Taekook in Las Vegas

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//Vorrei ringraziare tantissimo alwaystaeguk per aver creato la copertina della storia e per avermi suggerito il nome della storia. Le voglio tanto bene e andate a seguire tutte le sue storie!! ❤️❤️


Mai gli fu capitata una situazione così devastante. Jungkook credeva di essere un prediletto, l'immune per eccellenza. In due anni, dal 2020 a quel giorno, non gli era mai capitato di contrarre il virus, mentre esso colpiva la maggior parte della popolazione e i suoi compagni di band, e nonostante trascorressero le giornate insieme, gli esiti dei tamponi erano sempre negativi. Era invincibile. Anche da piccolo, si ammalava raramente grazie a tutte le vitamine C che la madre gli faceva prendere, e tutt'ora era ancora così: con un corpo e un'anima molto forte. 

Comunque restava molto attento. Per quanto fosse il prescelto da Dio, igienizzava con molta più frequenza le mani e indossava la mascherina quando era richiesto. Nonostante la posizione agevolata, che credeva di avere, sembrava che nessuno dei due volesse raggiungersi: che il virus non volesse attaccare il corpo possente del corvino, e ovviamente, a sua volta lui non voleva fare la conoscenza di quel bastardo che aveva anche l'audacia di fare scherzi come scomparire per un periodo e ritornare, sotto mentite spoglie di una nuova variante, ma sempre quell'essere verde e rotondo, con gli occhi cattivi - rossi dalla furia - che, come un parassita, si attaccava a ogni corpo (così lo aveva immaginato Jungkook). Se avesse potuto scegliere di vivere con un cattivo e le sue varianti, lui avrebbe scelto di vivere nella serie tv Marvel "Loki", così da poter vivere con tantissimi Tom Hiddleston.

Vivendo con la consapevolezza che lui era nato per essere lo sfidante supremo del virus, la scoperta di essere stato attaccato da quel mostro fu sconcertante. Umiliante. Il parassita lo aveva attaccato e Jungkook non era stato scaltro e veloce da sconfiggerlo. Aveva perso la sua battaglia, era stato sconfitto e messo K.O. Non immaginava che dall'aeroporto all'hotel, il virus lo stesse seguendo, che lo stesse guardando come il peggiore degli stalker e lo avesse attaccato. La cosa che più gli aveva stretto il cuore era che non era riuscito a proteggere Taehyung, che aveva ricevuto la sua stessa sorte. Una seconda volta. E se lui ora sentiva di essere stato imprigionato da quell'essere, non immaginava come si sentisse il suo hyung a vivere di nuovo la quarantena.

La verità è che Jungkook non riusciva a stare fermo, non ci riusciva. Da più di dieci anni, erano rare le volte in cui davvero non faceva nulla. Prendere una pausa da lavoro significava allenarsi, praticare la box, scrivere canzoni oppure esercizi della voce. E ora, il terrore di stare dei giorni chiuso in una stanza gli stringeva la gola e gli faceva mancare il respiro. Aveva paura che tutti i suoi forzi, di anni e anni, sarebbero sfumati in quel paio di giorni a letto. Perché la sua sfortuna era di essere in un hotel e in un paese estero, non nella sua comoda casa piena di ogni comfort. E quindi, aveva paura che il suo culo si facesse flaccido - per tutto il tempo seduto a letto - e che il suo addome piatto e scolpito si riempisse di grasso. Ma questo era solo un progetto partorito dalla sua mente, nato perché non era mai stato fermo e perché voleva sempre piacere a tutti e ai suoi fans. Come qualsiasi idol.

Qualche ora prima.

Appena arrivati nel prestigiosissimo hotel, che l'agenzia aveva scelto per i BTS, i due si erano recati in due camere separate, nel caso uno dei due fosse risultato positivo al tampone molecolare. Tristemente, avevano accettato quella pratica, ma sarebbe stato difficile sapere di essere nello stesso hotel, camere vicine e non potersi vedere. Il risultato sarebbe arrivato entro qualche ora, il tempo di analizzare i loro campioni e quello di inviare i risultati.

Mentre Jungkook nei suoi pensieri si vaneggiava, Taehyung pensava a come avesse già perso, tempo prima, la sua sfida contro il demone Covid-19. Egli credeva di essere la sua preda preferita, ne era sicuro, poiché aveva la sensazione che anche questa volta fosse stato bersagliato. Probabilmente il virus amava stare con lui - chi lo biasimerebbe - ma, intanto, perché approfittarsi dei suoi anticorpi bassi? Se lo amava tanto perché non renderlo felice, oppure rendergli la penitenza più leggera possibile? Quando era stato contagiato, gli era salita la febbre e aveva riscontrato del mal di gola, per non parlare degli squilibri del sonno. Comunque non era stata piacevole la permanenza del virus nel suo corpo, e ora sentiva che fosse ritornato. Cercava di convincere ogni particella di se che di scampo non ce ne sarebbe più stato, ma in cuor suo sperava che, questa volta, il covid lo avesse scansato, e che non avesse colpito Jungkook.


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