⚠️Ei tu, so che probabilmente per te non sarà importante e che penserai che è solo una perdita di tempo, ma ti chiedo per favore di lasciare una ⭐⭐⭐ se ciò che leggi ti piace. Per me e molte altre autrici è una cosa veramente preziosa che ci dà la carica per andare avanti e ci aiuta a crescere e fare arrivare le storie ad un maggior numero di persone.⚠️
Ti ringrazio🤍
Manhattan, Ny, Claire's P.O.V.
Avete presente quel sentore che si attiva all'interno del cervello di ogni persona, ogni qualvolta sta per fare qualcosa che sa potrebbe farle male? Quel nodo sulla bocca dello stomaco che vi fa capire che forse non è il caso di sfidare il karma più di quanto lui stesso non sfidi voi durante le lunghe giornate in cui si annoia, in attesa di farla pagare a qualcuno? Ecco, quella era proprio la sensazione che quella mattina avevo deliberatamente deciso di ignorare. Mai scelta più sbagliata potei compiere nei miei diciotto anni di vita, credo.
«Pronto» se avessi saputo che tutto quello che avrebbe seguito quella chiamata sarebbe stato così brutto, avrei di certo riagganciato prima ancora che potesse realmente avviarsi quest'ultima, anche perché, non prendiamoci in giro, non l'avevo certo ricevuta, ma l'avevo composta io di mia spontanea volontà e nel modo più infantile possibile.
«Damian non hai idea di quanto io sia felice di sentire la tua voce. So che ho sbagliato molto con te, che forse sono stata esagerata e che me ne sarei dovuta rimanere in disparte, ma ti giuro che non l'ho fatto con cattive intenzioni; ero solo frustrata e amareggiata per le parole che mi avevi riservato dopo tutto quello che avevamo passato insieme» per quanto io abbia provato a convincermi di non aver davvero composto il numero di Damian con un anonimo, come i bambini delle elementari, ciò non accadde e io mi trovai a parlare logorroicamente con la persona che aveva scelto volontariamente di sparire dalla mia vita per un lasso di tempo sconosciuto.
«Gli altri mi hanno impedito di chiamarti per raccontarti ciò che è successo, ma io non ce la facevo proprio più. Ho bisogno che tu mi dia delle risposte, che tu mi protegga da tutti. Damian, cavolo, sono stata trattenuta da Ryan» neanche il silenzio dietro lo schermo aveva potuto mettermi in guardia sull'esito di quella chiamata. In quel preciso istante avevo solo bisogno di togliere l'immagine delle mani di Ryan intorno al mio collo e alla mia vita e sapevo che l'unico modo per farlo sarebbe stato raccontarlo all'unico a cui non avrei dovuto.
«Cosa?» la voce che si udì al di là dell'apparecchio elettronico, che tenevo in mano come fosse una bomba pronta ad esplodere, parve essere nettamente superiore a quella che mi ero aspettata di risentire, ma gli diedi poco peso, troppo intenta a fermare quell'attacco di panico che sentivo bussare alle porte della gabbia toracica.
Avevo cominciato a piangere e singhiozzare, ovvero fare ciò che facevo da quando quella sera eravamo ritornati a casa e io ero rimasta a dormire da Anastacia. Troppo codarda per raccontare a mia madre quello che era successo, o forse troppo spaventata all'idea che potesse succedermi qualcosa a sua insaputa mentre dormivo beatamente in camera mia.
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Persa nella tua bugia
Romance/cà·sa/ sostantivo femminile Costruzione eretta dall'uomo per abitarvi, suddivisa in vani ed eventualmente in piani. Per Claire Marchetti, ragazza Italo Americana, trasferitasi a Manhattan con i genitori per via del lavoro del padre, sempre solare c...