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Quella mattina di metà estate, Simone fa fatica a tenere il passo tra la confusione e Manuel che lo trascina di fretta per un polso, facendo slalom fra la folla di turisti sul pontile affollato.

Sono in giro da ore, Simone ha perso il conto delle caramelle gommose che ha mangiato e il sole è così caldo che gli brucia il collo e le spalle, eppure non riesce a togliersi il sorriso dalla faccia ogni volta che si gira verso Manuel e lo vede sorridente e sereno, e non fa niente se nel mentre quasi gli stacca il polso.

D'un tratto, Manuel si ferma di botto, tanto che Simone quasi finisce contro la sua schiena, e si gira a guardarlo con una smorfietta soddisfatta mentre con il pollice indica qualcosa alle sue spalle.

Simone lo segue con lo sguardo e sbianca, "no".

"Eddai Simo', nun fa er bambino, guarda nun ce sta manco fila".

Manuel ha il barbaro coraggio di cacciargli il labbruccio. Simone a stento si trattiene dallo sbattere un piede a terra e lamentarsi, quello stronzo l'ha capito fin troppo bene che fatica a dirgli di no quando lo guarda in quel modo. Comunque le vertigini non sono cosa da poco, e Simone non ha alcuna intenzione di rovinarsi la giornata mettendo il culo su quell'affare, "no Manu, nun ce voglio andà".

Manuel si limita a fissarlo con un sopracciglio alzato. Simone sbuffa, si sposta leggermente verso di lui quando un ragazzo per sbaglio gli urta la spalla camminando, "ma ce stanno tremila cose, perchè proprio là? Guarda quanto è alto mannaggia a te".

"Ma che, c'hai paura?"

Simone si sente arrossire e gonfia le guance prima ancora di rendersene conto, cosa che lo fa arrossire ancora di più. Sbuffa di nuovo e fa roteare gli occhi, poi afferra il polso di Manuel e si avvia verso la ruota panoramica, "Madonna ma quanto rompi".

Sa già che se ne pentirà, però Manuel sta ridendo e insiste per pagare entrambi i biglietti, gli fa anche l'occhiolino quando alla fine si siedono sul sediolino, rosso brillante e terribilmente aperto. Il ragazzo addetto alla sicurezza arriva a controllare che la sbarra sia ben incastrata e Simone ci si aggrappa come se ne andasse della sua vita, stringe talmente forte che gli si sbiancano le nocche e gli sudano i palmi. Il giro non è ancora iniziato e ha già voglia di scendere, neanche si accorge del sorriso che il ragazzo gli rivolge e dell'occhiataccia che Manuel gli lancia di rimando; poi, sulla sua mano compare quella di Manuel che gli stringe il dorso con sicurezza e quando Simone alza gli occhi su di lui lo trova tranquillo, un sorriso dolce e lievemente divertito a distendergli le labbra, "n'te preoccupà Simo', n'succede niente, goditi la vista".

"Me la godevo dal pontile la vista"

"Dall'alto è più bella"

"Ma se si stacca?"

"Nun se stacca"

"Ma se si stacca e cadiamo?"

"Madonna Simo', se se stacca crepiamo vista mare, che te devo di"

Simone lo guarda male, malissimo e fa per rispondergli, ma in quel momento la ruota panoramica parte con uno scatto e lo fa sussultare sul posto. Il terreno piano piano si allontana mentre Simone non stacca lo sguardo dalla punta dei suoi piedi, il giro è lento e il leggero rumore degli ingranaggi lo manda in ansia nonostante sia normale.

Intanto, Manuel è tranquillissimo accanto a lui, quasi contento, e Simone riesce anche a chiedersi, tra un pensiero catastrofico e l'altro, perché Manuel abbia insistito così tanto per portarlo proprio lì.

Quando arriva il loro turno per passare del tempo in cima, Simone serra gli occhi e non si azzarda ad aprirli, sa già che sarebbe toccato a loro, ha passato i venti minuti precedenti a contare quanti sedili li dividessero dalla cima. Non sa dire quanto tempo passa, ma ad un certo punto la mano di Manuel si poggia nuovamente sulla sua e lo fa sussultare.

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