"Esiste un luogo dove tutto s'incontra. Esiste un luogo dove tutte le anime ritornano; un luogo, lontano dall'Ade ma anche dalla Terra; un luogo separato dal tempo e dallo spazio: l'isola Gea."
«Tu sei la chiave, Youra, tu sei la mela di Eris. »
***
L'odore di carbone le era salito su per le narici, fino quasi a soffocarla. Vedeva a malapena, in quello spazio angusto in cui si era rifugiata, e gli occhi le pizzicavano da morire - un po' per la polvere, un po' per le lacrime che aveva lasciato scendere fino ad ora.
Non avrebbe dovuto lasciarlo indietro, neppure lui avrebbe potuto sopravvivere. Non lì, in quel luogo più brutto e terrificante persino della morte stessa, il Tartaro.
Il terreno era tiepido, come se sotto di lei scorresse un fiume di fuoco ardente, ed era fatto da piccole pietruzze appuntite, come schegge di carbone che le si conficcavano nella pelle. Ma Youra non sentiva dolore, non più: era troppo provata; dopo tre giorni era esausta persino di provare dolore e, adesso, voleva solo sapere se lui stesse bene.
Il senso di colpa l'attanagliava le viscere, ma non era solo quello, lo sapeva bene.
Dove sei?
Un rumore la fece sobbalzare e la fioca luce aldilà del buco dove s'ea infilata, dentro una roccia incavata, si rabbuiò. Tremò, sentendo il rumore di passi, delle pietruzze che venivano schiacciate sotto qualcosa, piedi o zoccoli o qualsiasi altro tipo di arto di mostri di qualche tipo.
Erano loro? Erano venuti a prenderla?
Youra strizzò gli occhi, serrandoli in due morse, e si morse il labbro inferiore per evitare di urlare; si rannicchiò contro sè stessa, come se servisse a qualcosa. Codarda, stava per morire da codarda. Affondò il viso tra le ginocchia, il rumore dei passi sempre più vicino, il suo fiato sempre più corto.
I passi si fermarono, proprio davanti a lei, aldilà della fessura, fuori dall'incavatura. Youra s'irrigidì.
Poi, qualcosa, toccò la sua spalla: era una mano. Una mano forte l'agguantò la spalla, tirandola leggermente avanti, strattonandola per farla uscire. Youra fece per urlare ma la mano si spostò velocemente dalla sua spalla alla sua bocca, zittendola. Allora, la ragazza si costrinse ad aprire gli occhi e, invece del buio assoluto, una luce fioca proveniente da una fiaccola, illuminava la figura davanti a lei.
Espirò, contro la mano che premeva contro la sua bocca, e sentì le lacrime salirle agli occhi, contenta, distrutta, sfinita.
I suoi occhi scuri e profondi come due pozze nere d'inchiostro, quasi brillavano nel semibuio, il suo viso chiarissimo era perlato di sudore e le sue labbra rosse, macchiate di sangue. Aveva sangue ovunque : il labbro spaccato, il sopracciglio dove aveva il piercing, sanguinante. Le mani, completamente ricoperte di rosso e i vestiti rotti, lacerati, sporchi e macchiati. Ma stava bene.
La strattonò ancora, scoprendole così la bocca, e la tirò fuori dal buco, riportandola accanto all'enorme fiume infuocato. Youra si ritrovò davanti a lui e, anche se le gambe le tremavano e minacciavano di cedere, riuscì a stare impiedi davanti a lui.
Improvvisamente nulla intorno esisteva più: nè il fiume infuocato o le orribili parteti bruciate e decadenti di quella grotta, nè il disperato bisogno di mangiare, dormire o bere, nè qualsiasi altra cosa aldifuori di lui.
«Sei ancora vivo. » piagnucolò. Non voleva risultare petulante in quel momento, non davcanti a lui, ma era davvero felice che lui fosse vivo e che non l'avesse abbandonata lì, in quell'incubo, che non riuscì a trattenersi. Lui fece roteare gli occhi seccato, come al solito, in risposta.
«Non ci vuole così poco per ammazzarmi, piagnucolona. » sbuffò. Si grattò il sopracciglio spaccato, spargendosi un po' di sangue sulla faccia. Nessuna smorfia di dolore deformò la sua faccia mentre toccava il punto ferito, soltanto fastidio nel toccare il liquido rosso. «Adesso andiamo, siamo quasi arrivati. »
Erano quasi arrivati.
E poi?
Lui le diede in fretta le spalle e lei fu fulminea: gli agguantò la mano destra, premendo le mani sul suo avambraccio destro pieno di tatuaggi, bloccandolo sul posto. Girò leggermente la testa per guardarla da sotto le ciglia lunghe e nere, gli occhi scuri che la trapassarono come due lance nel petto.
Non erano partiti con il piede giusto, lo sapeva, ma adesso lui era lì, per lei. Era lì quando nessun altro c'era stato; era sempre stato lì ultimamente, ma lei non l'aveva mai visto.
«Jungkook -» sussurrò, ben consapevole che il ragazzo la sentisse comunque. «Grazie per essere tornato indietro per me. »
***
EHYOO.
Benvenuti in Chaos.
Innanzitutto voglio ringraziare tutte quelle persone che hanno deciso di inizare questa nuova avventura con me. Dico la verit, questa storia mi entusiasma molto perchè ho sempre amato le mitologia - Greca in particolare - e non sono mai riuscita a cavare niente di buono.
E niente, corro a pubblicare cast e primo capitolo, spero che vi piaccia 🌸
Fatemi sapere che ne pensate con qualche commento e se vi va lasciate una stellina!
Borahae, Shanna.
Ps. Ringraziamo @JK_Winter della bellissima copertina, del banner e della pazienza che ha messo per starmi dietro T.T <3
STAI LEGGENDO
𝐜𝐡𝐚𝐨𝐬| ᴊᴊᴋ
Fanfiction(AGGIORNAMENTI DA OTTOBRE 2022 ) "Esiste un luogo dove tutto s'incontra. Esiste un luogo dove tutte le anime ritornano; un luogo, lontano dall'Ade ma anche dalla Terra; un luogo separato dal tempo e dallo spazio: l'isola Gea." «Tu sei la chiave, You...