1. Ritorno a casa

2.6K 71 6
                                    

Milano. La sua adorata Milano. E la sua adorata Italia.
Seduta ad un tavolino di una caffetteria, Sveva beveva il suo succo di frutta e guardava lo scorrere della vita nella sua città attraverso l'ampia vetrata vicino alla quale era seduta: la gente che passeggiava, le macchine, i suoni che le arrivavano smorzati e la luce del sole che illuminava i palazzi, diffondendo una sensazione di benessere e calore che solo la tua casa sapeva darti. Si chiese come avesse fatto tutto questo tempo a stare lontana da lì.
Il lavoro, certo.
Sveva era un neurochirurgo e subito dopo essersi laureata era partita per gli Stati Uniti con alcuni suoi colleghi per fare la ricercatrice. Lei era prevalentemente un medico teorico. Svolgeva per lo più attività da laboratorio e spesso era in giro per il mondo a tenere convegni con i professori più illustri nel campo della medicina; parlava cinque lingue e viveva stabilmente a New York da quattro anni. Tornava a Milano una o due volte al mese, solitamente, ma l'ultima volta che aveva lasciato l'Italia non vi era più tornata per un anno. Un intero anno senza vedere i suoi genitori e il suo adorato fratellino. E Milano.

Non era originaria di Milano, Sveva era di origini campane, ma in quella città aveva vissuto gli anni più belli e spensierati della sua vita e col tempo aveva imparato ad amarla. E poi le erano sempre piaciute le grandi città. Anche New York le piaceva tanto.
Ma non era stato solo il lavoro a tenerla lontana dall'Italia, era stata anche la sua relazione con Logan, il bellissimo e giovane medico che lavorava in ospedale con lei. Era un tipo estremamente affascinante e se ne era innamorata praticamente al primo appuntamento. Era stata felice con lui, avevano fatto progetti importanti e poi... un giorno tutto era finito. Lui si era invaghito di una ballerina che lavorava in un night club e l'aveva lasciata. Aveva trascorso intere notti a piangere, sola, nel suo bellissimo appartamento sull'Upper East Side, dove tutto ciò che la circondava parlava di lui; intere notti a guardarsi allo specchio e a chiedersi cosa ci fosse di sbagliato in lei, cosa avesse l'altra ragazza che lei non aveva. Si odiava per quei pensieri stupidi, ma non riusciva a non domandarsi in cosa avesse sbagliato, cosa non era stata capace di dare a Logan per far sì che lui scegliesse un'altra donna.
Anche il lavoro non l'aiutava più a distrarla; lui era sempre lì, lo vedeva ogni giorno e ogni santissimo giorno doveva fare finta che stesse bene, che non le importasse nulla e che era andata avanti con la sua vita proprio come aveva fatto lui. Così, decise che era giunto il momento di tornare in Italia per un po' e di occuparsi della sua clinica di Milano, clinica che aveva fondato con altri suoi colleghi italiani conosciuti durante il tirocinio in America.
La sera prima, all'aeroporto aveva trovato il fratello ad aspettarla. L'aveva abbracciata a lungo e rimproverata per quella lunga assenza da casa. Erano molto legati e sebbene si sentissero quasi tutti i giorni, lei non aveva avuto ancora il coraggio di dirgli che aveva chiuso con Logan. Così alla domanda del fratello ‹‹Logan? Come sta?›› aveva dovuto affrontare la discussione rimandata da tempo. Aveva preso un bel respiro e gli aveva detto:
‹‹Io e Logan non stiamo più insieme.››
Il fratello si era girato verso di lei e l'aveva guardata per qualche secondo, cercando di capire il suo stato d'animo. ‹‹E da quando? L'ultima volta che ci siamo sentiti non mi hai detto nulla.››
‹‹Da un po'. Cinque mesi, per la precisione.››
Lui aveva sgranato gli occhi. ‹‹Sveva... come mai non me lo hai detto?››
‹‹Non mi andava di parlarne.››
‹‹Ti ha fatto qualcosa? Voglio dire... si è comportato male?››
‹‹No, anzi. Non mi amava più, me lo ha detto e se ne è andato.››
‹‹Cazzo. Mi dispiace davvero tanto.››
‹‹Ora non ha più importanza.››
Il fratello non aveva insistito, le aveva preso la mano e gliel'aveva stretta forte, poi aveva cambiato discorso e il viaggio verso casa era proseguito in maniera tranquilla...

