Capitolo 1

172 5 1
                                    

Camminare per la prima volta in quella scuola era una sensazione stranissima. Ragazzi e ragazze stavano davanti ai loro armadietti a fissarmi camminare al centro del corridoio.

Mi sentivo un po' in imbarazzo con tutti quegli sguardi che puntavano su di me, e quei sussurri che provenivano da loro, che non capii se negativi o positivi.

Avevo la testa piegata guardandomi i piedi, mentre stringevo al petto i libri per la prima lezione.

Mi chiamo Nicole Gein. Cosa ci faccio in una scuola di assassini? Beh, lasciate che vi spieghi la mia storia. Vengo da una famiglia normale, normale fino a un certo punto.

Ci trovavamo nel 1985, avevo 11 anni. Un giorno mio padre tornò a casa ubriaco, dopo una riunione di lavoro. Era tarda notte e io ero già a letto. Le urla di mia madre mi svegliarono e scesi subito di sotto. Sapevo che mio padre era tornato, e volevo correre subito tra le sue braccia. Ma ciò che vidi mi rovinò la vita.

Mia madre era stesa sul divano, mio padre sopra di lei con un coltello in mano. Una coltellata, due coltellate, tre coltellate. Sangue che spruzzava dal petto di mia madre, altre coltellate. Feci cadere il peluche che avevo in mano, e questo fece girare mio padre verso di me.

Si avvicinò e, sorridendomi, si leccò il coltello pieno di sangue. Corsi subito in camera mia, spaventata.
Il mattino seguente, non fu uno dei migliori, anzi, fu la peggiore.

Scesi per la colazione e mi ritrovai mio padre di fronte, ancora con il coltello in mano. Mi guardava in modo strano e poi mi prese per la gola, facendo passare la lama del coltello sulla mie labbra.

Lo scansai e, inconsapevolmente, lo spinsi così forte che la sua testa si scontrò contro lo spigolo del mobile. Il suo corpo cadde a terra senza vita, la testa che sanguinava. Avevo perso anche lui, l'avevo ucciso senza volerlo, cosa avrei fatto da quel momento?

Passai il resto dei miei anni per strada, rubando e imbrigliando gli anziani per ricevere qualche soldo. Mi ero rovinata la vita da sola.

Tutto questo finì nel 1990, quando venni portata in questa scuola, la King's Dominion.
__________________________

Ero molto disorientata, non sapevo dove andare, così presi il biglietto con su scritto l'orario delle lezioni e iniziai a leggerlo.

Lunedì
ore 9:00 Arti nere con Maestro Lin
ore 11:00 Psicologia con Scorpio Slasher

Al giorno si svolgevano poche ore di lezione, due o tre, ma leggendo un piccolo riquadro sul fondo del foglio capii il perché.

Poche lezioni, molte uccisioni.

Dopotutto ci trovavamo in una scuola intenta a farci imparare le arti mortali.

Mi avvicinai alla bacheca vicino agli armadietti, con su una cartina interna della scuola. Trovai la classe per le Arti nere e mi avviai verso di essa.

Quando entrai non c'era nessuno, neanche il professore. Presi posto in uno dei tanti banchi singoli e aspettai.
Dopo poco tempo una ragazza con i capelli neri e a caschetto entrò in classe. Non mi degnò di uno sguardo, si sedette al banco vicino al mio e iniziò a fissare il vuoto.

Mi sentivo troppo a disagio così ruppi il silenzio
-"Ciao, mi chiamo Nicole Gein"
La ragazza stette in silenzio, per poi voltarsi verso di me.

Aveva un trucco nero che gli contornava gli occhi azzurri, era un bellissimo contrasto.
-"Sei la ragazza nuova? Quella che ha ucciso suo padre?" mi chiese squadrandomi
-"Non era mia intenzione ucciderlo, ma si, sono io"
Mi sorrise
-"Io sono Petra Yolga. Sei un ratto anche tu, non è vero?"
-"Un, che cosa?"
-"Un ratto, non fai parte di nessun gruppo presente qui"

La guardai confusa, ma non riuscii a domandargli nient'altro perché gli altri studenti, compreso il professore, entrarono in classe.
Presi il biglietto di prima e lessi il nome del docente, Maestro Lin.

Mentre leggevo, sentii una presenza alla mia destra. Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo di spalle, con dei capelli mossi e scuri. Stava parlando con Petra e dopo si sedette al banco davanti al mio.

