capitolo 1.

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Prologo.
Avete presente quando riuscite finalmente a trovare un equilibrio e poi accade qualcosa che vi fa toccare nuovamente il fondo, vi è mai capitato? Quella mattina era iniziata come tutte le altre, finché all'improvviso qualcosa non è cambiato.
Ricordo ancora quando papà ci salutò per l'ultima volta, non avremmo mai immaginato che questa fosse stata l'ultima volta che l'avremmo rivisto.
Perché nessuno si aspetterebbe una cosa del genere, nessuno è pronto a questo.

Martha' s pov.
"martha sbrigati, dobbiamo partire" urla mia madre dal piano di sotto.
È da giorni che non fa altro che portare avanti e indietro scatoloni e ciò vuol dire solo una cosa: trasferimento.
Le è arrivata una proposta di lavoro parecchio importante da Londra a cui difficilmente chiunque avrebbe rinunciato.
"si arrivo mamma" urlo di rimando per farmi sentire.
Poco dopo la raggiungo al piano di sotto per darle una mano e finire di impacchettare le ultime cose.
"sicura che vada bene per te, tutto questo?" indica gli scatoloni.
"è okay, ci farà cambiare aria" cerco di sorridere per rassicurarla.
La preoccupazione di mia madre erano gli amici, ma la verità è che ho sempre fatto fatica ad aprirmi quindi non è che io ne abbia così tanti che sentirebbero la mia mancanza. Una parte di me ha sempre desiderato essere la ragazza piena di amici, un po' come il tipico cliché dei film, ma non è andata proprio così.

"prendi le ultime cose, partiamo fra poco" annuisco e salgo per recuperare le ultime cose.

"quanto altro tempo ci vuole?" domando prima di attaccare le cuffie e ascoltare la musica.
"ancora un pò, veniamo pur sempre dall'america" risponde mia madre sorridendo. Segno che il viaggio in aereo sarebbe stato ancora molto lungo.
La musica mi ha salvata e mi salva tutt'ora, è la mia valvola di sfogo. Credo che senza non riuscirei a stare.  Infondo non ci aggrappiamo tutti a qualcosa?

"eccoci, siamo arrivate" dice mia madre riportandomi alla realtà.

Non è una casa grandissima ma neanche tanto piccola per due persone, c'è il necessario. Con noi inizialmente doveva trasferirsi anche mio fratello, ma ricevendo anche lui una proposta di lavoro abbastanza soddisfacente ha deciso di rimanere in america.

"ti va bene o è troppo?" domanda sperando che vada bene.
"certo, va bene" le sorrido per rassicurarla.
Entrando aiuto mia madre a portare le ultime cose.
"la camera è di sopra, spero ti piaccia" salgo subito in camera per mettere in ordine tutte le cose che ho portato dalla vecchia casa.
Devo ammettere che non è per niente male. Per anni ho condiviso la camera con mio fratello quindi averne una così spaziosa per me è strano, ma bello.

Il giorno seguente avrei dovuto iniziare le lezioni alla "London High School".
Mia madre aveva già pensato all'iscrizione, a quanto sembra aveva già le idee chiare su questo trasferimento.
Faccio colazione velocemente e corro a salutare mia madre. Nonostante mi avesse proposto di accompagnarmi decido di prendere il pullman.
Come mio solito cerco di evitare lo sguardo di chi mi sta davanti, stavolta questo ha comportato scontrami con qualcuno involontariamente.
"mi dispiace, non ti avevo visto" cerco di scusarmi.
"senti la prossima volta guarda dove metti i piedi"
Prima persona incontrata a londra e oserei dire nel peggiore dei modi.

Dopo qualche minuto di viaggio arrivo alla mia nuova scuola che sembra presentarsi bene, almeno all'esterno.
È un edificio enorme e sembra quasi uscire da un film, circondato da alberi e da studenti che si preparano ad entrare, compresa io.
La prima lezione è letteratura, siccome è qualcosa che mi ha sempre appassionata non dovrebbe pesarmi.
Ciò che mi preoccupa è dovermi presentare davanti a tutta la classe, la sfortuna dei nuovi arrivati.
"ragazzi lei è la nuova arrivata, mi raccomando accoglietela bene" dice la professoressa di letteratura alla classe.
Sembra abbastanza giovane e simpatica a primo impatto.
Qualche minuto dopo che la professoressa ha finito di darmi il "benvenuto" vediamo entrare un ragazzo.
"Signorino Morrison di nuovo in ritardo" sembra fulminarlo con lo sguardo.
"mi dispiace, non ricapiterà" la guarda dritto negli occhi chiedendo scusa.
"certo come le altre volte, dovrai far vedere alle nuova arrivata la scuola dopo la lezione prendila  come una punizione" dice assumendo un tono severo.
"certo, sembra che sia l'unico che faccia ritardo" lo dice a bassa voce e credo che la professoressa non l'abbia sentito.
Il ragazzo è abbastanza alto, capelli castani scuro e occhi verdi, mi sembra di averlo già visto. In ogni caso si siede e dopo poco la professoressa continua con la sua spiegazione.

Finita l'ora di letteratura, sono costretta a seguire il ragazzo perché a quanto pare deve mostrarmi la scuola come ordinato dalla professoressa.
"senti sono qui perché sono stato obbligato quindi vediamo di muoverci" dice annoiato
Decido di rimanere in silenzio anche perché avrei preferito tornare a casa piuttosto che essere ancora qui.
"non parli?" chiede divertito.

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