29. Sally

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L'agente Spencer si trovava a disagio come poche volte durante i suoi anni di servizio, la sua interlocutrice lo inquietava parecchio.
L'ambiente lugubre e asettico dove gli avevano fatto incontrare quella pazza gli metteva i brividi.
C'erano a malapena una luce al neon, due sedie, un tavolo e una finestra.
Si sentiva oppresso, ma per fortuna c'erano due infermieri dell'istituto con loro.
Sally Graystone aveva ucciso la madre con quarantasette coltellate.
Era successo tre anni prima, la ragazza lo aveva fatto in preda a un delirio psicotico.

La giovane guardava l'operativo FBI con gli occhi spalancati, i capelli lunghi e neri che le arrivavano sulle spalle erano scompigliati e sporchi.

«La morte è la pace. La pace è la morte» affermò dopo qualche minuto di silenzio, rispondendo alla domanda dell'agente Spencer.

L'uomo si schiarì la voce e restò a distanza di sicurezza, nonostante la sospettata fosse stretta in  una specie camicia di forza.

«Come mai sei scappata? Hai fatto di nuovo male a qualcuno mentre eri libera?»

Sally girò la testa verso il personale dell'ospedale psichiatrico.

«Ormai li conosco, sono nella loro testa, so cosa fanno e dove vanno. Loro possono uscire e anche io.»

Spencer sospirò per via di quella risposta senza senso.

«Hai incontrato qualcuno nel bosco?»

Sally rabbrividì e mosse la testa in maniera inquietante, con dei piccoli scatti a destra e a sinistra.

L'uomo di legge venne percorso da un brivido lungo la schiena e si allentò la cravatta.

«Le ombre. Ho incontrato le ombre.»

«Più di una?»

Sally puntò un dito contro se stessa, poi contro Spencer e infine su uno degli inservienti vestito di bianco.

«Hai visto tre ombre?»

Sally annuì con la testa rivolta verso il pavimento opaco.

Spencer pensò che doveva essere stata una ragazza graziosa prima di ridursi in quello stato: era un'assassina squilibrata ma provava compassione per lei, era solo malata.

«Cosa facevano le ombre?» provò ad assecondarla Spencer.

«Shhhh! Non si può dire!»

Sally si mise un dito esile davanti alle labbra screpolate.

«Hanno fatto qualcosa di brutto?»

La ragazza annuì in maniera convulsa.

«E non puoi dirmelo?»

La giovane scosse violentemente la testa facendo un verso di negazione.

«Hai paura delle ombre?»

Sally alzò le spalle e poi ridacchiò divertita senza dare una risposta sensata.

Spencer cercò di decifrare le sue parole, ma trovava tutto davvero senza senso, tranne per il fatto che ci fossero tre "ombre" nel bosco.

«L'ombra più grande ha perso contro quelle più piccole, e poi sono diventate un'altra ombra più gigante. Ma insieme!» affermò la paziente dell'ospedale gesticolando in maniera plateale.

Spencer si stava spazientendo, ma cercò di mantenere la calma.

«Puoi descrivere bene queste ombre?»

Sally si ammutolì di colpo e guardò il soffitto.
Poi alzò lo sguardo e rimase terribilmente seria.

«Tu non puoi vederle, ma loro vedono te. Io posso vedere loro e loro non possono vedere me» mormorò con voce atona e senza emozioni.

Spencer rabbrividì dopo quella scena e decise di alzarsi lentamente dalla sedia.

La ragazza lo salutò con le mani e con un sorriso inquietante stampato sul viso.

L'agente si allontanò cautamente ponendo fine a quella specie di  malato interrogatorio.

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