Il cameriere che le portava un pezzo di 'torta della nonna' la richiamò al presente. Gli sorrise e lo ringraziò. Mangiò la sua fetta di torta e sfogliò la rivista di medicina che aveva davanti, poi decise di concedersi una mattinata di shopping.
Faceva molto caldo. Lei indossava un classico tubino color crema e aveva raccolto i suoi lunghi capelli biondi in una coda alta. Mentre passeggiava si fermò davanti ad una vetrina, la sua attenzione completamente catturata da un bellissimo vestito blu luccicante. Entrò, doveva assolutamente provare quel vestito.
Il proprietario del negozio era un suo vecchio amico, Giorgio. Quando Sveva entrò, lui si fermò qualche minuto a guardarla mentre lei dava un'occhiata in giro. Ma nella sua mente c'era solo quel fantastico vestito, così si avvicinò al bancone e sorrise al suo amico.
‹‹Sveva? Sei proprio tu!››
‹‹Ciao Giorgio, come stai?››
‹‹Tesoro! E' da un po' che non ti fai vedere, ti trovo in splendida forma.››
Lei sorrise a quel complimento. ‹‹Grazie. Senti... vorrei vedere quel vestito blu in vetrina.››
‹‹Certo cara, quello è un pezzo unico. Ti serve per qualche evento in particolare?›› si avviò verso la vetrina e sfilò delicatamente l'abito dal manichino.
‹‹Oh no, nessuno in particolare.››
‹‹Sai, ho saputo del party che ha organizzato tuo fratello per l'inaugurazione del suo locale. Questo vestito sarebbe perfetto.››
‹‹Non credi che sia troppo per quella sera? E' solo una serata tra amici...››
Giorgio la fissò con quei suoi piccoli occhi marrone scuro, ‹‹Fidati, non credo assolutamente che sia "troppo"›› glielo porse e le sorrise.
Sveva si avvicinò allo specchio e se lo appoggiò addosso. Era veramente un bellissimo tubino lungo fin sopra il ginocchio, con spalline sottili lievemente ricamate ai bordi, una scollatura provocante sia sul davanti che sulla schiena e interamente ricoperto di piccoli strass. Si intonava alla perfezione con i suoi occhi azzurri. Guardò il cartellino del prezzo e sospirò. Cielo, costava quanto il suo stipendio di un mese! Però forse, una follia poteva farla...
In quel momento nella boutique entrarono due persone e Giorgio andò ad accoglierle.
‹‹Signor Ibrahimovic›› disse, porgendo la mano al calciatore che gliela strinse con aria annoiata. Poi si rivolse alla ragazza che era con lui e parlò in un inglese impeccabile ‹‹Ciao Megan, i vestiti che mi avevi chiesto sono arrivati, vado a prenderli subito.››
Così dicendo scomparve dietro una porta scorrevole e Sveva non poté fare a meno di guardare la coppia che era appena entrata.
Lui lo conosceva piuttosto bene anche se non di persona, nonostante fosse uno degli amici più stretti di suo fratello. Giocavano nella stessa squadra, ma tutte le volte che era ritornata in Italia non aveva mai avuto modo di incontrarlo. A dire il vero c'era stata una volta in cui i due erano stati presentati, all'epoca Zlatan giocava nell'Inter e non era ancora amico di suo fratello. E poi, se doveva essere sincera, non gli aveva fatto nemmeno una bella impressione.
La sua fidanzata invece era la bellissima attrice di Hollywood Megan Fox. Ora che la vedeva dal vivo doveva ammettere che era veramente notevole. Erano una coppia molto amata dagli americani, quasi sempre sulle prime pagine di tutti i giornali di gossip e in tivù i programmi di intrattenimento pomeridiani dedicavano loro sempre un servizio.
