L'ultima cosa che ricordavo era un polverina leggera che veniva soffiata nella mia direzione. Poi il buio.
Non sapevo per quanto tempo rimasi incosciente, non sapevo dove ero, ma soprattutto chi ero.
Aprii a fatica gli occhi, cercando di sforzarmi a riconoscere qualcosa. Mi trovavo in una stanza semi-oscura, quella poca luce che filtrava veniva da dietro un portone molto pesante. Ero distesa a terra, in quella stanza buia, con la testa che martellava. Mi alzai leggermente, andando ad appoggiarmi con la schiena su una parete e continuai a guardarmi intorno, finchè non mi accorsi di non essere da sola.
Dall'altra parte della stanza, legato alla parete, c'era un ragazzo più o meno della mia stessa età. Non aveva ancora ripreso i sensi. Aveva capelli corti e scuri, la pelle leggermente abbronzata e forti muscoli. Indossava una maglietta e dei pantaloncini corti con sneakers abbinate. Era molto carino.
Tornai ad osservare me stessa, non avevo grossi lividi o tagli, solo qualche graffietto superficiale. Indossavo una canotta chiara e degli shorts, sneakers e foulard abbinati.
Sentii dei passi provenire dall'esterno della porta e rimasi ad ascoltare. Alcune voci parlavano di andare a svegliare gli umani, che a breve sarebbe iniziata la cena e che dovevano essere tutti presenti. Tornai ad osservare il ragazzo e cercai di svegliarlo con la voce, ma senza risultati. Mi avvicinai a lui e gli scrollai una spalla, finchè non lo sentii mugugnare qualcosa.
<Svegliati. Stanno venendo a prenderci>
Sentivo qualcosa che mi legava a lui, non sapevo cosa. La mia memoria non stava riaffiorando, ma i miei sensi mi dicevano che dovevo svegliarlo, forse lui mi avrebbe aiutato.
<Muoviti, apri gli occhi!> dissi schiaffeggiandolo appena sulla guancia.
I suoi occhi si aprirono a fatica ed io mi persi in quel mare di cioccolato. Cercò di muoversi, ma le catene limitavano ogni suo movimento, allora si svegliò del tutto osservando i suoi polsi ammanettati alla parete.
<Dove sono? Perchè sono legato?>
<Non parlare ad alta voce, non so darti nessuna risposta. L'unica cosa che ricordo è una polverina che mi veniva soffiata addosso e poi il buio.>
Era frustrante non ricordare nulla.
<Tu chi sei?> disse guardandomi di sbieco.
<Speravo me lo dicessi tu.>
<Nemmeno io ricordo nulla. Da quanto tempo siamo qui?>
<Non saprei, anche io mi sono svegliata da poco. Ho sentito delle voci, dicevano che dovevano prendere gli umani e che a breve sarebbe iniziata la cena.>
Sentii nuovamente dei passi avvicinarsi e decisi di allontanarmi da quel ragazzo, così tornai nel posto in cui mi ero svegliata e osservai il portone in attesa.
Un'ombra si proiettò al disotto della porta, una chiave si inserì nella serratura e fece scattare il meccanismo che consentì di spalancare la porta.
Per qualche secondo rimasi accecata dal bagliore che entrò nella stanza.
<Mi fa piacere che siate già svegli, ci possiamo risparmiare il secchio di acqua gelida> sogghignò l'uomo di fronte a me.
Un secondo uomo entrò nella stanza e si affiancò a me, mentre il primo tirò fuori dalla tasca alcune chiavi e liberò il mio compagno. Cercai di osservare meglio la stanza e mi resi conto di essere in una cella. Alle pareti c'erano molte catene, sul pavimento, invece, intravidi qualche macchia di sangue.
<Rohn, prendi la ragazza, mentre io prendo il ragazzo. Ci aspettano in sala per il banchetto.>
Il secondo uomo, di nome Rohn, mi prese di peso e mi costrinse ad alzarmi in piedi, tenendomi salda per un braccio, mentre il primo uomo fece la stessa cosa con il ragazzo.
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Il canto del vampiro
ContoNon mi ricordavo nulla. Tutta la mia memoria, i miei ricordi, erano svaniti. Finchè un flash non mi permise di salvare la mia vita e quella dei miei compagni