The big black wolf.

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"Quando la notte cala e il cielo diventa blu scuro con le stelle che fanno compagnia alla luna piena, è in quel momento che il grande lupo nero scende dal bosco in cerca della sua prossima preda. Ed ecco perché durante le notti di luna piena è consigliato rimanere chiusi in casa"
Questo era quello che la nonna di Stiles gli raccontava quando era bambino, una storia che i nonni raccontavano ai nipoti da generazioni. Lui ancora ricordava con che enfasi la donna narrava quella leggenda e di quanto lui, a differenza dei suoi coetanei, ne fosse affascinato.
Era incuriosito e pieno di domande. Ad esempio perché scendeva solo in tarda notte e non appena spuntava la luna? Oppure, perché questa creatura viveva proprio nel bosco vicino a casa loro?
La leggenda diceva che il grande lupo difficilmente si allontanava dal bosco, ecco perché quelli in centro erano più al sicuro. Narravano che il lupo non si allontanava troppo perché aveva paura dei cacciatori.
Crescendo poi aveva iniziato ad avere dei dubbi, perché si insomma se è così pericoloso per quale motivo si viveva così vicino al bosco? Poi se questo lupo aveva avuto così tanta paura dei cacciatori probabilmente non si sarebbe mai avvicinato ad una qualsiasi abitazione come per quelle in centro. Crescendo quindi aveva iniziato a non crederci poi tanto, per lo meno fino a quel momento.

Era il secondo plenilunio del mese e Stiles aveva deciso che era una buona idea stare ben oltre il coprifuoco fuori casa e per via di quello si era ritrovato a tornare a casa alle due del mattino.
Sapeva che una volta a casa si sarebbe beccato una di quelle ramanzine da parte del padre che non si sarebbe scordato tanto presto, ma lui e il suo migliore amico avevano deciso che provare ad andare nel nuovo club con documenti falsi era una buona idea e una volta dentro il tempo era volato.
Tornando a casa a quell'ora Stiles, guardando la luna, non poteva non pensare a quella storia, continuava a dubitare della veridicità ma si era dovuto ricredere quando a poca distanza da casa sua, dal bosco alla sua destra sentì dei rumori che anticiparono di poco l'arrivo del grande lupo nero, ritrovandoselo davanti agli occhi sgranati.

Stiles rimase immobile, cosa poteva fare? Se avesse iniziato a correre il lupo lo avrebbe seguito di sicuro e tra i due il lupo era senza dubbio il più veloce.
Poteva fare come con gli orsi? Fingersi più grosso e spaventoso per farlo scappare, ma poi funziona davvero? Ma quali alternative aveva?
Poteva arrampicarsi su un albero? I lupi sanno salirci? Ma anche in quel caso doveva arrivarci all'albero. 
Correre verso casa, un'idea, ma anche quella era ancora troppo distante per pensare di correre più veloce della bestia.
Stiles aveva una paura immensa, una di quelle che non aveva mai provato ma non poteva ignorare il fatto che quel grosso lupo nero era davvero maestoso.
Aveva il manto lucido, pulito, sembrava morbido al tatto e di un nero pece incredibile.
Il ragazzo si mosse di un millimetro e uguale fece il lupo, emise un verso che parve un ringhio ma a Stiles non sembrava così cattivo come invece credeva.
Il lupo si avvicinò ancora di più all'umano, ma non aveva un passo minaccioso e sembrava traballare.
All'improvviso il lupo era ad un passo da Stiles che iniziava a tremare, molto di più rispetto a prima.
Ad un tratto la bestia cadde a terra, ma la cosa più strana era che a terra non c'era più un lupo ma un ragazzo.
Aveva i capelli neri, corpo muscoloso e gli occhi smeraldo che adesso lo stavano fissando.
Il corpo che prima era pieno di peli adesso era spoglio, lasciando in vista la pelle chiara.
Era su un lato ed era piegato in due, come se avesse mal di pancia.
Con una mano si teneva il fianco come se volesse nascondere qualcosa o trattenerlo.
Stiles era sotto shock e non sapeva cosa fare, doveva chiedergli qualcosa o scappare a casa ora che poteva?
Decise che era meglio correre a casa, ma quando si girò per guardare un ultima volta quel ragazzo notò che c'era del sangue che faceva contrasto sulla pelle.
Aveva bisogno di aiuto, ecco perché era lì. Come poteva scappare senza aiutarlo?
Titubante si avvicinò al moro, si abbassò per arrivare al suo livello così da poter vederlo meglio ma tenendosi sempre a debita distanza.
—S-stai bene?— chiese incerto Stiles, non era sicuro fosse la cosa più giusta da fare, tenendo conto di quello che era appena successo e che erano le due di notte.
—No. Il sangue non ti dice niente? Ho bisogno
d'aiuto— disse il lupo quasi ringhiando.
Stiles era pronto a rispondergli a tono, non serviva essere così prepotenti, ma poi pensò che se lo faceva arrabbiare sarebbe potuto tornare la bestia di prima e fare quello che tanto Stiles aveva temuto poco fa.
Che se lo sbranasse, aveva delle zanne che facevano paura.
—Vado a chiedere aiuto, chiamo un'ambulanza— disse Stiles prendendo in mano il cellulare.
—No! Non chiamare nessuno— gridò il moro cercando di avvicinarsi a Stiles.
Il lupo fece una smorfia di dolore, il ragazzo si buttò a terra poggiandosi sulle ginocchia.
—Perdi troppo sangue, non va bene. Io non so come fermarlo— disse appoggiando senza pensarci la mano sopra la ferita che si trovava in parte sul lato e in parte sulla schiena.
—Io so come fare, ho solo bisogno di una mano perché non arrivo bene alla ferita— disse con tono sicuro il moro osservando il ragazzo dagli occhi ambra.
—Tutto questo non ha senso e comunque cosa ti è capitato?— chiese curioso e spaventato Stiles.
—Adesso non ho tempo per spiegare, c'è gente che mi sta cercando e come vedi non sono pacifici. Mi aiuti o no?— aveva un tono molto autoritario che in altre situazioni Stiles avrebbe trovato affascinante ma in quel momento era troppo confuso per pensarci.
All'improvviso suonò il cellulare di Stiles, quando lesse il nome sullo schermo si mise le mani sporche di sangue nei capelli castani.
Era suo padre, senza dubbio arrabbiato, cosa poteva dirgli?
—Non dire niente di me— disse secco il moro ancora sdraiato a terra.
Stiles rispose. Il padre aveva un tono di voce un misto tra preoccupato e arrabbiato.
—Stiles! Sono le due del mattino, dove diavolo sei?! Stavo per chiamare in centrale per mandare una pattuglia a cercarti— urlò lo sceriffo, facendo pentire ulteriormente il figlio di essere rimasto fuori fino a tardi.
—Papà, posso spiegarti. Sono a dormire da Scott, lo abbiamo deciso tardi, solo ora in realtà, dopo esserci addormentati davanti ad un film. Mi dispiace— disse di fretta il ragazzo, aveva timore che il padre non gli credesse.
—Sono le due di notte. Non puoi fare questi orari senza dirmi che ti fermi da Scott. Domani ne parliamo, ora riposati che domani hai scuola— disse più tranquillo il padre.
—D'accordo, scusa ancora papà— disse dispiaciuto il ragazzo, il padre si limitò ad un "a domani" prima di chiudere la telefonata.
Si era risolto tutto molto più velocemente di quanto si aspettasse, ne fu contento.

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