È così. Una di quelle mattine dove vorresti rimanere sotto le coperte come una bambina, e invece ti alzi e affronti con tutta l'energia possibile una giornata come questa.
Di solito ci si aspetta che un adolescente sia libero e attivo.
Invece in tutti i miei 17 anni di età questa è l'unica cosa che non sono mai stata, per quanto mi sforzi, non riesco a esprimere più di tanto come mi sento.
Mi avvolgo nella mia giacca scura ed esco al freddo delle mattine di inizio maggio, mi sono vestita leggera perciò spero proprio che la temperatura si alzi con il sorgere del sole.
Metto le cuffiette e raggiungo mio padre nella macchina arrugginita di famiglia.
"Sai a volte potresti sforzarti e andare a piedi, la scuola non è tanto lontana."
Le sue parole rimbombano nella mia mente, lo so che la scuola non è tanto lontana ma questo vorrebbe ugualmente dire attraversare le strade strapiene di miei coetanei ed è l'unica cosa che potrebbe rovinarmi la giornata.
Siccome non tollero il nervosismo di prima mattina levo una cuffietta e borbotto "Pà, non puoi limitarti ad accompagnarmi?.. Forse mi sforzeró un giorno." aggiungo vedendo la sua espressione cambiare per la risposta brusca.
Lui sospira e accende il motore, quindi io sprofondo nel sedile in attesa di arrivare a scuola.
La scuola, il mio piccolo purgatorio personale.
Non dico inferno poiché tutto sommato non ho mai sofferto di bullismo, eccessive critiche o odio verso qualcuno(a parte le persone in generale), ma nemmeno paradiso perché il fatto di incontrare la maggior parte dei miei coetanei è già di per sé un problema.
Vado molto bene a scuola, impiego la maggior parte del mio tempo nello studio o alla musica. Specialmente attraverso il pianoforte.
In realtà è una cosa che ho ereditato da mia madre, lei amava il piano. Da piccola mi faceva sedere sullo sgabello accanto a lei e iniziava a suonare, ed è probabilmente in quei momenti che è iniziata la mia passione.
Quando arrivo a scuola saluto mio padre e scendo, non voglio mettermi in mezzo ai pochi studenti arrivati come me esageratamente in anticipo infatti mi sistemo su una delle panchine vicino all'entrata del parcheggio per gli insegnanti. Rovisto nello zaino e tiro fuori il quaderno di Storia, avevamo una relazione da fare per oggi ma ieri ero troppo stanca per completarla perciò meglio se inizio a rivederla prima del suono della campana.
Mi perdo tra le righe che nerrano le avventure di personaggi ed epoche totalmente diverse e contrapposte alla mia, fino a quando la luce non diminuisce. Alzo gli occhi confusa e incrocio lo sguardo di un ragazzo. Mi sembra di averlo già visto in qualche corridoio, sarà del secondo anno.
Ha lo sguardo confuso, un viso paffuto e occhi scuri. Ha qualche lentiggine e i tipici brufoli di chi è nel pieno dell'adolescenza e deve ancora maturare.
"Scusa sei tu la tipa di Ettore Ruvelani?"
Pff, alzo gli occhi al cielo
"È questo ciò che va a dire in giro? Se è un asino in Spagnolo e deve recuperare insufficienze da inizio anni non penso voglia dire che se lo aiuto stiamo insieme,mi dispiace"
Vedo il suo sguardo rilassarsi e lo vedo avvicinarsi e sedersi accanto a me
"Quindi non stai con nessuno no?"
Oh mio Dio ma perché, proprio oggi qualcuno si deve mettere a flirtare, lo guardo e dico "No, ma anche se fosse a cosa ti servirebbe. Non so nemmeno il tuo nome" beh in realtà questa era una mezza bugia, sapevo come si chiamava, Era Giorgio Salvesi, va tipo in 2E ma non so altro. Non può certo pretendere di essere riconosciuto in giro come una star.
"uhm speravo sapessi già chi fossi, Sono Giorgio e tu sei Selene no?"
"Si?"
Lo vedo sorridere "Bene allora ehm, ti va di conoscerci?"
La mia mente si sta riempiendo di dubbi, o è un ragazzo comune che vuole fare amicizia o è uno che spera di farsela con quelle più grandi. Tuttavia sembra gentile perciò gli rispondo misurando le parole in modo che non possa crearsi illusioni o fraintendimenti.
"Se intendi come amici certo, ma scusa devo finire questo tema entro.. Subito praticamente, magari ci sentiamo eh?"
Vedo il suo sorriso attenuarsi e poi ritornare, rivolgo lo sguardo alla carta davanti a me ma con la coda dell'occhio percepisco il suo sguardo attento studiarmi per alcuni secondi. Poi si alza e risponde" Bene allora uhm, ci sentiamo, ciao""ciao." mormoro consapevole che non possa sentirmi essendosi già allontanato, bene un pensiero in meno. Concludo il compito e fisso il display del cellulare. Mancano 5 minuti al suono della campana.
Le mie amiche oggi non sono presenti, una è in vacanza con i suoi parenti e una ha la febbre, quindi sono sola abbandonata in mezzo ai miei selvaggi compagni di classe.
Decido comunque di sistemarmi davanti all'entrata, appoggiata al muro in attesa del trillo acuto della campana che non tarda ad arrivare.
Abbasso la suoneria del cellulare e mi faccio largo tra la moltitudine di studenti accollati alla porta di entrata.
Saluto qualche faccia vagamente familiare di ragazzi di altre classi con cui avevo fatto qualche attività extrascolastica e preparandomi all'ennesima e monotona giornata di scuola.
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io vivo di te
Ficção AdolescenteQuesta è una di quelle storie di cui non potrai stancarti. Così si sentono i due protagonisti, instancabili e vogliosi di poter dimostrare il reciproco amore a costo di ricevere critiche e venire bloccati dagli ostacoli della dura e sconosciuta vita...