Preston

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Oggi inizia l'estate. Niente più scuola. Da una parte ne sono un po' triste, perchè mi mancheranno i miei amici, non che ne abbia molti,  però meglio poco che niente. La mamma ha detto che mi deve portare in un posto speciale... Spero sia il Luna Park. E' da una vita che non ci vado. 

"Preston!!" 

"Arrivo mamma!" le risposi urlando. Forse era venuto il momento di partire! Saremmo già dovuti partire un'ora fa, ma ci sono stati dei problemi. Mi avviai in salotto dove c'era la mamma pronta con la valigia e lo zaino in spalla, e di fianco a lei vidi un ragazzo della mia età, più basso di me, con i capelli scuri e gli occhi verde accesissimo, come un evidenziatore. Mi allungò la mano:

"Piacere, sono George, tu chi sei?" 

"Io sono Preston -mi accorsi che io non sapevo minimamente chi fosse e che forse avrei dovuto chiederglielo io piuttosto chi fosse- Chi sei tu, piuttosto?" sbottai con un urletto un po' stridulo.

"Sono qui per accompagnarvi" mi disse come se fosse ovvio.

"Dove?" chiesi. Lui guardò mia madre che fece di no con la testa.

"Lo scoprirai presto. Forza, saliamo in auto. Guidi tu Lily?" domandò a mia madre. Mi dava fastidio che avesse tutta questa confidenza. Lei fece di sì con il capo. Che domanda stupida era quella. Avevamo più o meno entrambi tredici anni, chi poteva guidare se non lei? Si, quel tipo non mi andava a genio. 

Salimmo in macchina e io mi sedetti davanti assieme a mia madre. Almeno questo. Ogni cinque secondi chiedevo dove stessimo andando. Letteralmente. 

"Perton, è difficile da spiegare. Non ci crederesti se te lo dicessi qui su due piedi. Va spiegato bene. " mi disse alla fine. Allora mi girai verso di lei.

"Spiegami. Siamo. Qui. Apposta."

"Ok. Ti ricordi quando hai studiato la mitologia greca e tutte quelle "robaccie" che ritenevi inutili?" mi chiese.

"Sì, mi ricordo, ma cosa c'entra?" 

"Be' vedi, ogni tanto i mortali, che saremmo noi, hanno dei figli con gli dei. E nascono i semidei."

"E quindi?" chiesi sempre più confuso.

"So che ti sembrerà impossibile, ma tu sei uno di questi." mi rivelò

"Cosa?! Cos'hai bevuto stamattina?" guardai George. Faceva di sì con la testa, come per confermare quello che aveva detto. Mi sedetti e fissai il cruscotto dell'auto con la bocca aperta. Mio padre, un dio? Com'era possibile? Soffrivo di dislessia e deficit dell'attenzione, come cavolo potevo essere un semidio? Lo chiesi a mia madre e mi disse che mi avrebbero spiegato tutto al campo.

"Quale campo? Parla chiaramente per favore!" sbottai.

"Ok. Allora forse è meglio se ti racconto tutto da capo. Io e tuo padre ci siamo conosciuti tredici anni fa. Era estate ed io ero andata al mare con delle mie amiche. Ero molto giovane, avevo solo vent'anni. Quando ci siamo conosciuti, lui non mi ha detto di essere un dio, me ne ha parlato solo quando aspettavo te. Mi ha detto che se ne sarebbe dovuto andare e che gli dispiaceva. Così io scappai e quando mi voltai un ultima volta, vidi che era inginocchiato sulla sabbia con la testa fra le mani. Non seppi mai perchè ebbe questa reazione, forse perchè gli dispiaceva davvero. Non lo so."

"Ma per la precisione, che dio era?" domandai

"E' il dio del mare, Poseidone." mi rispose

"Figo!" esclamai.

Mia madre mi guardò ridendo. In tutto ciò, George era stato zitto. 




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⏰ Last updated: Mar 11, 2022 ⏰

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