Paura

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Era da molto tempo che non mi sentivo a quel modo.
Nervoso ed eccitato insieme. Nemmeno durante l'esame di maturità sarei stato di quello stato d'animo, ne avevo come l'assurda certezza.

Stavo lì, seduto al mio posto, aspettando che quella interminabile ora di storia avesse fine.
La mia mano picchiettava intermittente sul banco, creando un rumore fastidioso anche all'orecchio della professoressa che mi squadrò immediatamente richiamandomi, cercando poi di continuare la lezione per quei pochi studenti che stavano ancora prendendo appunti.

Non capivo nulla di quello che l'insegnante stava dicendo, pensavo solo che tra pochi minuti, sarei stato alla mia prima lezione di nuoto.
Logan o meglio il mio futuro coach, aveva detto che non c'era problema se non sapevo nuotare.
In un piccolo spazio della mia mente speravo che se proprio qualcuno dovesse aiutarmi, quel qualcuno fosse Gabriel.
Arrossii immediatamente a come sarebbe stato stare tra le sue braccia.

Era così insolito essere attratto da qualcuno che nemmeno conoscevo.
Possibile che la sua fisicità avesse così tanto potere su di me? A quanto pareva... la risposta era assolutamente affermativa.

Era stranamente difficile decifrare il suo comportamento.
È dire che di solito mi definivo un gran osservatore.
Ma lui sembrava quasi voler sconvolgere o distruggere questa mia unica qualità che mi aveva salvato molte volte dal fidarmi di alcune persone.

Chris invece, lo avevo inquadrato subito. Era come un libro aperto quel ragazzo.
Erano bastate poche chiacchiere per capire che era una testa calda, una persona esuberante ed estroversa fino al midollo. Ma buona.
Dovevo ammetterlo era proprio un bel ragazzo forse molto più di Gabriel oggettivamente parlando ma... Era inutile... Gabriel aveva quel qualcosa che... mi attirava, e mi coinvolgeva.
Che pensieri strani che mi mettevo a fare! Sono un Id..

"Ehi! Idiota! La campanella è suonata!" La voce di Josh spezzò l'armonia dei miei pensieri. Se ne stava li in piedi con le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa.
Il suo sguardo era rimasto ostile nei miei confronti, come se tutto quello che era capitato fosse stato creato da me e non da lui è del suo piccolo cervello bacato.

Lo guardai con espressione stranita, captando solo dopo il significato delle sue parole.
Guardandomi poi intorno alla ricerca dei miei compagni di classe e della professoressa, ma non vi era traccia più di nessuno.
Con i suoi seguaci, nei pressi dell'entrata si mise a deridermi.
Sbuffai un po' infastidito. Chissà se sarebbe mai cambiata questa situazione.

"Ehi, sveglia!" Rise uno di loro che avrei etichettato come il ragazzo pieno di piercing.
Ne era cosparso in faccia, e mi stupivo che la preside lo avesse fatto entrare nell'istituto scolastico, visto la etica al "buon costume" che regnava nella Phoenix. Doveva avere anche lui genitori importanti, non poteva essere altro.

"Ah, non l'avevo sentita!" Mi giustificai con il sorriso più tirato del mio repertorio, prendendo con velocità i miei quaderni e libri mettendoli ordinatamente dentro lo zaino.
Sorpassai quei cretini che stavano ancora ridendo mettendomi lo zaino in spalla.

Per una volta il mio pensiero non andò a John o di quello che avrebbe detto sul mio conto con i suoi amici.
Avevo ben altro a cui pensare!

Sophie mi avrebbe sicuramente sgridato! Odiava i ritardatari e essere in ritardo.
Mi immaginavo già la sua faccia infuriata.
Infatti, la trovai al piano terra, con lo zaino sul pavimento e un viso tutt'altro che contento.
Scesi in fretta gli scalini facendo attenzione a non inciampare e si, per ridurre il ritardo anche se solo di pochi secondi.

"Raphael... Ma dove diavolo ti eri cacciato?!" Unì le mani davanti a lei come una preghiera, in un chiaro segno di scuse.
Avrebbe funzionato tra qualche secondo.
Tempo al tempo pensai.

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