì. Era perchè, ciò che lui desiderava, io già lo stavo donando a Leonyd. Stavo annegando in quei suoi occhi di un nero pece, tanto profondi da non riuscire ad uscirne. 
Alle mie parole, lui lentamente annuì, comprensivo. Ma vidi le sue mani prendere i miei polsi con delicatezza, e quasi gli occhi si colorarono di un nuovo colore, di un nuovo desiderio ad ogni suo tocco. Quindi, le guidò fino ai suoi fianchi, lasciando io potessi toccarlo, tenendo lui però le mani lungo i fianchi. 
Non mi ha mai chiesto niente del mio passato, ma era riuscito a scavarmi dentro fino a trovare il mio terrore nel farmi toccare. 
Ma non riuscì a capire più molto in quel momento, perchè mi addossai la responsabilità di poter bruciare di lui. 
Mi avventai, su ciò che mi spettava. Su chi mi spettava di diritto. Le mie labbra non fecero in tempo ad azzerare le distanze dalle sue che subito lo presi fra le braccia, tenendolo da sotto le gambe, e lui avvinghiato a me. Lo portai sul bancone dove vi era la cassa, in modo che potevo spogliarlo oltre che dei vestiti, anche di quel muro che ormai era già crollato. 
Ci spogliammo, eravamo diventati folli in pochi minuti dal nostro ennesimo incontro, l'uno dell'altro. La sua bocca non volle saperne di abbandonare la mia fin quando non fui totalmente nudo dinanzi ai suoi occhi, così che potesse passare dalle mie labbra al collo. Tortutandomi, facendomi ansimare di un piacere che fino a quel momento non avevo mai sentito il bisogno di sentire. Mentre lo spogliavo a mia volta e lui era occupato a torturare la mia pelle, tornò su con le labbra fino a raggiungere il mio orecchio, al quale iniziò a parlare con un tono che lasciava libero spazio alla totale immaginazione. Era sensuale anche nel suo toccarmi il petto e attirarmi a lui tenendomi fra le sue gambe, e Dio solo sa tutto ciò che ho desiderato fare su un corpo tanto.. poetico quanto artistico. 
《Evenice, sei maldestro, eppure hai atteso così a lungo un qualcosa che dall'inizio ti spettava. Sei sempre stato tanto rispettoso con gli altri? E so' che non ''potevi'' perchè un'altra persona ha osato toccarti. Lo vedo nei tuoi occhi, nel tuo esitare a toccare me, e il suo odore è ancora presente su di te. Ma io non voglio quello, io voglio il tuo di odore, su di me. Quindi ti chiedo, ti supplico, di rovinarmi.-》
Me lo chiese in sussurri, misti a respiri lenti, quasi a voler riprendere fiato perchè, nel mentre mi stava dicendo tutto ciò, le mie dita erano già arrivate alla sua entrata per poterlo preparare. Per poterlo preparare a me, per far sì di prendermi ciò che volevo, che da tempo avrei già dovuto prendermi 
E, dopo averlo preparato, lo girai di colpo, facendo sì che potesse piegarsi sulla scrivania dove vi era presente la cassa, a destra. Era piegato per me, ad aprirsi totalmente a ciò che gli avrei dato, attendendo di prendersi tutto, senza mai lamentarsene, senza tirarsi indietro. 
E finalmente lo sentì; il calore del suo corpo avvolto attorno alla mia essenza, che con prepotenza si era insinuata in lui, provocando un urlo straziato da parte sua, che ammutolì con una mano avvolta attorno alla sua bocca, lasciando che due dita potessero addentrarsi fra quelle sue labbra che poco prima mi avevano strappato un ansimo, col solo parlarmi.
E iniziai a spingermi così in fondo a lui da sentirlo totalmente perso per me, sotto di me, ad inarcare la schiena, mostrando appena i suoi occhi stretti in un dolore che man mano gli si stava trasformando in piacere. 
La sua mano venne all'indietro; voleva toccarmi nonostante sapesse che non lo lasciavo fare. Ma decisi che lui non sarebbe stato una qualunque persona. Lui sarebbe stato ''IL TOCCO.'' quello che mai avevo ricevuto in vita mia. 
E decisi, quindi, di uscire dal suo corpo solo per poterlo girare, prenderlo in braccio e, posato contro il muro, col suo corpo sudato e avvinghiato al mio, prima di rientrare, con ancor più prepotenza. 
Mi ritrovai dinanzi ciò che di più bello la natura potesse mai aver avuto idea di poter creare; quei suoi ricci sulla fronte sudata, gli occhi altrui che cercavano i miei, intrisi di un luccichio di lussuria evidente, con le guance di un roseo non indifferente. 
Un  suo braccio aggrappato attorno al mio collo, e la sua mano contro il mio petto, occupato a graffiarmi, a lasciarmi il suo marchio, il segno evidente che gli appartenevo, che ero suo, al di sopra del resto delle cicatrici che notò solo molto dopo. 
E ci lasciammo andare, in un intenso ansimo, l'uno col volto nascosto all'incavo del collo dell'altro, senza dire nient'altro, se non spezzare il silenzio con quei respiri affannati dal rapporto che ci aveva totalmente consumati, appagando me dei sentimenti che avevo accettato di sentire per quel ragazzino che avevo fra le braccia. E appagando lui, che non desiderava altro se non le attenzioni da parte mia. I miei occhi addosso e le mie mani a prendersi tutto di lui, oltre che il suo corpo, anche cio' che faceva di lui ''Leonyd.''
-Alla fine hai letto ciò che giorni fa ti ho consigliato di leggere?- 
domandò improvvisamente, ed io sollevai il volto dal suo collo per poterlo guardare, confuso da quella improvvisa domanda. 
《Leonyd, tu credi davvero che, dopo averti scopato in questo modo, i miei pensieri tornino a ciò che mi hai consigliato giorni addietro, senza nemmeno ricordare cosa tu mi avessi consigliato, ovviamente?-》
domandai, con una lieve risata che dalle labbra mi sfuggì per quel momento, mentre eravamo inermi, stretti l'uno all'altro sul pavimento, lui intento ad accarezzare il mio petto, ed io i suoi ricci, coi quali giocavo, e che ogni tanto stringevo. 
Il suo volto lo sollevò per potermi guardare e sfiorò le mie guance con le dita, prima di aggiungere. 
《Ho pensato di non rivederti più, quando mi hai incontrato con Venere. Ho capito, solo in quel momento, che guardavo solo te. La paura di perderti mi ha fatto male, il solo pensiero che non avrei più potuto vedere questo dono, questa magnificenza racchiusa in una sola persona. In te.》
sussurrò, e sul mio viso, oltre che lo stupore, si fece spazio anche un largo sorriso. Non per stupore, appunto. Ma per la felicità. Come potevo anche solo pensare di poter dare la possibilità a qualcuno che non fosse lui? Tutto ciò che nella mia vita ho cercato, non era un cosa ma, bensì, un chi. E rimanemmo così, per minuti, o per ore, senza il bisogno di una mia risposta in quel momento, visto che i miei occhi e i miei gesti parlavano già per me più di quando avessi voluto facessero, fin quando non venne il momento di rivestirci, per riaprire il locale, dopo averlo ripulito da noi, dai residui che avevamo rimasto dei nostri baci, dall'odore delle pelli a scontro, dall'evidente tensione che fra noi si respirava, e stupido vi era chi non se ne rendeva nemmeno conto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 13, 2022 ⏰

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