Per l'uomo, fu come risvegliarsi da un tremendo incubo. Eppure gli piaceva starsene ad aspettare il niente e l'infinito seduto da qualche parte, non curandosi di ciò che lo attendeva e di quello che aveva superato. Stavolta, il lume rendeva tutto più chiaro. Prima o poi doveva succedere. Anche lui, adesso, doveva sfidare l'inaspettato ad occhi aperti: si devono lasciare le sponde del pensiero per intraprendere la rivoluzione! Aprì gli occhi. Li aveva chiusi perché, non tanto la luce, ma ciò che aveva illuminato, lo aveva stupito. Una strada alberata appariva davanti a lui. Sullo sfondo una festa, dove stava iniziando il carnevale. Fece un passo: uno di quelli quando si ha paura che il terreno sotto di sé possa cedere da un momento all'altro. Si guardò attorno, volgendo solo gli occhi. Una delle sfumature che piacque subito all'uomo furono i colori delle piante: andavano dal rosso al castagno scuro. Sorrise, e continuò a camminare. L'uomo non si stava interrogando su quale sarebbe stata la sua destinazione, non che non gli importasse: era solo assorto dal luogo in cui si trovava. Come biasimarlo! Chiunque dopo un periodo di sonno quasi eterno si alzerebbe dal suo letto ammirando il destino di ciò che non ha osservato. Bastava guardarlo: adesso camminava sicuro, quasi correva, per conoscere subito quel giardino che sembrava il riflesso di uno specchio posto di fronte a lui. Non era mai stato così felice. Addirittura camminava in avanti, poi tornava indietro, e si spostava da una fontana all'altra, da un fiore ad un altro fiore, nel vortice di quella crescente e smisurata sensazione. Si stava per perdere dentro quella foresta di suoni e profumi trasparenti, se non fosse stato per il suo cuore, che batté 3 volte. Si girò, e la luce gli parve oscillare in una nuvola sfocata e densa. Voleva, doveva andare a vedere cosa succedeva. Forse fu una scelta errata.
