Manuel's pov
Manca solo qualche giorno alla mia partenza, ovviamente mi sono ridotto all'ultimo per organizzare i bagagli. Ho sempre odiato le liste a differenza di mia madre che mi rincorre per casa ricordandomi gli oggetti più improbabili da mettere in valigia, come se a New York non avessero le lenzuola o le pentole. Ogni volta che penso alla mia meta il nome New York mi rimbomba nella testa, non mi sembra ancora vero e forse anche quando sarò lì continuerò a non crederci.
Mi madre ha deciso che pomeriggio dovevamo andare a fare shopping insieme nonostante io abbia sempre odiato girare tra i mille negozi di Roma, e adesso sono stremato.Chicca invece stasera ha deciso di portarmi a mangiare in un posto speciale, mi ha detto "Non fare domande, statte zitto e vié co' me". L'ho seguita in silenzio, mi ha portato nella mia zona preferita: Trastevere.
Entriamo in un locale mai visto prima d'ora, "sarà nuovo" penso tra me e me ma rispetto la regola del niente domande. Appena metto piede in questo strano posto sento urlare "SORPRESA", ci sono tutti i miei amici e le mie amiche del liceo e dell'università e ovviamente non poteva mancare mi madre. Indossano dei capellini e delle magliette con scritto 'Dottor Manufe' e decorate con immagini dell'Empire State Building e statue della libertà in miniatura. "Ma che cafonata è, pare un compleanno in ludoteca" rispondo, lo zampino de mi madre si vede lontano un miglio e sanno che odio le sorprese ma non posso negare che senza di loro non sarei mai arrivato fin qui.Tra un gin tonic e l'altro la festa finisce, ma di tornare a casa proprio non ne ho voglia, voglio invece ammirare la mia città di notte, quando è vuota e magnifica. S'è fatta 'na certa, sono quasi le 4 del mattino e dopo aver bevuto a Trastevere con Chicca, Marco, Aureliano, Monica e Roberto ci dirigiamo sotto er Colosseo che ha sempre il potere di lasciarmi senza parole.
Lì vicino c'è il mio caro vecchio liceo, ho bisogno di sedermi per un'ultima volta su quel muretto con le persone che ho conosciuto proprio tra quei banchi e, sarà per l'alcool o per il nodo che mi si è formato in gola appena l'ho visto, ma quasi mi viene da piangere, abbraccio Chicca e trattengo le lacrime. "Rega namo nella gay street, ce sta un mio amico" urla Marco.Arrivati lì, tra la folla noto Filippo, è un colpo al cuore perché non siamo in buoni rapporti da un po' ormai ma non voglio avere rimpianti e mi decido a seguire l'istinto. Vado a salutarlo e gli dico un po' sbiascicando "Ciao Fi, so che la nostra ultima conversazione risale a sei mesi fa, ma volevo dirti ciao perché tra qualche giorno mi trasferisco a New York, inizio la specializzazione lì e ..." non ho il tempo di continuare la frase che mi bacia in modo fugace e corre via.
Il mio cuore se ferma n'attimo, non capisco cosa stia succedendo, ma lo prendo come un bacio d'addio. Quando Chicca mi riaccompagna a casa è ormai giorno, sono sfatto e crollo in un sonno profondo.Simone's pov
Le settimane son passate, seppur con una lentezza disarmante che mi ha reso sempre più impaziente e allo stesso tempo volenteroso di prendere il primo biglietto aereo disponibile e fuggire da qualche altra parte nel mondo. È proprio a causa di questo stato d'animo che questa sera ho rifiutato l'invito a uscire di un ragazzo presentatomi dai miei amici, che, ancora mi sfugge il motivo, cercano costantemente di accoppiarmi. La cosa non mi dispiace e ci sarei uscito volentieri, è molto carino e con uno 'spiccato senso dell'umorismo' ma oggi non è decisamente la serata adatta.È il trenta di settembre, questo comporta che domattina inizierò il programma di specializzazione al Pres e al sol pensiero mi tremano di nuovo le mani a tal punto da non riuscire ad accendere la sigaretta che vorrei fumare per alleviare questo magone che mi porto dentro. Sono seduto attorno ad un piccolo tavolo sul balcone della mia nuova casa, che mi è stata regalata dai miei genitori come premio per questo nuovo traguardo raggiunto.
Ne sono entusiasta perché finalmente potrò vivere da solo, anche se è decisamente troppo grande e moderna per i miei gusti, che si accontenterebbero benissimo di un semplice monolocale. C'è però un punto a favore: la vista. Si trova di fronte Central Park perciò suppongo che vivrò questo balcone più di quanto avrei mai pensato di fare, manco ci pensavo alla casa col balcone, io.
Mi trovo qui a far finta di non avere una laurea in medicina, che dovrebbe ben farmi capire quanto sia sbagliato fumare, e a fissare il cielo stellato.