Megan si guardò intorno e puntò lo sguardo sul vestito che aveva in mano Sveva. Lei intanto era presa dal dubbio, ancora incerta se prenderlo o meno. L'unica cosa che la frenava era il prezzo. Però voleva provarlo, magari non le sarebbe piaciuto più una volta visto addosso o se ne sarebbe innamorata perdutamente.
Non si accorse che l'attrice la stava fissando fino a quando non sentì Giorgio dire
‹‹Quello è un pezzo unico mia cara, non ne ho più...››
Guardò le persone vicino al bancone e vide Megan che le lanciava occhiate ostili e diceva ‹‹La signora ha intenzione di comprarlo? Scommetto che non le entra.››
‹‹Non lo so...››
‹‹Beh chiediglielo, no?›› disse lei, in tono arrogante.
Zlatan, che fino a quel momento era stato assorto nei suoi pensieri, lanciò un'occhiataccia a Megan. Dio, odiava quando si comportava da bambina viziata. Era proprio quel suo atteggiamento che l'aveva spinto a troncare la loro relazione qualche settimana prima. Lui non era sempre stato ricco e famoso e di certo sapeva cosa volessero dire le parole sacrificio e rispetto. Megan invece pretendeva sempre che tutti fossero a sua completa disposizione, come se tutto le fosse dovuto per il semplice fatto che lei era Megan Fox. E a Zlatan questo non andava giù.
‹‹Tesoro basta così.››
‹‹Zlatan, voglio quel vestito.››
A quel punto tutti e tre la guardarono. Sveva fu tentata di prendere il vestito solo per non lasciarlo a quella stronzetta presuntuosa, ma a pensarci bene forse non le andava di spendere tutti quei soldi per un abito. Però lo avrebbe provato. Si diresse verso i camerini ma Giorgio la fermò.
‹‹Sveva, cara, hai intenzione di comprarlo? Perché ci sarebbe la ragazza di là che...››
Sveva spalancò la bocca ‹‹Non ci posso credere, non posso nemmeno provarlo?››
‹‹Sono davvero spiacente Sveva, ti prego di perdonarmi...››
‹‹Oh Giorgio, va al diavolo›› gli lanciò il vestito addosso e si avviò verso la porta mentre Giorgio porgeva il vestito a Megan per farglielo provare.

Zlatan cercò di incrociare lo sguardo della ragazza per chiederle scusa, sinceramente dispiaciuto del comportamento di Megan. La ragazza aveva un'aria molto familiare, doveva sicuramente averla già vista da qualche parte, ma dove?
Lei gli lanciò un'occhiata truce e scaricò tutta la sua rabbia contro di lui. ‹‹Puoi anche essere ricco sfondato, ma questo non farà mai di te un signore.››
Zlatan reagì a quell'offesa gratuita. Non ci poteva credere, se l'era presa con lui, lo aveva giudicato senza nemmeno conoscerlo, proprio come facevano tutti.
‹‹Oh andiamo››, le disse mentre la donna usciva dal negozio ‹‹Non te lo saresti mai potuto permettere.››
Si scambiarono un altro sguardo ostile, poi lei chiuse la porta e scomparve tra i passanti.

Sveva fece un lungo respiro mentre camminava a grandi passi verso casa sua. Era incazzata nera. Come diavolo faceva suo fratello ad andare d'accordo con quello lì?
Beh, non le interessava proprio saperlo. Non voleva avere niente a che fare con lui.

Ossigeno [Fanfiction - Zlatan Ibrahimović]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora