Alzai a malapena lo sguardo dal libro che stavo leggendo quel pomeriggio. I miei occhi continuavano a correre veloci sulle righe di parole come se da quello ne dipendesse la mia vita, ma non era quello il motivo per cui mi trovavo in classe oltre l'orario."Qualcuno sa la risposta?"
Sentii la voce atona del professore e, come un magnete, alzai lo sguardo trovandolo a scorrere il dito sul vecchio registro blu.Era una sensazione che avevo sempre odiato.
Un po' come il rumore delle motociclette che ti passano vicine per sfrecciare via, il sole di Agosto negli occhi e quel fastidioso odore di zucchero alle fiere di paese."Decicco?"
Bingo.Sentii il cuore balzarmi in gola e il viso avvampare. Non solo perché avrei dovuto rispondere davanti a tutti, ma soprattutto perché non avevo la benché minima idea di quale fosse la domanda.
"Certo, mh-" Iniziai con un filo di voce passandomi una mano tra i capelli castani. "La risposta alla domanda è..." Sentivo il sudore scendermi lungo le tempie fino a scendere lungo la spina dorsale, quando sentii un sussurro prevenire dalla mia sinistra. Un nome, o almeno fu quello che pensai potesse essere.
"Yoru Sumino"
Senza indugiare mi fidai della voce accanto a me e pronunciai lo stesso nome con un suono meno armonioso e molto meno cantilenante. La voce mi tremava per paura di aver commesso un errore, ma subito dopo aver risposto il professore iniziò ad annuire e le sue labbra si incresparono in un sorriso.
"Esattamente. Yoru Sumino è l'autore del libro che analizzerete durante il corso."
Avevo deciso di seguire il corso di giapponese per avere dei crediti extra , o almeno, questo era quello che raccontavo a tutti quelli che me lo chiedevano, accennando un timido sorriso.
La verità era assai più complicata, ma quello che importava era soltanto che il giapponese mi avrebbe tenuto la mente impegnata, allontanandomi da pensieri sui quali non avevo il controllo. Dai pensieri che minacciavano di farmi cadere in un loop senza fine di "se solo".
Quando il professore ricominciò a parlare, tornai con l'attenzione sul libro che stavo leggendo continuando ad ignorare il giapponese.
Sfiorai con le dita il bordo fino ad arrivare alla fine della pagina per voltarla quando mi accorsi che qualcosa, o meglio qualcuno, aveva spostato l'attenzione su di me.Finsi di non accorgermene, ma quella presenza divenne sempre più prepotente a tal punto da farmi voltare. Il ragazzo mi stava guardando con la testa poggiata sulle braccia incrociate sopra il tavolo e aveva una strana espressione che non seppi decifrare. Notai che i suoi occhi, neri e a mandorla, erano molto più grandi di quelli che ero abituata a vedere sulle persone asiatiche. Potevo riuscire a vedere anche un piccolo neo scuro al lato dell'occhio quando increspò lo sguardo quasi come se stesse sogghignando. Alzò la testa e si poggiò allo schienale della sua sedia spostando lo sguardo sulla lavagna, ma mantenendo quello stupido mezzo sorriso sulle labbra.
"Non so se sai come funziona, ma quando qualcuno ti fa un favore di solito si dice grazie"
Un sussurro. La voce roca e profonda come prima. Mi imbarazzò a tal punto da non riuscire a guardarlo tornando con lo sguardo sul mio libro muovendo gli occhi in una disperata recita di lettura."Nessuno ti ha chiesto niente, sapevo la risposta." Continuai a far finta di leggere sperando che questa conversazione finisse il prima possibile quando mi ritrovai la sua mano intorno al polso bloccandomi dal girare pagina. Alzai lo sguardo un momento ritrovando sulle labbra dello sconosciuto quel mezzo sorriso.
"Ah sapevi la risposta? Strano visto che ti osservo da un po' e hai passato più di tre quarti d'ora a leggere quello." Disse sporgendosi verso il mio banco lasciandomi il polso. Aggrottai le sopracciglia e mi allontanai leggermente.
"È inquietante osservare le persone, non credi?"
"No, in realtà no. È divertente." Rispose lui in tutta tranquillità portandosi gli occhiali sopra il naso. Poi si avvicinò a me fino a sussurrarmi vicino all'orecchio. "E poi, se non ti avessi osservata non ti sarei potuto essere d'aiuto." Poi si allontanò e prima di passarsi una mano tra i capelli sussurrò di nuovo. "Prego."Quando mi voltai lo trovai ancora con lo sguardo verso l'aula, ma stava sorridendo e quando tornai con lo sguardo sul banco sgranai leggermente gli occhi alla vista del mio libro chiuso e di alcuni appunti perfettamente in ordine su Yoru Sumino. Lo guardai di nuovo e quando provai ad aprir bocca si portò l'indice sulle labbra esortandomi a stare attenta.
Che razza di presuntuoso.
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Meraki
Short StoryMeraki- (v.) fare qualcosa con l'anima, creatività e amore; mettere qualcosa di te stesso nel tuo lavoro. Si dice che ognuno trovi pace e conforto in modi differenti, questo è il mio. Frammenti rimessi insieme di una mente sognatrice e solitaria ...