Questa notte è proprio il cielo a salvarmi, totalmente privo di nuvole e con le stelle più luminose che mai.
Mi fa pensare che sono una persona così infinitamente piccola nell'abisso che è l'universo, e altrettanto piccola è la mia ansia. In qualche strano modo sta riuscendo a rassicurarmi, pensare che come me adesso, un infinità di gente al mondo ha volto gli occhi al cielo per osservarlo mi fa sentire compreso, e magari sono proprio coloro che temono e bramano il domani seppur incerto, proprio come me.
Ecco, non c'è nessuno su questo balcone tranne me eppure non mi sento affatto solo, il cielo di questa notte mi permette d'esser connesso agli altri suoi osservatori. Esso ci ha dato la possibilità di condividere e portare assieme il peso del nostro malessere, almeno per la durata di questa notte, dove continueremo a scrutare questo cielo, meravigliandoci della sua incredibilità, sempre come se fosse la prima volta.Decido però di spezzare l'incantesimo e andare a riposare nel mio nuovo ed enorme letto matrimoniale, dopo aver scrupolosamente sistemato la borsa per domani e aver ricontrollato un centinaio di volte se avessi inserito correttamente la sveglia, d'altronde il domani è già qui.
Manuel's Pov
Sono arrivato in città da qualche giorno, New York si sa è costosa e ho optato per una mansarda minuscola e decisamente lontana dall'ospedale per il cui affitto ho anche contratto fino all'ultimo con la proprietaria.
Dopo una cena a base di pasta e tonno, decido di fare un giro tra le strade del mio quartiere. Non conosco nessuno e a qualche isolato dalla mia nuova casa c'è un pub con una terrazza niente male, entro e vado dritto al bancone per ordinare una birra e qualche nocciolina.
La serata va avanti mentre assisto ad un karaoke improvvisato da una comitiva di turisti francesi e scambio qualche parola con il barista.Salgo sulla terrazza e mi soffermo ad osservare il cielo per un attimo. Mi sento in pace con me stesso e, soprattutto, soddisfatto. Osservo le stelle della mia nuova città e penso anche a quelle della mia Roma, che tanto il cielo è uno e non mi sono mai sentito nel posto giusto al momento giusto come adesso, osservando questo cielo.
Simone sta finendo di prepararsi quando gli squilla il telefono, a chiamarlo è la madre e controvoglia le risponde "Simo sei sicuro che non vuoi un passaggio in ospedale almeno oggi che è il primo giorno?" "Ciao anche a te mamma, come ti ho già detto un centinaio di volte no grazie, non voglio che mi trattino da privilegiato" e la madre gli risponde "va bene, ti avrei offerto un passaggio mica la partecipazione ad un intervento", a questo punto Simone stizzito la saluta "sempre la solita, ci vediamo lí" e Cristina chiude la chiamata.
Simone esce solo dalla sua nuova casa, priva di mobili e persone, in perfetto orario e in pochi minuti arriva in ospedale. Manuel al contrario, decide di spostarsi in metro e quando arriva si rende conto di essere in ritardo.
Nel frattempo, Simone é seduto nello spogliatoio ed é intento a guardare con ammirazione il camice color ceruleo che indosserà a breve quando gli si affianca una ragazza che entusiasta gli dice "anche tu nuovo? Piacere Laura" "Piacere mio, Simone. Bel nome, hai origini italiane?"
"Me lo chiedono in tanti ma no, magari, ho solo il nome di una cantante italiana famosa all'estero", risponde Laura mostrando un sorriso molto dolce.
Simone allora le risponde "Pausini? La conosco perché io sì, ho origini italiane ma scusami se te lo dico, non mi piace per niente", a quel punto il sorriso di Laura si apre in una risata spontanea "Nessun problema, non piace neanche a me eppure sono costretta a dover sentire 'La solitudine' riecheggiare in casa mia almeno una volta alla settimana". Anche Simone si ritrova a ridere di gusto e pensa che forse ha trovato la sua prima amica in quel posto. Mentre continua a far conoscenza con Laura, indossa il suo agognato camice.Manuel fa le scale correndo fino a quello che è il piano di chirurgia, indicatogli da un infermiere che incontra all'ingresso. Arriva al terzo piano e si reca nello spogliatoio per cambiarsi il più velocemente possibile. Uscito da quella stanza, viene richiamato da un uomo alto che indossa un camice blu notte che, con voce altezzosa, dice lui "Tu allora devi essere il quinto specializzando di quest'anno che noto non avere la dote della puntualità, iniziamo male, molto male".
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Scrub cap
Teen FictionSimone e Manuel della serie "Un Professore" in una nuova dimensione: quella del Presbyterian Hospital dove saranno assieme specializzandi in chirurgia, vi ricorda qualcosa?