L'ultima casa accogliente

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A Miryel, Euridice, ExtravaganSia.
Sarei persa senza di voi.
Grazie di tutto.


Wabi-sabi - la scoperta della bellezza nell'imperfezione.



"L'acqua corrente
non vede le stelle

le ritrovo tutte quante
sulla tua pelle.
"


Una pergamena logora, abbandonata sopra il tavolo.

Inchiostro e pennelli dimenticati in un angolo - un'intuizione fulminea, un breve appunto chiosato al volo tra baci scorretti e carezze invadenti, esigenti, sconvolgenti (toccami adesso, amore mio, toccami di più).

Una giara lasciata aperta, accanto al letto - è vuota. Lan Zhan lo avverte, ancora (non svanisce - non lo permetto, non voglio permetterlo), riconosce il sapore, il bruciore di quel vino proibito, lo sente pizzicargli la lingua e la gola - gli scalda il petto, gli scioglie l'anima (non è contro le regole, amore mio, se è dalle tue labbra che l'ho bevuto).

Vesti aggrovigliate, sparse ovunque sul pavimento ("hai così tanta fretta di toglierle, HanGuang-Jun?"). Bianco e nero e grigio e azzurro - colori sovrapposti, confusi insieme, mescolati. Lan Zhan sorride appena e si china a raccogliere uno scampolo di stoffa ruvida (strappata), lo piega con cura, ne saggia il calore e ne inala il profumo e lo riscopre leggero, sensuale, inebriante (è nuovo è vero è giusto - è nostro)[1].

(Sei tu il mio continente, l'ultima casa accogliente).

Un sospiro quieto, a infrangere il silenzio irreale - atteso, benedetto - che si avviluppa come un manto di prezioso velluto intorno alle pareti del jingshi - è conforto, è dolcezza, è protezione (possa il sole non sorgere, oggi. Possa l'aurora scordarsi di noi, per una volta, una soltanto, amore mio).

Un nastro rosso, disperso fra morbide ciocche d'ebano - candida, invece, è la seta che adorna il collo. Trattiene le braccia, stringe i polsi, ferisce le mani (cosa ti ho fatto, amore mio?).

Wei Ying.

Macchie violacee, stelle di fuoco su pelle immacolata - svelata, donata.

Wei Ying.

Ciglia che fremono nella penombra, lunghe e ricurve, scurissime e impalpabili - incantevoli. Un pallido raggio di luna s'insinua in lamelle sottili attraverso la finestra e come acqua si rovescia sul suo corpo disteso, addormentato ("sei geloso, Lan Zhan?"), lo bagna d'argento e giada, lo accende di grazia infinita (sempre, mio tesoro, sempre).

Sotto le dita (non svegliarti, amore mio - ti prego svegliati, svegliati) un cuore che batte, vigoroso e indomito - vivo, vivo, vivo!

Wei Ying.

Occhi limpidi, ardenti e luminosi come astri lontani, occhi che fiammeggiano e nel buio sereno della notte scrutano, cercano, trovano, s'incatenano a un solo volto, invocano un unico nome (senza parlare, senza chiedere) - lo catturano, lo divorano, lo adorano - Lan Zhan, Lan Zhan, Lan Zhan.

«Sono qui, Wei Ying».

«Non sto sognando?»

«Non stai sognando».

«Allora giuralo».

«Lo giuro».

«Ti amo, Lan Zhan».

«Dillo di nuovo».

«Ti amo. Ti amo ti amo ti amo ti amo -»

(Ho mai conosciuto davvero la bellezza, prima di questo momento?)


"In questo bosco,
dentro questa casa
risorgeremo
e sulla notte torna il sereno."


[1] è mia abitudine creare dei collegamenti fra le storie, soprattutto quando i pov sono alternati, come in questa raccolta. Alcune frasi sono quindi volutamente riprese da un capitolo all'altro.

{Words Count: 429}



Nota:

Niente, più di così al momento non riesco a fare. Speriamo che arrivino presto tempi migliori.

Se vi va, fatemi sapere cosa pensate di questo terzo breve racconto ^^

Soundtrack: L'ultima casa accogliente, The Zen Circus.

Grazie come sempre a chi leggerà - anche silenziosamente -, e a chi commenterà o inserirà questa piccola raccolta in uno dei suoi elenchi di lettura.

Un abbraccio :*


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