Capitolo 3: La flotta Kree(Peter Quill's POV)

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«Quill, razza di idiota, vuoi spiegarmi perché abbiamo un'intera flotta Kree alle calcagna?»

«Te lo dico io, Rocket. Quest'imbecille ha accettato di liberare un alieno conteso tra Kree e Skrull da secoli e ci ha presi tutti in giro con la storia di una nave mercantile da saccheggiare. Quill, sei un dannato idiota! Appena atterreremo, ti squarcerò la gola...anzi, no, ti strangolerò con le mie mani, sarà molto, molto più divertente!».

«Io sono Groot!»

«Ehi, non è carino! Groot, rimangiati subito quello che hai detto!», sbotto io mentre attivo la visiera del casco.

«Io sono Groot!»

«Non giudicarlo, Quill, ne ha tutto il diritto, ma...Groot, io e te facciamo i conti dopo», lo minaccia Rocket mentre lascia giocherellare le sue minuscole dita con i comandi della cabina di pilotaggio. «Ora, intrepido leader, visto che il resto della nostra ciurma di cerebrolesi è rimasta indietro e noi dobbiamo prendere tempo, apri quel portellone e vai ad affrontare direttamente il caos galattico che hai creato, grazie».

Prendere ordini da un procione non è il massimo nella vita. Il fatto che sia un procione parlante e isterico non cambia di molto la situazione. Le sue occhiatacce non mi turbano nemmeno un po'. Al massimo, mi preoccupo che possa distogliere lo sguardo dalla rotta da seguire e condurci magari di nuovo in pianeti ricoperti da paludi, ma, in generale, lui di per sé non mi fa paura. Gamora, che gli sta seduta accanto, mi incute parecchio timore invece. Le basta accennare a me con la coda dell'occhio perché una forza quasi mistica si impadronisca del mio indice destro e lo costringa a premere sul pulsante che permette l'apertura del portellone d'embargo.

"Tienili a bada il più a lungo possibile, Quill! Abbiamo bisogno di tempo!" sono le ultime parole di Rocket che ho il dispiacere di dover ascoltare prima di gettarmi a capofitto nel manto stellato che avvolge la Milano e la flotta che la incalza. Certo, so che sto per morire, ma di fronte a tutta questa magnificenza cosmica non posso non rimanere stupito ogni volta. E, mentre fisso in contemplazione astri e pianeti, l'universo che sogno di vedere e scoprire da quando ero solo un bambino alto come un nano da giardino, mentre sono intento a godermi questo intenso momento lirico di riflessione su ciò che mi circonda e le forze profonde che dominano la galassia, le navi Kree fanno fuoco su di me con tutta la potenza di cui dispongono i loro cannoni.

Per sfuggire ai colpi esplosivi, sono costretto spingermi verso l'alto e verso il basso di diversi metri ogni volta, stando ben attento a schivare meteoriti e impedimenti spaziali di ogni tipo. Adesso però arriva la parte difficile del piano: devo concentrare la loro attenzione su di me in modo che i nostri amici verdi smettano di rivolgere quella delle loro straordinarie armi verso la mia nave (tranquilli, carissimi soldati dell'Impero Kree, riceve già tutte le attenzioni di cui ha bisogno).

Aziono i blaster e miro in direzione di una delle navi che mi passa accanto. Riesco a creare una breccia nel vetro. È un danno minuscolo, ma basta per allertare i sistemi. Eppure, una sorta di cometa avvolta da fasci di energia brillanti, con tine varianti dall'aranciato al giallastro, saetta temibile verso di noi.

Come avvolta dalle fiamme, si fa largo all'interno dello schieramento; i colpi esplosivi si limitano a passarle attraverso. L'energia rifulge per qualche frazione di secondo, prima di essere assorbita all'interno di una barriera evanescente. Più la rapida figura si avvicina, più riesco a mettere a fuoco l'immagine a trovare conferme per la mia ipotesi.

«Ciao, Carol! È sempre un piacere vederti, credimi, ma mai come oggi!». Continuo a far fuoco con i blaster, sfruttandoli in movimenti coordinati, mentre mi avvicino a lei, che proietta contro l'armata fasci di luce corpuscolare terribilmente distruttiva.

«Non volevo passare subito all'attacco, ma gli unici segnali di risposta che ho ricevuto da loro lasciavano intendere che non erano disposti a trattare. Che cos'hai combinato, Quill?», scherza lei mentre para un colpo con il guanto della tuta sfavillante dalle trame scarlatte e dorate.

«Ph, beh, sai com'è», inizio io reclinandomi all'indietro per evitare di essere investito da un relitto fumante. «Ordinaria amministrazione. Credono che abbiamo rapito un prigioniero alieno e lo stiamo trasportando a bordo della Milano. Quindi, ci inseguono e stanno tentando di distruggerci da quando abbiamo lasciato Hala».

«Dannazione, Quill, chi diavolo era questo tipo? Vi stanno dando la caccia da Hala! E ormai siete vicinissimi all'orbita terrestre... rischi di condurre un'enorme minaccia sul nostro pianeta per...aspetta, l'ostaggio è con te, adesso?». La sua voce è differente, c'è un'inflessione turbata, che lascia intravedere sospetto, fastidio, come se la questione la coinvolgesse in prima persona, avesse per lei un valore personale.

«Ehm...vuoi sapere una storia divertente?», replico io con tono ironico, cercando di smorzare con una risata il clima di tensione provocato dalla sua richiesta e dal susseguirsi di esplosioni di navi e corpi celesti minori. «Non era lì. Ho ingannato la mia squadra - che adesso vuole uccidermi - per nulla. Rischiamo di farci uccidere per nulla. Quando sono arrivato di fronte alla cella, l'ho trovata vuota. Poi, mentre fuggivamo, ho visto una nave pirata lasciare il palazzo in cui risiede la Mente Suprema. Non hanno inseguito loro per...Oh, diamine!».

Bagliori azzurrini ed argentati iniziano a diffondersi dal cuore della flotta Kree, addensandosi attorno alle navi che costituiscono la scorta, avviluppandosi attorno a comete, detriti, lembi dello spazio e persino la Milano. Questo scontro si è rivelato inutile. Possedevano una qualche arma segreta, che però hanno deciso di sfruttare solo dopo aver perso una decina di navi. Tutto ciò è abbastanza strano: di solito, i Kree sono mediamente intelligenti. Poi, dalla rapidità con cui Carol si avventa su di me e mi trascina fuori dal campo di battaglia alla velocità della luce, capisco che qualcosa non va. Non è un meccanismo di teletrasporto o di offesa. Se fosse così, Capitan Marvel l'avrebbe riconosciuto. Lei sa quasi tutto dei Kree. Ma forse, questa volta i nostri avversari si sono ritrovati di fronte ad una minaccia di cui nemmeno essi comprendevano l'entità. E, dopo qualche secondo dall'attimo in cui ci fermiamo, inizio ad avere la nausea, mi sento sopraffare, perdo i sensi e svengo, il corpo ormai pesante nella tuta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 16 ⏰

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