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Capitolo Uno.
Quattro anni dopo.
Il Bodwell High School è un istituto privato poco lontano dal centro di Vancouver. Come ogni mercoledì parcheggio l'auto nella zona riservata agli insegnanti e attendo qualche minuto in macchina, il tempo necessario per applicare il rossetto sulle labbra e aggiustare qualche ciuffetto sfuggito dallo chignon basso. Sono appena le sette e cinquanta del mattino e l'ingresso è già affollato dai ragazzi e dai loro schiamazzi. Attraverso il vialetto curato ignorando i commenti provenienti dalla cerchia dei piacioni e bulletti della scuola, come accade quasi ogni giorno, e mi avvio all'entrata, trovando Kelly nascosta dietro allo schermo del suo computer.
«Buongiorno!» Esclamo alzando la voce di proposito.
La donna sobbalza sul posto ricambiando il saluto incurvando le labbra in un sorriso lieve. Ha due occhiaie abbastanza visibili ma coperte da una generosa dose di correttore, i capelli neri raccolti in una coda morbida e bassa e gli occhi stanchi di chi ha trascorso un'altra nottata in bianco. Kelly ha divorziato sei mesi fa, dopo aver scoperto del tradimento del marito e dei problemi seri di alcolismo che lo affliggono; una situazione alquanto spiacevole, soprattutto se in aggiunta l'ex se ne infischia del figlio di tre anni e mezzo.
Aggiusta la montatura degli occhiali quadrati, che ad ogni movimento scivolano giù, e non appena mi vede incurva le labbra sottili in un sorriso cordiale.
«Dovresti dare una dritta a quei mascalzoni, sai?» Arriccia il naso indirizzando lo sguardo fuori dalla finestra.
«Il liceo l'ho frequentato anch'io e ti posso assicurare che quel gruppetto è innocuo. Uno di loro, tra l'altro, mi viene a trovare spesso». Allungo le dita sul solito modulo da compilare prima di recarmi nel mio ufficio e sbuffo un lamento.
Timbrare un cartellino, no?
«È ugualmente irrispettoso. Dovrebbero capire che esistono dei ruoli e che non possono fare ciò che gli pare», scuote la testa contrariata.
«Lo capiranno a tempo debito, fidati. Le esperienze della vita cambiano le persone e sono sicura che questa sia solo una fase. Tra le altre cose, non mi pare abbiano mai causato grossi danni», replico un peletto divertita. Kelly non ha tutti i torti, le voci che girano sul loro conto non sono di certo delle migliori e ai ragazzi sembra quasi non dispiacere la nomea affibbiata.
«Se lo dici tu», borbotta. «Io ci vedo lungo, eh! I futuri delinquenti si vedono da ragazzini», si impunta.
«Se ci fermassimo all'apparenza, molte persone che camminano in questo istituto non si troverebbero nemmeno qui». Sospiro, già stanca di dover affrontare lo stesso discorso, e dopo averle consegnato il modulo mi incammino verso l'ufficio.
Kelly è una brava ragazza e capisco che dopo le brutte esperienze vissute viva di pregiudizi, ma non può condannare chiunque per degli errori commessi da altri.