Capitolo 1

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PUNTO DI VISTA DI ANNAH:
Era un giorno d'aprile ed io ero appena arrivata a New York da un lunghissimo viaggio. Senza forze mi sforzai ad entrare in quella casa a me sconosciuta. Era bella ed abbastanza grande, era divisa da due piani. Le camere e il bagno stavano di sopra, mentre il salotto e la cucina di sotto. Senza chiedere il permesso, corsi di sopra spiando nelle varie stanze. Era davvero una meravigliosa casa. Guardandomi attorno scelsi la camera che stava alla mia destra, la studiai e contenta della mia scelta scesi di sotto prendendo la mia valigia pesante. Tornata di sopra, sistemai le mie cose nei vari cassetti e nell'armadio. Sfinita mi buttai sul letto fissando il soffitto.

VERSO SERA
"Annah, la cena è pronta" odiavo quando mia madre mi disturbava, non avevo mai un momento di pace quando lei era a casa.

"Si si, arrivo mamma.. dammi solo un minuto" sbuffando mi alzai dal letto dando un ultimo sguardo alla stanza quando uscii e scesi di sotto.

Feci il più in fretta possibile per stare in santa pace. Domani avrei avuto il mio primo giorno di scuola e solo al pensiero mi veniva la nausea. Ero venuta qui per fare una vancanza, non per passare un inferno ogni mattina.

Visto che si stava facendo tardi, decisi di togliermi i vestiti e di indossare il mio pigiama preferito. Guardatami un paio di volte allo specchio mi infilai nel mio letto caldo e senza accorgermene chiusi gli occhi di colpo.

GIORNO SEGUENTE
Ore 7:30
Con malavoglia mi alzai dal letto anche se la voglia di restarci era tanta. Corsi come un fulmine dritta verso il bagno. Mi spazzolai i capelli e mi lavai la faccia poi tornai in camera prendendo un pantaloncino corto e una maglietta scollata per poi indossare un paio di All Star. Senza pensarci due volte saltai la colazione e presi lo zaino dirigendomi verso l'uscita.

"Buona scuo-" sbattei la porta prima che i miei finissero di dire la frase e mi diressi verso la scuola seguendo le istruzioni che mi aveva spiegato mio padre durante il viaggio.

Arrivata dopo 20 minuti, feci un respiro profondo camminando a testa alta verso l'entrata dell'istituto. Avevo gli occhi tutti puntati su di me. Era ormai un' abitudine per me, cambiavo paese ogni anno e successivamente anche la scuola.
Avvicinandomi ad un armadietto infilai dentro il libri per le prossime lezioni, finché una figura femminile a me sconosciuta si avvicinò

"Hei ciao, io sono Alex" rivolgendole un enorme sorriso le porsi la mano che subito me la strinse "piacere, Annah"

"Sei nuova?" annuii guardandola dalla testa ai piedi per poi sentire la campanella suonare

"Che materia hai adesso?" guardando il foglio sbuffai quando lessi che avevo Matematica alla prima ora "Mate" risposi con una smorfia

"Perfetto, anch'io cel'ho" saltai di gioia abbracciandola istintivamente

"Hei, hei così mi soffochi" scoppiai in una risata staccandomi da lei e ci dirigemmo nella nostra aula.

Entrarono tutti dopo di noi. Io ero vicina ad Alex e questo mi faceva sentire più sicura. Ad un tratto un ragazzo sul castano biondo, muscolo con degli occhi color nocciola entrò sedendosi accanto ad una tipa, al quanto stronza direi.

Iniziammo la lezione e qualche volta giravo lo sguardo verso il ragazzo e curiosa di sapere chi era mi avvicinai all'orecchio di Alex "Chi è quel ragazzo?" sussurrai in modo da farmi sentire solo da lei
"Oh lui è Justin, sarà bello quanto vuoi cara mia, ma l'apparenza inganna.. è uno stronzo. Dicono che si sia fatto tutte le ragazze dell'istituto" sussurrò il più piano possibile ma la prof ci aveva beccato

"Signorine, vi prego, state attente" appena mi girai verso Justin vidi che avevo lo sguardo fissato su di me e subito abbassai gli occhi. Decisamente, era carino ma decisi di dare ascolto ad Alex. Se l'apparenza inganna, quel ragazzo ingannava si. Eppure a guardarlo sembrava così innocente e buono.
Senza accorgemene, la capanella suonò ed io e Alex ci dirigemmo fuori dalla scuola per prendere una boccata d'aria

"Come mai New York?" la guardai scrollando le spalle "Hanno scelto i miei, io preferivo stare bene dov'ero.. in Inghilterra"

Dalle sue labbra provenì una risata "Dai che invece ti divertirai"

"Lo spero" sospirai portando le mani in tasca dei miei jeans

Dopo passate le cinque ore di scuola, ci scambiammo i numeri e la salutai. Proprio mentre me ne stavo andando un braccio mi afferrò e potevo sentire l'agitazione che mi stava salendo sul tutto il corpo

"Non così in fretta dolcezza" una voce forte mi fece girare lo sguardo e appena mi ritrovai Justin ai piedi cercai di liberarmi dalla sua presa ma la pressione sul mio braccio aumentava sempre di più "Dove credi di andare mh? Non mi sono ancora presentato, Justin Bieber" mi fece l'occhiolino sorridendo, e dovevo ammettere che aveva un sorriso meraviglioso

Tornando alla realtà scossi la testa leggermente guardandolo "I-io sono Annah e non mi serve nessun aiuto, grazie" liberandomi dalla sua presa camminai dritta verso casa, ma due mani calde mi fecero girare verso di lui "La vuoi piantare?" chiesi scocciata guardando con rabbia la sua faccia divertita

"Ti ho visto in classe.. e devo dire che sei molto attraente" mi attirò a se facendo comparire sulle sue labbra un sorriso malizioso

Non riuscivo a muovermi, ero immobile come una statua ma quando mi tornarono in mente le parole di Alex mi staccai da lui con violenza "Non toccarmi mai più" guardai quelle mani con una faccia schifata pensando a quante ragazze aveva toccato

"Qualcuno è nervoso di prima mattina, non preoccuparti piccola.. un giorno mi ringrazierai" mi sussurrò le sue ultime parole all'orecchio e dei brividi percorrevano la mia schiena

Quando si allontanò corsi senza una meta. Avevo paura di lui, avevo paura che mi avrebbe perseguitato finché non avrei accettato di andare a letto con lui. Dovevo togliermi questo pensiero dalla testa e dimenticarmi di lui. Arrivata a casa, entrai camminando a testa bassa fino alle scale

"Com'è andata la scuola?" la voce di mia madre mi fece solo proseguire al piano di sopra e appena vidi la mia camera, entrai chiudendo la porta a chiave e mi buttai sul letto con la testa affondata nel cuscino. Volevo dimenticarmi questo giorno. Volevo dimenticarmi di lui, ma le sue parole mi perseguitavano continuamente finché non decisi di chiudere gli occhi e caddi in un sonno profondo.


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