Volevo chiedere a Petra chi fosse, ma il Maestro Lin iniziò a parlare, e a camminare tra i banchi della classe.

Non capii molto bene le sue parole iniziali, ero troppo impegnata a guardare quel ragazzo che girava la testa verso le direzioni del Maestro, ogni volta che egli cambiava direzione.

Ma quelle, le parole che stava dicendo in quel momento, attirarono la mia attenzione
-"Chi potrebbe essere il destinatario della vostra rabbia, un pedofilo? un ladro?
Chiedete a voi stessi, quando se ne presenta l'occasione, chi uccidereste?"

Tutti stettero in silenzio, mentre lui continuava.
-"Ognuno di voi, alla prossima lezione, racconterà un proprio assassinio, e nel caso qualcuno non ne abbia causati, dovrà farlo nei prossimi giorni"
Prese il suo materiale e uscì dalla classe.

Tutti gli altri fecero la stessa cosa, mentre io raggiunsi Petra.
-"Perfetto, ora dovrò anche trovare qualcuno da uccidere, il Maestro Lin non poteva darci compito peggiore" disse mentre uscivamo dalla classe.
-"Vieni, devo farti vedere un posto" mi prese il polso e iniziammo a salire le scale della scuola.

Arrivammo sul tetto dell'accademia. L'aria fresca ci inondò non appena aprimmo la porta.
-"Questo è il cimitero. Un nascondiglio. Di solito vengo qui per fumare"

Era un posto magnifico. Tutto ciò che si trovava là sopra era decorato con scritte o disegni fatti con le bombolette spray. Non c'erano molti studenti, solo due ragazzi, uno dalla chioma verde e l'altro da quelli che sembravano pungiglioni biondi.

Mi avvicinai a loro insieme a Petra. Le diedero una sigaretta e poi ci allontanammo.
-"Tu fumi Nicole?" mi chiese mentre si palpava le tasche
-"Ehm no, mai provato"
Smise di toccarsi e mi guardò
-"Non hai mai provato?"
-"Mai"
-"Cazzo ragazza, devi assolutamente provare, ti stai perdendo qualcosa di straordinario"

Iniziò di nuovo a toccarsi le tasche e poi sospirò
-"Ho dimenticato l'accendino in camera. Puoi andare a chiederlo a Marcus, per favore"
-"Chi sarebbe Marcus"
-"Quel ragazzo là in fondo, quello che sta ascoltando musica"

Mi guardai attorno e poi lo vidi. Era il ragazzo che ho guardato per tutta l'ora di Arti Oscure. Mi feci coraggio e andai da lui.

-"Ei, scusami potresti..."
Mi fermai notando che non mi aveva ne vista ne sentita. Oltre ad ascoltare la musica stava anche disegnando sul suo quaderno. Era una casa in fiamme, con un volto di un uomo che andava a fuoco.

Gli abbassai le cuffie e lui finalmente mi guardò
-"Che cazzo stai facendo" mi chiese accigliato
-"Cosa stai facendo tu, cos'è quel coso che hai disegnato"

Chiuse in fretta il suo quaderno
-"Questi non sono affari tuoi" mi squadrò "cosa vuoi?"
-"Vorrei l'accendino, anzi, Petra vuole l'accendino"
Mi guardò e poi si sporse per guardarla. Mi diede l'accendino e tornò ad ascoltare la musica.

-"Molto simpatico quel Marcus" dissi a Petra non appena la raggiunsi " è sempre così incazzato?"
-"Sai, avete una storia simile voi due" disse accendendosi la sigaretta "Entrambi orfani e con un assassinio alle spalle"

Mi porse la sigaretta e io la presi. La guardai per un momento, come un bambino con la sua prima caramella, e poi la portai alle labbra.

Aspirai e un'ondata di fumo mi circondò la gola. Lo cacciai e guardai Petra.
-"Avevi ragione, non è poi così male"
Mi sorrise e poi mi fece voltare.
Vidi Marcus, al suo solito posto, che fumava anche lui.
-"Marcus sembra un dio quando fuma"
Non aveva poi tutti i torti.

Si portava la sigaretta alle labbra, con le sue lunghe dita. Aspirò e poco dopo lo ricacciò, buttando la testa all'indietro chiudendo gli occhi.

Rimasi affascinata da quello che vidi, e il mio stomaco si contrasse, come se mangiato da tante piccole farfalle.

Ritorna//Marcus LopezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora