5. Wissal

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Ero certa che Sam avesse trovato il mio tentativo di arabeggiare orrido e offensivo. D'altronde, io per prima l'avrei pensata così, ma ormai avevo mandato il messaggio e non potevo più tornare indietro. Maledetto Google Translate e famiglia permissiva che non mi ha costretto ad adattarmi alle tradizioni!

Anche i miei genitori sono come quelli di Sam e, sembrerà pure un paradosso, ma sono molto meno nostalgici di me. Quando mi hanno portato in Tunisia per le vacanze mi è dispiaciuto sapere che ci sono nata, ma che ho vissuto pochissimo in una terra così bella. Per loro è stato facile sradicarsi; per me che le radici le ho tutte in Europa, molto meno. Quando mamma ci chiede se ci va di imparare l'arabo per riuscire a comunicare meglio con i nonni, il mio non è un «no» spocchioso, ma un «no» spaventato di dover fare i conti con una parte di me che esiste, ma che non ha avuto modo di emergere.
A parte quando deve fare colpo su un tizio tunisino, s'intende.

Ormai risale tutto a due settimane fa.

Avrei potuto lasciare le cose con Sam come stavano e andare avanti a reazioni e faccine, ma la sua assenza è stata molto più spiacevole di quanto pensassi e così abbiamo abbattuto il muro dei mi piace tattici per passare al colloquio ufficiale.

I botta e risposta che avevano iniziato a solleticarmi si sono esauriti in concomitanza del mio geniale intervento in arabo. L'idea è stata mia, ma la realizzazione è stata pilotata da Mommy che, convinto di ricordarsi la sua madrelingua dopo tredici anni che non la parla, mi ha aiutato a comporre la frase.

Il risultato è stato un cuoricino di circostanza da parte di Sam e poi non l'ho più sentito per una settimana intera. Per questo ero sicura che mi avrebbe snobbata, passando le successive lezioni a ridere di me con Alice e i suoi amici del turistico.

Tuttavia, ancora una volta i miei pregiudizi sono stati smentiti.

Lunedì scorso la prof è entrata in classe ordinandoci di disporci davanti alla LIM per vedere un nuovo film. Sam non ha esitato un solo momento a caricarsi la sedia su una spalla e piazzarsi dritto al mio fianco. Mi sono voltata al rallentatore e gli ho detto: «Ehm... buongiorno, nuovo compagno di banco?».

E lui ha strappato un foglio dal quaderno replicando: «Buongiorno, nuova compagna di banco. Pronta per la nostra lezione di arabo?».

Ho visto la vita passarmi davanti agli occhi e il mio cuore ha smesso di battere. Non solo Sam si era messo vicino a me di sua volontà, ma si era pure ricordato della nostra conversazione, quindi non l'avevo davvero ucciso con quella frase e l'idea di rivedermi a scuola non gli aveva dato repulsione!

Si sa, ogni tanto un'adolescente ha bisogno di sentirsi dire che non vale come sacco di immondizia. È un'età delicata.

A ogni modo, quella dello scorso lunedì è stata senza dubbio la più bella ora di laboratorio di sempre. Scambiandoci consigli su come fregare la prof, le abbiamo fatto credere di seguire il film ma in realtà continuavamo a passarci il foglio su cui si svolgeva una rispettabile lezione di lingua. Tra una gomitata e l'altra di Mommy, Sam disegnava delle lettere e mi spiegava come si abbinano per creare certi suoni, poi iniziava a scrivere parole e le traduceva illustrandone le caratteristiche. Di colpo, mi è sembrato di capire meglio i rimproveri di mia madre prima del lancio della ciabatta, il perché preferisca usare l'arabo quando è arrabbiata e il motivo dei suoni aspirati attraverso cui incamera ossigeno per poi urlarmi contro a pieni polmoni.

Scherzi a parte, c'è stato un momento in cui non mi sforzavo nemmeno più di voltare la testa verso la LIM. Osservavo la mano di Sam scorrere sulla carta da destra a sinistra, le sue dita stringere la penna in un modo diverso dal solito e il suo polso ruotare perché quella dell'alfabeto arabo è una vera e propria arte. Era come se stesse traducendo la mia vita fuori da queste mura, ricordandomi chi ero e chi sono diventata, facendomi riflettere su chi vorrò essere in un futuro che è lontano quanto il mio passato.

Credo nei miraggiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora