Il pullman arriva alla fermata con il suo frusciare e solleva le foglie, distraendomi dai miei pensieri. Ci mettiamo tutti in fila abbastanza ordinatamente e cominciamo a salire, uno per uno, su quel mezzo che ci avrebbe riportati a casa. Trovo due posti liberi e ne occupo uno prevedendo già che Alessia si sarebbe seduta accanto a me. Il pullman parte velocemente e io mi lascio alle spalle quel viale di foglie e quella pioggia scombinatrice. Lui é seduto vicino al suo amico sul sedile opposto al mio. Il viaggio non sarà corto, perció apro un'altra playlist sul cellulare e questa volta seleziono 'I wanna be yours' degli Arctic Monkeys. Lascio liberare la mia mente da tutti i pensieri concentrandomi sulle parole. Questa canzone é molto significativa per me. Imparo sempre tanto da quello che ascolto. Alex Turner inizia a cantare con la sua voce dolce e rilassante. "Secrets I have held in my heart are harder to hide than I thought, maybe I just wanna be yours... I wanna be yours, I wanna be yours" canta al ritornello. "Giá, 'forse vorrei solo essere tua', mi capisci al volo senza conoscermi, Alex." Sono molto vicina all'addormentarmi quando inizio a sentire delle voci che fanno da sottofondo alle mie canzoni. Cos'é quest'interruzione della quiete? Capisco che sta succedendo qualcosa dagli sguardi spaventati degli altri passeggeri ma non realizzo quello che succede. Solo dopo pochissimi istanti me ne rendo conto. Mi giro lentamente. Ora c'é un silenzio assordante di quelli di cui non aspetti altro che qualcuno interrompi. Tutto ció che percepisco é che si sono scagliate delle grida contro il silenzio, prima che il pullman sulla quale viaggiamo colpisce il camion che ha davanti. Con una forza violentissima, veniamo sbalzati tutti verso il fondo del pullman. Immagini scorrono davanti a me troppo velocemente. Accade troppo in fretta. Sento come una folata di vento, poi le gambe trascinate tutte da una parte e una forza che inizia a comprimermi. Non voglio rimanere intrappolata in quel punto perció salto subito fuori e cerco di trascinare anche Alessia fuori dalla spazio in cui é rimasta bloccata. C'é un'altra scossa violenta e finiamo tutti per terra. L'autista adesso inizia a gridare e ci dice di rimamere giù. Sento dei singhiozzi e gente che ansima. Poi, improvvisamente, un dolore lancinante. Proviene dalla gamba. Cerco di girare la testa per vedere cosa mi é successo ma lo sforzo é troppo grande e la testa mi finisce sul pavimento. Sento gli altri che gridano ma non capisco che cosa stia succedendo. Guardo Alessia e vedo che é bianca, ha gli occhi sbarrati e guarda in un punto poco oltre la mia testa. Poi mi giro e vedo che gli altri hanno esattamente la sua stessa espressione: la faccia sbiancata, tremano, e mi guardano le gambe. Inizio a capire qualcosa quando sento le gambe fradicie che mi bruciano a tal punto di compiere molta fatica ad alzare anche semplicemente la testa, che ricade a terra non appena ritento di sollevarla. Inizio a piangere. "Oddio no... Sto morendo?" Subentra subito il panico, che diventa paura. "No, non posso morire. Non qui. Non adesso. Non ora." Con uno sforzo enorme giro la testa e vedo lui. Anche lui mi sta guardando, peró non con lo stesso sguardo di prima. Sento addosso la tensione per quello sguardo. L'ultima cosa che riesco a fare prima di perdere i sensi é rivolgergli uno sguardo. Solo uno sguardo. Come se con questo volessi affidarli i ricordi della mia vita. Lui capisce quello che sto facendo e sussurra qualcosa. Non so cos'abbia detto, vedo le labbra muoversi, ma so che é diretto a me. Per un attimo ho la sensazione che siamo giá in paradiso, ma allora perché é morto anche lui? Se non mi ricordo male lui stava benissimo. Davanti a me c'é un angelo che gli assomiglia, viene verso di me. No, forse é il contrario e io sto andando verso di lui. Questo angelo mi ha afferrata per un braccio e io mi sento scivolare in avanti, poi gli occhi mi si riaprono di colpo e capisco che forse non ho perso ancora completamente i sensi ma non ho tempo per capirlo perché con la stessa facilitá con cui si sono riaperti, i miei occhi si richiudono e non riesco più a udire alcun suono.
Sono in una stanza con delle pareti bianche quando mi risveglio. Sono sotto le coperte di un letto, accanto a me c'é un comodino con un vaso di margherite e un crocifisso sulla parete. Sono sdraiata. Intorno a me ci sono un sacco di macchinari e dei fili spuntano dal mio corpo. Non faccio in tempo a chiedermi cosa stia succedendo perché entra una donna dai lunghi capelli biondi raccolti in uno chinion. Porta un camice bianco. -Ti sei svegliata finalmente tesoro! Tranquilla sei in ospedale: c'é stato un incidente sul tuo pullman, ti ricordi?- é tutto quello che dice. Ricordi vaghi e veloci mi tornano in mente. -Sono sopravvissuti tutti all'incidente?- é la prima domanda che faccio. L'infermiera pare sorpresa ma risponde affrettatamente -Si, per fortuna gli altri se la sono cavata abbastanza bene. Gli unici feriti eravate tu e un altro ragazzo- dice. "Cazzo." -Un ragazzo...? Chi?- comincia a salirmi l'ansia...
-Da quanto ho capito, dovrebbe avere la tua età... Era seduto sul sedile opposto al tuo. Per un attimo il pullman si é inclinato e tu, essendo svenuta stavi scivolando ma lui deve averti afferrato per un braccio. Non é riuscito a tenerti per molto perché un oggetto pesante gli é scivolato sul braccio e gli ha provocato una frattura, ma adesso sta bene, come te. Ora riposati perché i tuoi genitori aspettano il tuo risveglio da giorni e saranno impazienti di vederti. Vado a chiamarli adesso- dice. Spalanca la porta, richiudendola quando esce dalla stanza, lasciando dietro di se l'eco dei suoi passi.
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Ho provato a salvarti
Random"Possono essere gli ultimi istanti quelli in cui ti sembra di vivere veramente"