CAPITOLO 1

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Daiana sbatté la porta fortemente.

Aveva appena sostenuto uno dei litigi più brutti della sua vita. Non era mai stato semplice vivere in quella casa, i suoi genitori erano rigidi e severi, volevo che studiasse fisica all'università, ma non era quella la sua vocazione.

Lo era invece quella per la scrittura, era incredibile come, attraverso delle semplici parole riuscisse a comporre realtà fantastiche, universi paralleli, persone nuove, tutto era possibile scrivendo. Con la penna aveva la possibilità di sfogarsi come non aveva mai fatto con nessuno, come non aveva mai potuto fare.

In casa sua doveva regnare il silenzio, si parlava solo quando interpellati, solo quando le veniva posta una domanda a cui era costretta rispondere. Quella casa le aveva impedito di avere una vita normale, una vita sana, con degli amici che animassero le sue giornate. In quel momento, anche se le sembrava surreale, stava scappando da quella prigione, all'età di diciassette anni, senza sapere dove sarebbe andata, senza avere un'idea di cosa avrebbe fatto dopo.

Quella sera, dopo l'ennesimo discorso su come era stata premeditata la sua vita, che le avrebbe impedito di vivere la vita che voleva, Daiana era scoppiata. Tutta quella rabbia che teneva dentro era fuoriuscita come acqua da un bicchiere da un bicchiere pieno. Non avrebbero potuto controllarla per sempre, non poteva accettarlo. Aveva preso una busta che tenevano sotto lo scheletro del letto, dove teneva i risparmi di tre anni, le sarebbero bastati per cambiare città e vivere qualche mese, poi avrebbe cercato un lavoro, si sarebbe costruita una nuova vita, come la voleva lei.

Quando era arrabbiata avvertiva una carica interiore che normalmente non sentiva. Aveva bisogno di scaricarsi scrivendo sul suo taccuino. In quei momenti pensava in un unico modo: il suo. Mettersi nei panni di un'altra persona era molto più utile per uscire da uno stato di rabbia. Forse doveva semplicemente imparare a contenerla. La rabbia per lei era come un fiume in piena, all'inizia era un ruscello e solo dopo, straripava dai margini. Se solo avesse imparato a fermarsi, non avrebbe permesso a quel maledetto sentimento di montare.

Tuttavia, non si pentiva di essersi ribellata, avrebbe potuto fare finta di niente e scappare durante la notte, ma non era successo. diana prese il primo treno che arrivò in stazione senza preoccuparsi di dove sarebbe andata, tutto sarebbe stato meglio di casa sua. Probabilmente i genitori l'avrebbero cercata, non di certo per affetto ma per reputazione, la scomparsa di una figlia avrebbe fatto crollare la loro fama. Di sicurò però, non avrebbero coinvolto la polizia, o almeno così sperava.

Daiana Robinson, la bambina che non parlava, la rabbia era diventata il suo stato d'animo principale. Non aveva nessuno con cui parlare, non aveva una famiglia degna di essere chiamata tale, non aveva amici, i nonni non c'erano più, i genitori non erano mai stati disposti ad ascoltarla, non aveva fratelli o sorelle, l'unica su cui poteva contare era lei stessa, incavolata oltre che addolorata.

Da quel giorno, la rabbia non smise mai di seguirla. Odiava i suoi genitori per tutto il peso che le avevano messo sulle spalle, per aver lasciato che vivesse perennemente in solitudine, per non averla amata e cresciuta come meritava.

IL SILENZIO DELLA RIVOLTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora