Era un solito venerdì mattina, uno come tutti gli altri. Ero sveglia da qualche minuto appena e non avevo neanche avuto il tempo di dare un'occhiata al calendario che dovetti scaraventarmi fuori dal portone di casa per il mio evidente ritardo. Corsi il più velocemente possibile, rischiando più volte di cadere o far cadere qualcun'altro o addirittura farmi investire, per non arrivare in ritardo. Ovviamente, non bastò. La campanella aveva già suonato da una ventina di minuti. Entrai in classe quasi sbattendo la porta, avevo il fiato corto e il petto che si alzava e abbassava velocemente per lo sforzo. Appoggiai le mani sulle ginocchia e non mi accorsi della prof. di matematica che mi stava squadrando da capo a piedi. Alzai la testa e incrociai il suo sguardo. Le sorrisi come un ebete e dopo essermi scusata filai a testa bassa al mio posto. Anche la mia compagna di classe, Lydia, mi squadrò leggermente. Non diedi tanto peso alla cosa, lei era così, ti guardava dalla testa ai piedi e poi se ne tornava a farsi i fatti propri.
- Sai che giorno è oggi vero?- mi chiese mentre tiravo fuori dallo zaino i libri.
-Venerdì?-
-Si, ma intendo il numero...- no, non lo sapevo. D'altronde non avevo neanche avuto il tempo di fare colazione. La guardai confusa e lei tirò un sospiro scocciato.
-è venerdì 13.- non ero una persona superstiziosa, però se c'era una cosa, una sola cosa che mi spaventava più del barattolo di nutella vuoto, era il venerdì 13. I miei occhi diventarono più grossi di quelli di un cervo per la strada. Avevo lo sguardo perso. Tutto ciò non prometteva niente di buono. Ogni anno capitava un venerdì 13 e ogni anno era la stessa storia, qualcosa di brutto capitava alle persone che più amavo. Inizialmente pensavo fossero tutte coincidenze, cose che sarebbero potute capitare a chiunque e che il giorno non c'entrava niente. Ma le coincidenze erano fin troppe. La campanella che segnava la fine della lezione mi riportò sulla Terra. Non avevo ascoltato una singola parola di tutta la lezione. Ero preoccupata e in ansia per i miei amici e la mia famiglia.
-Allison? Allison, che ti prende?- scossi la testa e mi girai verso Lydia.
-Niente, sono solo preoccupata. Insomma, tu lo sai, no?- annuì e mi sorrise gentilmente.
-Si, però stai tranquilla saranno solo coincidenze no?- le risposi con un semplice sì e mi alzai per andare nell'aula della materia successiva.
La giornata era volata e finalmente potevo tornare a casa tranquilla. Tranquilla per modo di dire. In testa avevo mille paranoie e altrettanti film mentali. Arrivata davanti casa presi le chiavi e aprì il portone. L'odore di casa mi investì subito le narici e in quel momento, anche se per un attimo, tutti i pensieri negativi sparirono. In casa ero da sola, mamma e papà lavoravano sempre, il tutto solo per darmi una buona istruzione e per potersi permettere uno dei college migliori. Preparai il pranzo e mangiai sul divano guardando una serie TV, la mia unica compagna. Cominciai ad avvertire una sensazione strana. Non ci feci caso e continuai a mangiare tranquilla. Poco dopo avvertì un odore strano, era fortissimo ma non riuscivo a capire cosa fosse. Mi venne la nausea e smisi di mangiare.
Passarono altri dieci minuti buoni, quell'odore non era svanito, era più forte di prima. Sentì dei passi pesanti dal piano di sopra. Impossibile. Mi tappai un attimo le orecchie e chiusi gli occhi respirando profondamente. Continuavo a ripetermi che era tutto nella mia testa, che era frutto della mia immaginazione e del subconscio. Ma non era così. Mi alzai piano dal divano e presi la mazza da baseball di mio padre, era il primo oggetto che mi era capitato tra le mani. Le mie gambe tremavano e di conseguenza i miei passi erano piccoli e leggeri. Il legno del parquet scricchiolava leggermente sotto al mio tocco. Salì il primo gradino delle scale, il secondo, poi il terzo e anche il quarto. Arrivai a metà delle scale e sentì un ringhio. Io non avevo cani, né gatti. Abitavo vicino a una piccola foresta si, ma nessun animale poteva entrare in casa mia grazie al sistema di sicurezza. Il ringhio si fermò e ripresi il coraggio di salire le scale. Gradino per gradino. Mi girai di scatto quando sentì una presenza dietro di me. Una scintilla mi fece sobbalzare. Notai che il quadro elettrico era stato letteralmente sbranato. Graffi enormi sul muro e i fili tutti strappatii. Si spense la luce e rimasi quasi al buio, se non fosse stato per la poca luce del Sole rimasta fuori. Mi rivoltai verso le scale. Arrivai al piano di sopra e con le gambe di gelatina mi avviai verso camera dei miei.
