Prima Parte

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É un freddo pomeriggio di Settembre, e sta piovendo da quando sono arrivata a scuola stamattina. Il cielo non da segni di voler smettere. La pioggia scende lenta e sembra voler accarezzare tutto ció sulla quale cade, non distruggerlo come solitamente sembra durante i temporali. L'unico suono che si puó udire é l'acqua sulla strada; é un suono triste, vuoto. Ogni tanto dei sospiri colmano l'assenza di voci umane. Sono appoggiata al muro, sperando che una tettoia mi protegga dall'acqua, ma la pioggia scivola ugualmente su di me. La mia unica protezione é un cappello grigio che la mia migliore amica mi ha regalato al mio scorso compleanno. Non siamo molte persone alla fermata del bus: io, Alessia (la mia migliore amica), e pochi altri ragazzi. Lei ha le cuffie nelle orecchie e non da segni di voler dire una parola. Lo conosco fin troppo bene quello sguardo. É successo sicuramente qualcosa tra lei e il suo ragazzo. -Ehi Ale...- mormoro -Ne vuoi parlare?- Ho timore nel chiederglielo perché ultimamente la risposta é sempre la stessa: -Non ora, sono stanca, voglio solo andare a casa e non pensarci piú- risponde. Ormai é quasi diventata una scusa per rimanere da sola. Quegli occhi sono cosí ogni volta che mi parla di lui. Spenti, senza luce, vuoti. Mi chiedo se un giorno anche i miei diventeranno cosí perennemente. Non che i miei occhi siano tanto piú allegri, ma i suoi sembrano non voler risalire dall'obblio. Non voglio insistere su qualcosa che non mi é necessario sapere. Preferisco distogliere lo sguardo da tanta tristezza, cosí inizio a guardare le persone alla fermata. Ho visto qualcuno a scuola, mentre qualcun'altro ai miei occhi é una faccia nuova. Il mio sguardo si posa sulla stessa persona che cerca da mesi. Anche lui bagnato ovviamente. Si capisce che non vuole aprire l'ombrello, anzi, sospetto che non l'abbia neanche portato a dietro. Sorrido alla sua ostinatezza. "Dio, ma come fa?" É bellissimo come sempre. Nessuno dovrebbe esserlo cosí tanto. Le ciocche castane sono un po' scompigliate e gli ricadono sulla fronte. La tempesta di lentiggini che ha in faccia spicca sotto tutti quei capelli e minaccia di travolgermi. Tutto questo dovrebbe essere illegale per me. Non ho mai trovato il coraggio di rivolgergli una parola. Nemmeno mi é mai venuto in mente qualcosa che avrei potuto chiedergli per iniziare una conversazione. Ora ha uno sguardo quasi divertito, forse sta cercando di reprimere un sorriso. "Oh ti prego sorridi, sorridi per me" prego mentalmente. Quel ragazzo ha un sorriso che é uno squarcio di paradiso. Ora lo sto proprio fissando, concentrandomi sui suoi dettagli. Mi rendo conto che mi sono soffermata fin troppo tempo a guardarlo quando scorgo lo sguardo interrogativo che mi rivolge. "Mio Dio, quegli occhi." Ma non possiedo le capacitá per reggere quello sguardo e devo abbassare il mio. Sono spaventata ogni volta che i nostri occhi si incontrano perché mi perdo sempre nel labirinto dei suoi e non riesco piú a uscirne. Fin dalla prima volta che é successo, mi hanno intrappolata in una gabbia, quei maledetti occhi castani, e non mi hanno piú liberata. In quella gabbia di paure e insicurezze di cui rimarró prigioniera. É impensabile l'effetto che mi fa ogni singola parte di lui. Ma l'attrazione non é sempre amore come dicono, due calamite uguali a volte si respingono. Ho il telefono in mano e gli auricolari nelle orecchie. La canzone che sto ascoltando ora é 'Boulevard of Broken Dreams' dei Green Day. In pratica, é la storia della mia vita. Mi rivedo moltissimo nel protagonista della canzone: come me si sente solo, pieno di speranza che qualcuno lo trovi, e paziente, perché sta aspettando da tempo ma é disposto ad aspettare ancora la persona che lo troverá. Si, é esattamente la mia biografia. Per un attimo mi rilasso, ascoltando la chitarra elettrica che conclude e alzo il volume per sentire dentro di me quei suoni. Voglio ridere in faccia alle persone che sottovalutano il potere che ha la musica. Il mio umore dipende interamente dalle canzoni che ascolto. Rialzo lo sguardo e per fortuna lui non mi sta piú guardando. Non credo l'avrei retto un'altra volta. Sembra distratto ora, é concentrato sulla pioggia che cade. Non ha idea di quanto darei io per essere solo per un attimo oggetto della sua concentrazione. Mi piace perché non é una di quelle cazzate da poeti falliti che esprimono la loro poesia stando sotto la grandine a bagnarsi. Lui é semplicemente se stesso. E credo di essermi innamorata di quella persona.

Ho provato a salvartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora