Il trasloco

1 0 0
                                    

"Nives, sbrigati!"
" Mamma mia, stai calma devo finire di impacchettare le cose"
"Ascoltami bene signorina, intanto non usare quel tono con me e..."
"Sisi va bene ho capito"
Quando fa così proprio non la sopporto. È come se fosse una stupida sveglia che continua a trillare quando sei appena sveglio. Mia mamma è una donna, va su per i cinquant'anni, ha i capelli ricci e corti non ho mai visto il loro colore naturale, se li è sempre tinti: ora sono di un biondo spento, quel biondo che ti rimanda all'odore del grano sotto il sole, un odore che ti fa seccare la gola. Ha gli occhi azzurrissimi come l'acqua (sì è una similitudine molto ovvia ma mia mamma è una tipa semplice quindi mi sembrava più che appropriata). Non è molto alta, direi che è nella norma anche come corporatura. Mio padre è l'esatto opposto: capelli e occhi scurissimi e, anche se va su per la sessantina, non ha neanche un capello grigio. Lavorano entrambi in fabbrica, niente di speciale insomma. Ah sì, mi sono dimenticata di dire che hanno un bel caratterino entrambi. La mia scuola è a Kiev o meglio, era a Kiev. Prima che scoppiasse la guerra. I miei genitori hanno subito organizzato una specie di trasloco. La cosa che però mi fa più paura è che loro rimarranno qua, non mi hanno spiegato il perché, dicono che lo capirò appena sarò arrivata a destinazione. Scendo dalle scale, finalmente è tutto bello e impacchettato. Le mie cose sono già nel camion. Vedo mia mamma che piange, mio papà la abbraccia. Appena si accorgono di me si staccano e appaiono freddi. Le lacrime sono scomparse dal viso di mia madre, sembra che non abbia mai pianto. Ed ecco il quadretto familiare perfetto: loro, uno di fianco all'altro, che guardano me che sto per scoppiare a piangere. Mio padre si avvicina a me
" Sei pronta piccola?"
"Non ho più sette anni, non chiamarmi così"
"Sei e sarai per sempre la mia piccolina"
Così dicendo mi abbracciò e mia madre con lui. Volevo sembrare scocciata, ma alla fine scoppiai a piangere e li strinsi a me ancora più. Dopo qualche secondo sento il rumore del clacson provenire dal furgone. Mi asciugo le lacrime, prendo un lungo respiro, e vado verso il furgone.

NivesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora