William's pov
Esausto.
A passi lenti mi diressi verso il lavandino, le gocce picchiettavano, piccoli intervalli di tempo.
La vita era ormai diventata un'agonia, un ripetersi e ripetersi di giornate dove il disgusto dei miei atti non riusciva proprio a non tormentarmi.
Le ciocche bionde, sciolte, mi ricadevano sugl'occhi come cascate di sole, la luce di quest'ultimo quasi assente: soltanto uno spiraglio si faceva spazio per il vetro della finestra.
L'ambiente pareva offuscato, penetrato dall'ombra scura tra le luci del tramonto. Il lavandino prese a gocciolare, stilla dopo stilla.
Getto dopo getto, mi sciaquai il viso, ma a rimaner macchiati furono i pensieri: mi guardavo e mi chiedevo, chi sei tu, riflesso in questo specchio? Come potrebbero le tue azioni restare impunite, quando proprio tu ti sei azzardato a giudicare quelle altrui?Sospirai.
Soprirai e, in quel vuoto dentro me, si scatenó la tempesta; gli spifferi s'imbatterono sul mio cuore, crepandolo, torturandolo, risalendo per la mia mente e spegnendola definitivamente.
John teneva delle pastiglie nell'armadio, pensai. Lui non era in casa, Sherly si trovava al piano di sopra, la mia testa altrove.
Allungai la mano.L'armadietto si aprí, e così mi ritrovai ad afferrare a casaccio il primo contenitore che mi capitó davanti agli occhi: iridi rosse che adesso osservavano quel riflesso, un riflesso privo di anima. Ed anche se forse, un briciolo di quell'anima c'era ancora, la ammutolirono ancor prima che potesse ribellarsi.
Piccole pastiglie contornarono la mia mano, questa prese a portarne una sulle labbra.
Sostava là, le dita immobili prima di compiere quel gesto disperato.
Spinsi ancora la pastiglia.
La saliva la contornó, ma un magone si formò nella mia gola ancor prima che potessi ingoiare.Lo specchio pareva... fin troppo cristallino. Quasi la mia sagoma fosse trasparente, quasi non fossi là.
Preso dalla curiosità, le mie dita scalfirono l'aria, avvicinandosi sempre più al vetro.
Esitanti, lo sfiorarono, ed è là che ogni mia convinzione si sfracelló al suolo.
Lo specchio, infatti, non poneva un limite alle dita: prima una mano, poi un braccio, mi parve di venir risucchiato da questo ancor prima di accorgermene.
Una luce - probabilmente frutto del delirio - contornó la stanza, risucchiandomi con sé in una dimensione alternativa.Poco a poco il chiarore angelico si dissolse dalla mia vista, e la prima cosa che notai fu il cambio di tempo e ambientazione.
Per quanto strano possa sembrare, non mi trovavo più nello squallido bagno colmo di pensieri suicidi, ma in un lungomare immenso, la sabbia dorata a riempirmi le scarpe.
Alzai lo sguardo al cielo, in modo da riconoscere le numerose stelle che lo contornavano; che meraviglia pensai, osservando quanto i puntini potessero dare spettacolo tra le sfumature del blu.
Le onde del mare cantavano dimenandosi, mentre il mio sguardo finiva sulle luci che illuminavano la spiaggia. Un telo era là davanti, una scacchiera e dei cuscini poggiati al suo centro. Feci per muovermi, ma una voce taglió il vento ancor prima dei miei passi.
"Liam" mi chiamò, le mie iridi scattarono."Sherly..."
Con i capelli raccolti, mi osservava con sguardo serio, impensierito, nascosto da un lieve sorriso. Fece qualche passo, ma non si fermò di fronte a me; bensì afferró la mia mano, trascinandomi in direzione del telo.
Rimasi confuso da quel luogo, dal suo comportamento e da qualsiasi cosa mi attorniasse. Chiesi chiarmenti.
"Dove ci troviamo?"
"Oh, Liam, Liam... Avremo tempo per le domande. Seguimi adesso."Lasciando le impronte sulla sabbia, mi feci guidare seppur confuso.
Quel luogo riusciva a trasmettermi un così strano senso di tranquillità: quasi come se le stelle comete, che di tanto in tanto sciavano in cielo, scacciassero i pensieri maligni.
Arrivammo al telo, e Sherlock lasciò la mia mano. Continuó poi a fare qualche passo davanti alla mia figura immobile.
Così, si sedette, poggiando uno dei cuscini all'inizio del telo ed accendendosi una sigaretta.
Il fumo si disperse attorno a lui, risaltando la sua figura sotto il chiaro di luna. Portai il mio sguardo in lontananza, sul mare, rendendomi conto che quel chiarore non lasciasse striature soltanto sulla sua pelle.
L'acqua veniva scalfita da piaghe argentate, delicate.
"Puoi sederti, Liam." disse d'un tratto, espirando.
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❝𝘆𝗮𝗸𝗮𝗺𝗼𝘇❞ 𝗌𝗁𝖾𝗋𝗅𝗂𝖺𝗆
Fanfiction•*⁀➷ 𝗼𝗻𝗲-𝘀𝗵𝗼𝘁 ↳ 𝘆𝗮𝗸𝗮𝗺𝗼𝘇 semplicemente, il riflesso della luna sull'acqua ❝Sono... morto?" "Una domanda ad ogni cometa, Liam. Le regole sono queste.❞ ↳ 𝗳𝗮𝗻𝗱𝗼𝗺:: moriarty the patriot ↳ 𝘀𝗵𝗶𝗽:: sherliam ↳ 𝘁𝘄:: tentato suicidi...