-Mamma, papà?...- chiamai con la voce rotta.
-Siete in casa?-
Continuavo a guardare la porta infondo al corridoio. La porta della loro stanza. Era semiaperta e da essa arrivava una corrente gelida strana. Il tempo fuori si era fatto grigio, pieno di nuvole nere cariche di pioggia e fulmini. Il primo tuono si fece sentire e stavolta mi scappò un piccolo urlo. Mi ripresi subito appoggiando la mano sul cuore. Mi batteva forte, potevo sentirlo anche nella testa. Continuai a camminare e il corridoio sembrava non finire mai. Una volta giunta davanti alla porta con tutto il coraggio che mi era rimasto aprì la porta. La finestra era aperta. Le tende bianche erano sporche di sangue e sventolavano velocemente a causa del vento. Sentì i calzini bagnarsi e quando abbassai lo sguardo vidi una pozza rossa. Quello era l'odore nauseante che avevo sentito in precedenza.
Un fulmine illuminò tutto quando. Tirai lo sguardo su e vidi i corpi dei miei genitori pendere dal soffitto attaccati a una corda. Il sangue colava dal loro collo fino alla punta dei piedi. Urlai come non avevo mai fatto. Cascai per terra sporcandomi tutta di sangue e coprì la bocca con le mani. Si sentivano solo le mie urla di disperazione a paura. Sentì di nuovo una strana presenza dietro e mi voltai di scatto. Due occhi rossi mi guardavano dal fondo del lungo corridoio. Urlai chiedendo aiuto e a una velocità innaturale quegli occhi si avvicinarono.
-Ti prego no! Stai indietro! - un'altro urlo si fece spazio nella stanza. Quello cosa mi afferrò per le gambe e mi trascinò fino di sotto. Mi scaraventò contro la porta e sbattei la testa. La mia vista si offuscò per le lacrime e per la botta. Non capivo più niente. Quando riaprì gli occhi vidi Lydia davanti a me. Mi guardava con i suoi due occhi verdi.
-Lydia. Ti prego, aiutami!- gridai sconfortata.
-Io non sono Lydia.- disse la rossa.
-Lydia, ma cosa stai dicendo? Ti prego, aiutami!-
-Io non sono Lydia- disse scandendo le parole. Il suo sguardo divenne furente e urlò. Il suo urlo era un urlo strano, soprannaturale. Mi tappai le orecchie e feci una smorfia di dolore. Potevo sentire i timpani esplodere da un momento all'altro. Riaprì gli occhi e lei non c'era più. Ma i due occhi rossi sì, loro c'erano ancora. Si sentiva ancora lo scrosciare della pioggia, veniva giù forte e i tuoni non erano da meno. L'ennesimo fulmine spaccò il cielo e la figura fu' finalmente chiara ai miei occhi. Una bestia alta due metri, di un grigio scuro e dal manto grigio chiaro era davanti a me. Aveva le orecchie da lupo e i suoi occhi erano neri con l'iride e la pupilla rossa. Si mise sulle quattro zampe e con calma mi si avvicinò. Gattonai indietro il più che potevo implorando il lupo di lasciarmi andare.
-Che cosa vuoi da me? Ti prego lasciami stare! Ti supplico!- dissi tremante e con la voce spezzata.
Continuò ad avvicinarsi e l'ennesimo urlo mi uscì dalla bocca. Gridai un no e con un briciolo di speranza che qualcuno venisse a salvarmi. Ero in trappola e completamente alla mercé del Lupo Mannaro. Mi riprese per le caviglie e cominciò a farmi strisciare fuori di casa fino alla foresta. Provai ad aggrapparmi a qualunque cosa, ma la sua presa era troppo forte. La pioggia mi bagnò tutta e il fango del terreno si attaccò ai miei vestiti insieme alle foglie. Piangevo e gridavo aiutò. Non servì a niente. Il lupo allentò la presa sulle mie caviglie e mi fece sbattere contro un albero. Sentivo il suo respiro pesante e la rabbia che ribolliva in lui. Mi guardò. Il suo sguardo era agghiacciante. Era affamato, e io in quel momento ero l'unica cosa che potesse attirare la sua attenzione.
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One-shots horror
HorrorPiccola One-shots Horror tratta da un mio tema d'Italiano (si esatto, mi è uscita troppo bene per non essere pubblicata). Contenuti espliciti, se non siete abituati a storie Horror e siete sensibili non vi consiglio di leggerla.