Scende la nebbia

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Un uomo passeggiava lentamente nei meandri della sua mente. Non si aspettava certamente di finire in un porticciolo pieno di barche, o nel mezzo di una strada affollata di persone. Quest'uomo era costantemente alla ricerca di una panchina dove fermarsi, dove potersi sedere ed ammirare l'inesplorato. Non si aspettava sicuramente di raggiungere quei luoghi. Gli importava solamente di essere felice, e di restarlo più a lungo possibile, nella apparente monotonia delle sue odissiache esplorazioni. Come era solito fare, l'uomo, in una delle sue passeggiate, iniziava con passo lento, per poi arrestarsi. Magari guardava un attimo in alto, verso sinistra, oppure verso destra, e ritornava tranquillo, senza che fosse accaduto nulla, accanto al ruscello delle parole mute. I suoi piedi non facevano rumore: camminava senza scarpe su una lastra tiepida che lo aiutava a completare il viaggio. In quei momenti nei quali i passi si fanno più veloci perché si raggiunge più certezza, l'uomo sentiva che era giunta l'ora di correre e di ricominciare la camminata: qualsiasi siano i percorsi intrapresi, egli riesce sempre a tagliare il traguardo, e a tornare indietro, senza voltarsi. Ed ormai era assuefatto a questo; non si ricordava come aveva acquisito questa abitudine, ma non importava, perché stava bene. Ma una volta, quando era sul punto di volare, scese la nebbia; non si volse subito indietro, pensava avesse preso il ponte sbagliato. Dopo aver guardato a destra, senza aver visto nient'altro che le vibrazioni del rumore grigio, si volse a sinistra. Ad un tratto capì di essere finito in un luogo inesplorato. Intanto, si avvicinava una luce.

L'acuto doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora