Aaron si risvegliò steso sul pavimento del suo salotto. Controllò l'ora e vide che erano solo che le sei del mattino, era come se quella strana e incredibile giornata trascorsa nel 2009 non fosse mai avvenuta. Per un attimo pensò che fosse stato tutto un sogno, ma era troppo vivido nella sua mente. Vide che c'erano ancora le bottiglie e tutta l'altra sporcizia lasciata dal giorno prima e venne assalito dall'angoscia. Non poteva permettersi di cadere ora che si stava lentamente rialzando. Decise di far pulizia, cominciando a gettare tutti gli alcolici che aveva in casa, i fogli appallottolati, sistemando la sua camera da letto, togliendo quelle imposte di legno che aveva messo sulle finestre — volle tenersi però un pacchetto di sigarette nel cassetto della scrivania, sentendosi dentro di sé come quel povero Zeno Coseno di Svevo. E proprio quel cassetto notò una mole infinita di fogli scribacchiati, incipit di qualcosa che poi non aveva più voluto continuare, forse per mancanza di coraggio, forse perché pensava di non essere più in grado di scrivere qualcosa di valido dopo quel dannato libro. Non li volle buttare quelli, li sistemò in una cartellina e si ripromise che li avrebbe ripresi in mano e avrebbe combinato qualcosa. Quando era adolescente Aaron scriveva anche per la sua sanità mentale, perché aveva bisogno di buttare giù quelle parole che non riusciva a pronunciare ad alta voce, perché aveva bisogno di creare dei mondi in cui lui era il vincitore e non un semplice spettatore passivo come gli pareva essere nella realtà. Da quando aveva smesso di scrivere la sua vita era andata a rotoli trascinandolo con sé. Ora iniziava a vedere una via d'uscita e voleva prenderla, qualunque cosa essa avrebbe portato.
Stava ripulendo il salotto — aveva addirittura acceso la radio, era da tanto che non ascoltava della musica e pensare che un tempo era una sua grande musa — quando trovò tra i cuscini un giornale che datava il giorno prima. Era sicuro di non averlo preso lui, ci vide lo zampino di Cher. Cher. Che strana ragazza quella, si ritrovò a pensare. Sembrava sapere tutto, quello che c'era nella sua testa, quello che era stato il suo passato e quelli che erano i suoi desideri. Aveva una soluzione a qualsiasi cosa, era piena di risorse, era una persona dalle mille forme e dalle mille personalità. Chiunque ne sarebbe stato spaventato a morte, Aaron invece era elettrizzato e affascinato, lei lo rincuorava, la conosceva da pochissimo, ma si fidava. Il quotidiano era aperto sulla pagina degli annunci e lesse che in una piccola redazione, aperta da poco, che cercava un assistente/ potenziale giornalista. Era sicuro che quella pagina non l'aveva trovata lì per caso: si annotò l'indirizzo e decise che sarebbe andato in redazione in tarda mattinata o primo pomeriggio, aveva assolutamente bisogno di un lavoro. Avrebbe voluto anche trovare Cher, aveva tante domande da farle e non sapeva come contattarla, sperava solo che non lo avesse già abbandonato.
Erano le tre del pomeriggio. Aaron dopo essersi lavato, riposato e aver preparato qualcosa alla bell'e meglio con quel poco che aveva in casa, aveva scritto una specie di curriculum e si era presentato alla redazione. Gli dissero che avrebbero preso in considerazione il curriculum e se era valido lo avrebbero telefonato entro pochi giorni — incrociò le dita.
Era andato ad un supermercato a comprare qualcosa da mangiare, quando incontrò Cher ora di nuovo col suo abito nero. Aveva quasi le sembianze di uno spettro.
«Cher, Cher per favore ho delle domande da farti!»
«"La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere", Plutarco.» Aaron la guardò sconsolato e lei sfoderò la sua migliore risata, «intendo dire che la tua curiosità può essere solo che positiva.»
«Grazie per aver parlato normalmente, per una volta. » Cher alzò gli occhi al cielo divertita, «S—senti so che non mi dirai chi sei, da dove vieni e cose così, però...mi hai fatto viaggiare nel tempo! É assurdo e ancora più assurdo è che mi è servito, inizio ad imparare, a vedere una speranza, m—ma come è stato possibile?»
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(Don't) tell me if I'm dying
Teen FictionAaron Knight sente che la sua vita è un fallimento, per questo decide di suicidarsi. E' sul tetto di un alto palazzo e sta per compiere il passo che lo porterà alla morte, quando lo ferma una strana ragazza in abito nero, che parla per aforismi di n...