Tensione

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Ennesima notte insonne per Ada che ha tentato di chiudere gli occhi, ci ha provato ad appoggiare la testa sul cuscino ma i demoni del passato si sono divertiti a scuoterla più di quanto avrebbero dovuto. A turno Ale, il papà, la malattia della mamma e la paura di rimanere da sola le hanno dato il tormento, e non c'è soluzione, sa solo che vorrebbe non sapere cosa vuole, sa solo che niente e nessuno può darle indietro la vita che sognava da bambina. È ora di prepararsi per andare a scuola, e anche questa notte come tutte le notti, il tempo è passato tra pensieri e lacrime, tra rimpianti e brividi. Ricomincia un altro giorno con nessun entusiasmo e con il senso del dovere di portare a casa un diploma e di sopravvivere alle ore in cui i professori parlano e parlano di cose di cui non le interessa assolutamente niente. Un altro giorno costretta ad incontrare quelle teste di cazzo dei suoi compagni di classe e quel nuovo soggetto che si è messo vicino a lei. Era riuscita a guadagnarsi quel banco vuoto ma quel nuovo arrivato da chissà quale campagna le ha tolto la sua oasi di pace.

Non è più quella ragazza affamata di nuove letture, attirata dalle storie di vita di artisti stravaganti, non vuole neanche più sentire le storie degli altri perché inevitabilmente le confronta con la sua e odia da morire chi ha il privilegio di essere felice.

«No prof mi rifiuto di fare qualsiasi esercizio che abbia numeri e lettere, la sua materia è matematica non italiano, altrimenti si chiamerebbe italmatica» esordisce Gabri come se avesse avuto un lampo di genio degno del Premio Strega.

«Una crasi, non me lo sarei mai aspettato da parte tua.. Sei sicuro di star bene? I tuoi neuroni sono usciti dal letargo dopo diciotto anni di vita? Possibile?»

«Smerghetti e Gastaldo per quanto io voglia dirvi che adoro il vostro modo di odiarvi mentirei... avete rotto il cazzo. Si, ho detto cazzo. Anche i professori si rompono il cazzo. E fate questo cazzo di esercizio ORA! CON LE LETTERE E I NUMERI!» conclude alzando il tono di molto e impressionando i ragazzi che hanno sempre considerato il professor Ubaldi un vero "amicone", uno con cui far finta di studiare durante le sue lezioni. Non aveva mai alzato la voce ma soprattutto non aveva mai detto parolacce, anzi, ci teneva a mostrare una certa compostezza. Forse è vera la voce che si sta lasciando con la moglie, sarà nervosetto per questo.

Gabriele Smerghetti e Giulia Gastaldo sono l'uno l'opposto dell'altro. Gabri è il ricco da generazioni, padre onorevole, nonno onorevole, lui ha una di quelle case che sogni da bambino e vedi nelle serie tv come The OC.

Gabri è quello che possiamo definire un Seth Cohen della Roma bene. Prendi Seth, togli i capelli mori e ricci, togli il nerd, togli i vestiti orribili, togli l'essere totalmente timido e impopolare, ah no, ho sbagliato esempio. Togli Seth, prendi Ryan Atwood, ma con i soldi di Seth. Esattamente quegli occhi, i capelli biondi ma più corti, uno stile molto più curato ma con la stessa voglia di prendere a pugni persone che non lo rispettano. Le donne? Cerca la sua Marissa Cooper ma non lo ammetterebbe mai a voce alta, nel frattempo però non disdegna compagnia giornaliera.

Giuli è diversa, lei ha questi capelli rosso rame lunghissimi lisci e perfetti, poche lentiggini sotto gli occhi che le regalano una dolcezza rara e occhi verdi smeraldo, alta appena un metro e sessanta e con un fisico esile ma nonostante questo ha tutte le forme giuste. È molto carina, ma è la classica ragazza che non valorizza il suo fisico, non accende i riflettori su di sé e lascia a Vale tutta la scena. A lei sta bene così, le piace vivere nel suo mondo fatto di pochi affetti sinceri e amori rari.

Giuli sceglie di dar fiducia a tutti e poi dopo poco se ne pente, è una di quelle ragazze che crede che la cattiveria non esista, o meglio, che degli occhi non possano mentire, e poi si trova a raccogliere i pezzi. Lei crede al karma, che il bene genera bene, e che prima o poi la ruota gira. Ma ha imparato a difendersi con le parole, ogni attacco, ogni battuta, non passa mai inosservata. Lo fa per una sua rivalsa, lo fa perché buona non significa debole. Si difende con le parole perché detesta con tutta se stessa la violenza, l'arroganza, chi utilizza una mano per ferire e non per consolare. Suo padre fa il chirurgo e passa più tempo fuori casa che con lei, ma ne è infinitamente fiera, è tutto ciò che vuole essere da grande. Non solo per la sua grande passione per la medicina, ma per il fatto che sia riuscito ad affermarsi nonostante le sue umili origini. Arriva il cambio dell'ora e i commenti non si fanno attendere.

«Basta raga, avete fatto sbottare anche l'unico che si faceva i cazzi suoi...» dice la Vale, eh sì lei viene da Milano, anche se in realtà c'è solo nata e se la mena per questo per cui mette gli articoli davanti ai nomi nonostante abbia vissuto ai Parioli da quando ha compiuto tre anni. Tratto distintivo? È la Sharpey Evans della scuola, la Milano Fashion Week è la sua Settimana Santa e i calciatori sono gli unici che guarda, ovviamente non per la prestazione sportiva, ma per altre prestazioni, e ci siamo capiti.

«Vale love you to the moon and back lo sai, ma devi farti un sacchetto pieno pieno di cazzi tuoi...» le dice sorridendo e lanciandole un bacetto nell'aria.

«Ringrazia che sei il mio migliore amico altrimenti a quest'ora eri giù dalla finestra» gli risponde con due occhi infuocati.

«Ma se continua ce lo mando io fuori dalla finestra lo stronzo» aggiunge Giuli ancora accesa dalla scenata di qualche minuto fa. Lei è così, non vuole giocarsi la credibilità che ha nella scuola, non perché un ricco figlio di papà ha deciso di darle il tormento da due anni a questa parte. Ha sopportato in silenzio per molto le occhiatine piene di disprezzo, ha sopportato le volte in cui una sua risposta veniva scimmiottata da lui, o quando le passava vicino e le sussurrava cose all'orecchio troppo stupide da ripetere. Tutta quella attenzione la disgustava e allo stesso tempo le creava disagio, non voleva essere il fenomeno da baraccone della classe, non voleva proprio essere rilevante, le bastava avere una buona media, qualche amico sincero che in classe c'era, ed essere lasciata finalmente in pace. E invece no, perché Gabri era assolutamente intoccabile e qualsiasi cosa facesse era sempre e solo colpa di sua o forse di entrambi. È vero, questa volta è stata lei ad esagerare, ad intrufolarsi nella sua "battuta del giorno" senza essere stata neanche chiamata in causa ma ormai era così, aveva quella voglia matta di farlo cadere dal piedistallo in oro zecchino che si è creato. Voleva trattarlo come lui faceva con lei, voleva che quelle parole fossero taglienti come lame e che avessero il potere di farlo arrossire dalla vergogna, arrabbiare più del dovuto, voleva essere tanto potente da cambiargli l'umore.

Gabri si alza e va di fronte a Giuli che è seduta al primo banco, vicino la porta. Sono uno di fronte l'altro, lui con tutta la sua spavalderia e lei piccola e minuta, si reggono lo sguardo per troppo tempo, mentre tutti guardano senza parlare come se fosse l'inizio di una dichiarazione di guerra o la scintilla di una rivoluzione. Il tempo passa così con un silenzio intenso e con qualcuno che sente anche di essere di troppo. Gabri improvvisamente si muove, le prende il braccio, ma non bruscamente, è come se da quello sguardo avesse capito di poterlo fare la fa alzare ed escono da quella classe.

«Dovremmo seguirli...» dice la Vale.

«Il sacchetto di cazzi tuoi...» le risponde Ada che fino a quel momento ha finto di dormire per non entrare nell'ennesimo dramma adolescenziale di gente che non sa davvero come riempire il tempo.

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